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Messa al bando di AfD: i Verdi tornano all’attacco

Il dibattito sulla possibile messa al bando di AfD si riaccende in Germania, questa volta su impulso dei Verdi. Dopo la recente decisione dell’Ufficio federale per la protezione della Costituzione che ha classificato il partito come “movimento di estrema destra accertato”, salvo poi sospendere la classificazione fino alla delibera sul ricorso presentato dal partito, i Verdi tornano alla ribalta con una nuova proposta strategica per mettere fuorilegge l’ultradestra tedesca. Questa volta, il loro progetto prevede di affrontare la questione attraverso un approccio coordinato tra governo federale e Länder.

Il vice-capogruppo dei Verdi al Bundestag, Konstantin von Notz . Heinrich-Böll-Stiftung from Berlin, Deutschland, Foto: Heinrich-Böll-Stiftung from Berlin, Deutschland, CC BY-SA 2.0, via Wikimedia Commons

La proposta dei Verdi per un gruppo di lavoro congiunto

I Verdi tedeschi hanno presentato una soluzione pragmatica per superare le divisioni interne alla coalizione di governo riguardo alla procedura di messa al bando di AfD. Konstantin von Notz, vicecapogruppo dei Verdi al Bundestag, e Irene Mihalic, prima segretaria parlamentare del partito, hanno esposto la loro proposta ai giornali del Funke Mediengruppe.

L’iniziativa prevede la costituzione di un gruppo di lavoro congiunto, che veda coinvolti cioè tanto lo Stato quanto i singoli Länder, con l’obiettivo di raccogliere materiale probatorio per una eventuale procedura di messa al bando. Secondo i promotori dell’iniziativa, questo meccanismo permetterebbe a tutti i responsabili politici di elaborare un approccio comune e di pervenire più rapidamente all’avvio di una procedura legale.

Le motivazioni alla base della proposta di messa al bando di AfD

Von Notz e Mihalic hanno sottolineato l’urgenza della situazione, accusando AfD di “minare la democrazia” e alimentare divisioni sociali e si sono detti scandalizzati dal fatto che, nonostante questo, il partito di Weidel e Chrupalla possa continuare a beneficiare simultaneamente di finanziamenti pubblici.

Irene Mihalic Foto: Jörg Brücker

Il ruolo della classificazione dell’Ufficio per la protezione della Costituzione

La perizia dell’Ufficio federale per la protezione della Costituzione rappresenta un elemento cruciale nel dibattito attuale. All’inizio di maggio, l’organismo ha classificato Alternative für Deutschland come “movimento di estrema destra accertato”, segnando un’escalation significativa nella valutazione del partito da parte delle autorità di sicurezza interna.

Tuttavia, AfD ha reagito presentando un ricorso d’urgenza contro questa classificazione. In attesa della decisione del tribunale amministrativo competente di Colonia, i servizi di intelligence interni hanno temporaneamente sospeso la nuova classificazione, continuando a considerare il partito ufficialmente come “caso sospetto”. Vale la pena notare che, all’atto pratico, le due classificazioni non sono troppo diverse, in termini di libertà d’azione degli inquirenti (che in entrambi i caso possono ricorrere, per esempio, a infiltrati e intercettazioni per monitorarne l’attività)

La sospensione temporanea della classificazione crea comunque una situazione di incertezza giuridica che complica ulteriormente il dibattito sulla messa al bando. 

Divisioni all’interno della coalizione di governo

All’interno della coalizione, non tutti guardano al caso di AfD nello stesso modo. Lars Klingbeil, leader dell’SPD e Ministro delle Finanze, si è espresso favorevolmente riguardo a una richiesta di messa al bando. La sua posizione riflette del resto l’orientamento generale del partito socialdemocratico, che vede nella procedura legale uno strumento necessario per contrastare l’avanzata dell’estremismo di destra.

Alexander Dobrindt
Il capogruppo della CSU Alexander Dobrindt Foto: © Steffen Böttcher

Al contrario, il Ministro dell’Interno Alexander Dobrindt (CSU) è scettico e non ritiene che la classificazione dell’Ufficio federale per la protezione della Costituzione basti di per sé a giustificare l’avvio di una procedura di messa al bando.

Il sostegno parlamentare alla procedura di messa al bando

Un’indagine condotta dalla Frankfurter Allgemeine Zeitung ha rivelato l’esistenza di un significativo sostegno parlamentare per la procedura di messa al bando. Dei 176 deputati del Bundestag che hanno risposto alla richiesta del quotidiano, 124 si sono espressi favorevolmente, mentre altri 13 hanno dichiarato la propria disponibilità subordinatamente al soddisfacimento di determinate condizioni.

Il consenso proviene principalmente dai partiti della sinistra tedesca: SPD, Verdi e Die Linke.

Steffen Bilger, segretario parlamentare del gruppo dell’Unione e membro della CDU, ha confermato invece che la stragrande maggioranza del gruppo parlamentare dell’Unione rimane contraria alla di messa al bando di AfD.

Le procedure legali per la messa al bando di un partito in Germania

Dal punto di vista costituzionale, una procedura di messa al bando può essere richiesta al Tribunale costituzionale federale attraverso tre canali istituzionali: il governo federale, il Bundestag o il Bundesrat.

La complessità giuridica della procedura richiede una preparazione accurata e una solida base probatoria. Gli elevati ostacoli costituzionali sono stati pensati per prevenire l’uso improprio di questo strumento democratico, rendendo necessario un approccio metodico e rigorosamente documentato.

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