Cancelliere “grazie” a Die Linke: un altro smacco per Friedrich Merz

Della giornata in cui Friedrich Merz è stato eletto cancelliere si parlerà molto a lungo. E non solo perché gli ci sono voluti due turni di voto per riuscirci – primo caso nella storia di un cancelliere non eletto al primo turno – ma anche perché questa elezione gli è costata un cambiamento di equilibrio politico. Il motivo è semplice: Merz non avrebbe potuto diventare cancelliere martedì, se non fosse stato per Die Linke.
Il problema del secondo voto
Naturalmente, i deputati del partito più a sinistra dell’arco costituzionale tedesco non hanno votato a favore del cancelliere della CDU, ma hanno permesso che il voto avvenisse. Secondo il regolamento interno del Bundestag, infatti, il secondo voto non avrebbe potuto tenersi nella stessa giornata del primo. Per accedere a questa possibilità, era necessario cambiare tale regolamento, il che era possibile solo con una maggioranza dei due terzi dei parlamentari.
Il supporto di Verdi e Die Linke: l’unica opzione per risolvere l’empasse
Ora, una cosa era chiara ai membri dell’Unione: chiedere il supporto di AfD era fuori discussione, per molteplici motivi. In primis, sarebbe stata una mossa mediaticamente disastrosa la collaborazione con un partito che l’Ufficio Federale per la Protezione della Costituzione aveva appena dichiarato estremista e contrario ai valori fondanti della Repubblica Federale di Germania e alla dignità umana. In secondo luogo, chiedere favori ad AfD, in un momento in cui il partito di estrema destra lamenta a gran voce l’esclusione dalla coalizione di governo nonostante l’ottimo risultato elettorale, avrebbe voluto dire indebitarsi con un partner ingombrante, derogare al famoso “Brandmauer” dal giorno uno del nuovo governo e ritrovarsi a dover pagare, con ogni probabilità, una contropartita politica molto alta. Inoltre, i compagni di coalizione dell’SPD avevano reso chiaro di non voler prendere in considerazione nessuna soluzione che dipendesse dall’appoggio di AfD.
Possiamo speculare che sia stato a fronte di considerazioni come queste che Alexander Dobrindt, ex capo del gruppo regionale della CSU e neo-Ministro degli Interni, ha contattato telefonicamente l’ex leader di Die Linke Janine Wissler e avviato un dialogo con Die Linke, per valutare la possibilità di organizzare un secondo turno elettorale nella stessa giornata. Le opzioni considerate da SPD e CDU/CSU erano due: una deroga alla scadenza, che avrebbe richiesto il consenso di tutti i gruppi parlamentari, incluso quello di AfD, oppure una deviazione dal regolamento interno, realizzabile appunto con una maggioranza di due terzi che includesse Die Linke e i Verdi.
Nel corso della giornata, Janine Wissler, il segretario parlamentare Christian Göhrke e i capigruppo Reichinnek e Pellmann hanno incontrato rappresentanti di Verdi, SPD e CDU/CSU a porte chiuse. La leader di Die Linke, Ines Schwerdtner, ha partecipato a un secondo incontro. Friedrich Merz, che durante la campagna elettorale aveva criticato aspramente i “matti verdi e di sinistra”, non ha preso parte ai colloqui, delegando Jens Spahn, Alexander Dobrindt e Thorsten Frei.

