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Il “gabinetto delle patate”: critiche alle nomine di Merz

Il nuovo gabinetto federale guidato da Friedrich Merz non è ancora completo (mancano i nomi definitivi dei ministri dell’SPD), ma è già oggetto di aspre critiche da parte dell’opposizione. A preoccupare è soprattutto quella che si percepisce come una scarsa rappresentatività della sua composizione. Diversi esponenti politici hanno infatti sottolineato come inclusione e diversità non sembrino essere i valori fondanti nella scelta dei nomi alla guida dei vari dicasteri.

Squilibri di genere e rappresentanza territoriale nel nuovo gabinetto di Merz

La distribuzione di genere nel gabinetto della CDU/CSU presenta una predominanza maschile. La CDU ha designato quattro ministri uomini e tre donne, mentre la CSU sarà rappresentata da due uomini e una donna.

Ancora più marcato appare lo squilibrio nella rappresentanza territoriale: solo Katherina Reiche, originaria di Luckenwalde nel Brandeburgo, viene dall’est. Evidentemente, quindi i Länder della Germania orientale risultano scarsamente rappresentati nella compagine ministeriale.

La questione della rappresentanza migratoria

Secondo dati recentemente riportati dalla ZDF, nell’attuale Bundestag (dal 2025) circa l’11,6% dei deputati ha un background migratorio (73 su 630 deputati). Nonostante un incremento negli ultimi anni, questa percentuale resta significativamente inferiore rispetto alla quota nella popolazione complessiva, stimata al 29,7%.

La distribuzione per partito mostra differenze sostanziali:

  • Verdi: 20%
  • Sinistra: 18,8%
  • SPD: 17,5%
  • CDU/CSU: 6,3%
  • AfD: 5,9%

Le nomine di Merz non sembrano aver considerato come prioritario il rappresentare la diversità di origine e provenienza all’interno del Paese: nessuna delle nomine è andata a persone con background migratorio. L’unico indizio di “diversità” è Serap Güler, che settimane fa aveva chiesto che le persone con una storia di migrazione fossero maggiormente rappresentate nella CDU, e che ha ottenuto non un incarico ministeriale, ma semplicemente la posizione di Segretaria di Stato  nel Ministero degli Esteri.

Reazioni dell’opposizione

La capogruppo parlamentare di Die Linke, Heidi Reichinnek, interpellata dal quotidiano Frankfurter Rundschau, ha dichiarato che anche nella scelta dei membri del gabinetto, “proprio come nel suo gruppo parlamentare, la CDU/CSU non riesce a rappresentare la società”. Secondo Reichinnek, nella nuova compagine governativa le donne, le persone con background migratorio e i tedeschi dell’Est risultano “sistematicamente emarginati” dalle scelte di Merz, con un approccio che la capogruppo parlamentare ha definito di “un’ignoranza senza pari”.

Heidi Reichinnek Elezioni in Germania
Heidi Reichinnek Foto: DIE LINKE. / Olaf Krostitz

Reichinnek ha sottolineato come l’inclusione di un maggior numero di donne e di politici con background migratorio risulti “estremamente importante” per le decisioni politiche. Anche Ines Schwerdtner, leader del partito, ha commentato criticamente, notando come le poche donne presenti siano tutte provenienti da circoli nei quali si concentra moltissimo potere e come, in generale, il gabinetto sia composto soprattutto da “manager e lobbisti consumati“. Schwerdtner ha citato come esempio il passaggio di Reiche dall’industria energetica alla carica ministeriale, indicando affermando che questo dimostra “quanto possa essere problematico l’effetto porta girevole dalla politica all’economia”.

I Verdi hanno manifestato scetticismo sulla composizione del nuovo governo. L’ex presidente del partito Omid Nouripour si è dichiarato perplesso rispetto ad alcune decisioni di Merz e ha auspicato che i nuovi membri del gabinetto siano in grado di dimostrare “ambizioni più elevate rispetto all’accordo di coalizione”. Più veemente l’attuale leader dei Verdi Felix Banaszak, il quale ha commentato negativamente l’eccessivo conservatorismo del gabinetto di Merz. 

Omid Nouripour vietare i verdi
Omid Nouripour Foto: EPA-EFE/CLEMENS BILAN / POOL

Il “gabinetto delle patate”

Anche le associazioni per la migrazione hanno criticato la composizione del governo, definendolo un Kartoffel-Kabinett, ovvero “gabinetto delle patate“, un’espressione che allude alla mancanza di diversità etnica e culturale. Con il termine “Kartoffel”, infatti, si definisce, spesso con una nota di scherno, il tedesco bianco che non ha alcun contatto con altre culture. In questo caso il riferimento è alla patata come alimento base della cucina tedesca, ma anche come alimento estremamente blando, l’opposto di una diversità cultural-gastronomica percepita come più “speziata”.

La critica arriva da Edwin Greve, responsabile antidiscriminazione del Consiglio per le migrazioni di Berlino, il quale, a una domanda della Frankfurter Rundschau, ha specificato che il problema non è solo legato all’identità dei ministri, ma ai contenuti che essi esprimono già nell’accordo di coalizione. Il documento, infatti, secondo Greve è espressione di una “logica divisiva”, in quanto afferma che “gli immigrati per motivi di lavoro sono benvenuti, ma a condizioni rigorose. Ai rifugiati, invece, deve essere impedito su larga scala di venire in Germania – o devono lasciare il Paese il più rapidamente possibile. Si tratta di uno schema che non si risolve semplicemente [nominando] ministri con un background migratorio”

Non si risparmia neppure presidente federale della Comunità turca in Germania (TGD), Gökay Sofuoğlu, il quale ha dichiarato a BuzzFeed News Germany che la rappresentanza del gabinetto di Merz è “peggiore di quanto ci si aspettasse”. Anche Elizabeth Beloe, presidente dell’Associazione federale delle reti di organizzazioni di migranti (BV NeMO), è delusa e definisce il governo Merz “politicamente arretrato” e la mancanza di rappresentanza “un grave indebolimento della partecipazione politica, dell’integrazione sociale e di una Germania democratica e sostenibile”.

Della stessa opinione anche Rubén Cárdenas Carbajal, co-presidente dell’organizzazione ombrello delle organizzazioni di migranti della Germania orientale (DaMOst), il quale ha dichiarato, sempre a BuzzFeed News, che “chi rende invisibile la diversità nel più alto organo di governo indebolisce la fiducia nella nostra democrazia e invia un segnale fatale a milioni di persone che ne fanno parte” e aggiunge che “Il fatto che nel nuovo gabinetto non sia rappresentata nemmeno una persona con una storia di migrazione è un doloroso passo indietro per tutti coloro che contribuiscono quotidianamente a plasmare e arricchire il nostro Paese”

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