Sciopero alla Charité di Berlino: da mercoledì stop a trasporti e pulizie

Il personale incaricato dei trasporti e della pulizia presso la clinica Charité di Berlino si prepara a uno sciopero a tempo indeterminato che potrebbe avere ripercussioni significative sull’operatività del più grande ospedale universitario della Germania. Dopo settimane di trattative senza esito tra la CFM — la principale azienda affiliata dell’ospedale — e il sindacato Ver.di, la possibilità di un fermo dei servizi è sempre più concreta. A partire da mercoledì, i dipendenti dei settori pulizie, trasporti e sicurezza hanno deciso di incrociare le braccia, compromettendo funzioni essenziali come la sterilizzazione delle attrezzature chirurgiche e il trasporto di pazienti, sangue e farmaci, con la conseguente necessità di rinviare numerosi interventi e trattamenti.
Lo sciopero riguarda la ditta che fornisce i servizi non clinici alla Charité di Berlino
La CFM impiega circa 3.500 persone ed è responsabile dei servizi non clinici della Charité. Lo scorso venerdì, il 99,3% dei membri sindacali ha votato a favore della proclamazione dello sciopero. La decisione definitiva spetta ora al comitato esecutivo nazionale di Ver.di, ma il segnale inviato dalla base è inequivocabile. L’ultimo incontro negoziale tra le parti, tenutosi lunedì scorso, si è concluso senza alcun accordo.
Alla base della mobilitazione c’è, come sempre, il tema delle retribuzioni. A differenza dei colleghi impiegati direttamente dalla Charité e regolamentati dal contratto collettivo del pubblico impiego (TVÖD), la maggior parte dei lavoratori della CFM percepisce salari inferiori di diverse centinaia di euro al mese. La disparità salariale ha riacceso le proteste, anche alla luce delle promesse politiche formulate dopo le elezioni del 2023. Nel programma di coalizione, CDU ed SPD si erano impegnate a garantire “parità di trattamento retributivo” negli ospedali pubblici e ad avviare un processo di reinternalizzazione delle filiali.
Lo stesso sindaco di Berlino, Kai Wegner (CDU), ha recentemente dichiarato che la politica salariale della Charité sarà “rivista”. In occasione di una visita a un centro giovanile di Tiergarten, Wegner ha incontrato alcuni dipendenti della CFM e ha riconosciuto la necessità di affrontare il problema, ma ad oggi non sono seguiti atti concreti.

Situazione economica drammatica: la Charité ha già tagliato i costi
Il tema è reso ancora più complesso dalle condizioni economiche della Charité, che registra da tempo deficit milionari e ha intrapreso una politica di riduzione dei costi. Secondo le stime interne, per estendere ai dipendenti della CFM il trattamento salariale previsto dal TVÖD servirebbero circa 42,5 milioni di euro l’anno. Un incremento che rischierebbe di rendere i servizi interni antieconomici, spingendo l’ospedale a esternalizzarli mediante gare d’appalto, come previsto dalla normativa locale.
Non manca anche il rischio di un contenzioso legale: alcuni esperti sottolineano che, trattandosi di un ente pubblico, la Charité sarebbe obbligata ad affidare tramite bando i servizi di pulizia, trasporto e sicurezza, con la possibilità che aziende terze possano offrire condizioni più vantaggiose rispetto alla stessa CFM.
Al momento, una possibile via d’uscita sarebbe un impegno diretto del Senato di Berlino a sostenere finanziariamente la Charité oltre i contributi già stabiliti, giustificando l’intervento con il ruolo insostituibile dell’ospedale nel sistema sanitario della città. Tuttavia, la questione si scontra con le regole sulla concorrenza e con precedenti controversie: attualmente, le cliniche no-profit DRK hanno avviato un’azione legale contro il Senato, accusandolo di aver favorito con fondi straordinari gli ospedali statali Vivantes.
Disputa anche sul contratto collettivo
A complicare ulteriormente il quadro c’è anche la vertenza aperta a livello nazionale sul rinnovo del contratto collettivo del pubblico impiego (TVÖD). I sindacati chiedono un aumento dell’8% e almeno 350 euro in più al mese per circa 2,5 milioni di lavoratori degli enti locali e dell’amministrazione federale. Se l’attuale procedura di arbitrato dovesse fallire, lo sciopero potrebbe estendersi anche ai dipendenti direttamente assunti dalla Charité, coinvolgendo quindi anche il personale infermieristico.
Nel solo 2023, la Charité ha gestito oltre 137.000 ricoveri e circa 790.000 pazienti ambulatoriali nei suoi 3.330 posti letto. Con 23.500 dipendenti, inclusi quelli delle filiali, l’ospedale rappresenta una delle strutture sanitarie più importanti della Germania. L’eventuale sciopero a tempo indeterminato metterebbe sotto forte pressione non solo la gestione interna, ma l’intero sistema sanitario berlinese.