Una volta definito il quadro giuridico, i quattro partiti hanno concordato una mozione comune. In aula plenaria, il segretario parlamentare della CDU/CSU Steffen Bilger ha ringraziato ufficialmente “tutti coloro che hanno partecipato ai colloqui delle ultime ore, ovvero SPD, Verdi e Sinistra”, definendo “un buon segno” la possibilità di procedere con un secondo turno elettorale.
Merz cancelliere “grazie” a Die Linke – ma prima delle elezioni l’Unione considerava “incompatibile” la sinistra
Per molti deputati della CDU/CSU, tuttavia, questi ringraziamenti hanno rappresentato un momento difficile. Il politico della CDU Tilman Kuban ha dichiarato alla ZDF di non vedere alternative, pur trovando “estremamente difficile” collaborare con “estremisti di destra o di sinistra”.
Questa giornata ha portato alla mente di numerosi esponenti della CDU/CSU le dichiarazioni rilasciate poco prima dalla capogruppo parlamentare di Die Linke Heidi Reichinnek all’Osnabrücker Zeitung: “Ai tempi d’oggi, bisogna essere radicali”, aveva dichiarato il volto più popolare della sinistra tedesca, aggiungendo che il capitalismo deve essere rovesciato e la “questione del sistema” deve essere affrontata.
Tali affermazioni contrastano nettamente con la posizione ufficiale della CDU/CSU, che nel 2020 si era distanziata ufficialmente Die Linke con una dichiarazione quasi altrettanto perentoria quanto il famoso (e fragilissimo) “Brandmauer” contro AfD, che dichiarava l’incompatibilità assoluta fra i valori dell’economia di mercato sostenuti dal centro destra e quelli socialisti promossi da Die Linke.
Ora la domanda è: Die Linke chiederà alla coalizione di governo di restituire il favore? La destra, anche quella che è rimasta fuori dal parlamento, pensa di sì. Wolfgang Kubicki, ex vicepresidente dell’FDP al Bundestag, ha definito il coinvolgimento di Die Linke nella procedura elettorale “un altro pesante fardello all’interno del partito”.
Per Linneman la risoluzione di incompatibilità è ancora valida, Frei è possibilista
All’interno della CDU, le posizioni si sono differenziate subito dopo l’elezione. La sera stessa, durante la trasmissione “Markus Lanz”, il segretario generale Carsten Linnemann ha ribadito che “la decisione sull’incompatibilità [fra Unione e Die Linke] è ancora valida”. Il giorno seguente, invece, il nuovo ministro della Cancelleria Torsten Frei si è mostrato aperto all’idea di riconsiderare tale decisione, affermando a RTL/ntv che la situazione richiede di “rivalutare una o due questioni”. Anche il nuovo direttore parlamentare del gruppo CDU/CSU, Steffen Bilger, ha confermato la validità della decisione di incompatibilità, precisando che gli ultimi colloqui non rappresentano una “cooperazione sostanziale”. Ha tuttavia ammesso che nelle prossime settimane si presenteranno situazioni che richiederanno dialogo su questioni organizzative. Il nuovo Ministro degli Interni Alexander Dobrindt ha giustificato gli accordi con Die Linke senza escludere futuri colloqui, affermando che per ottenere una maggioranza di due terzi “bisogna parlare con le persone”, indipendentemente dal “colore politico”.

Frei si è dichiarato disponibile a discutere l’abolizione della risoluzione sull’incompatibilità, pur precisando che la decisione della conferenza federale della CDU “non può essere abrogata con un tratto di penna”. Tale risoluzione rifiuta “coalizioni e forme simili di cooperazione” sia con l’AfD che con Die Linke.
Anche Die Linke si aspetta cambiamenti. La leader Ines Schwerdtner ha dichiarato a ZDFheute: “Da ieri è chiaro anche a livello federale che Die Linke è così forte che la CDU non può ignorarla“.
Tuttavia, Die Linke deve chiarire cosa significhi per il partito essere incluso. Dopo una campagna elettorale anti-Merz che ha portato a un sorprendente 8,6% alle elezioni e oltre il 10% negli ultimi sondaggi, il partito deve decidere se mostrarsi collaborativo nei confronti del governo di Friedrich Merz o costituire un’opposizione radicale. Anche negli ambienti della sinistra, ovviamente, se ne discute. I canali ufficiali del partito sottolineano come la scelta di permettere il secondo voto sia stata dettata da semplice coscienza civile e dalla consapevolezza che il Paese necessitava urgentemente di un esecutivo ma ribadiscono anche che la maggioranza ora sa di essere al governo solo grazie alla collaborazione della sinistra. La stampa più radicale, invece, teme che Die Linke possa cedere al canto delle sirene dell’establishment e moderare quel radicalismo che ha fatto esplodere le iscrizioni al partito e che è esattamente ciò che la base sembra volere.
Una cosa appare evidente: CDU/CSU e Die Linke dovranno ridefinire i loro rapporti. Non si è trattato di una semplice questione procedurale, ma dell’elezione del cancelliere, della questione cruciale per Friedrich Merz, a cui Die Linke ha fornito un supporto essenziale.

La leader dell’AfD Alice Weidel ha criticato duramente i colloqui tra CDU/CSU e Die Linke, accusando la CDU di voler “fare un patto con la sinistra”. Dal canto suo, la capogruppo parlamentare di Die Linke Heidi Reichinnek, ha sottolineato la disponibilità del suo partito a dialogare con i gruppi parlamentari democratici, suggerendo che la decisione di incompatibilità della CDU possa considerarsi superata: “Penso che questo dimostri chiaramente che i canali di dialogo tra i gruppi parlamentari democratici esistono, e per me la questione è risolta”.
La leader di Die Linke Ines Schwerdtner ha invitato la CDU/CSU a una collaborazione più stretta in futuro, auspicando che si esprima “non solo quando la situazione è critica, ma anche per altre decisioni politiche quando è necessaria una maggioranza di due terzi”. Ha inoltre dichiarato al Redaktionsnetzwerk Deutschland: “I partiti democratici dovrebbero essere in grado di dialogare tra loro”.