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Dobrindt e il nuovo approccio all’immigrazione in Germania: respingimenti e controlli potenziati

L’esecutivo Merz è andato al potere parlando soprattutto di immigrazione e, fra le prime misure che il gabinetto si sta preparando ad adottare, c’è proprio una stretta sugli ingressi in Germania. Per questo motivo, il Ministero dell’Interno guidato da Alexander Dobrindt (CSU) ha già disposto un’intensificazione dei controlli frontalieri e sta lavorando sulla possibilità dei respingimenti alle frontiere dei richiedenti asilo. Questa scelta non ha mancato di suscitare reazioni negative da parte degli stati confinanti come Polonia e Svizzera.

Il Ministro Dobrindt ha argomentato la legittimità dei controversi respingimenti dei richiedenti asilo alle frontiere durante la trasmissione ‘Maybrit Illner‘ su ZDF. “La nostra legislazione sull’asilo costituisce il fondamento giuridico di questa pratica”, ha affermato, aggiungendo che anche gli accordi con gli stati confinanti lo permettono.

Dobrindt e Merz invocano l’articolo 72 dell’UE per giustificare i respingimenti

Nel suo intervento, Dobrindt ha citato l’articolo 72 del trattato di funzionamento dell’UE, che  contempla deroghe al diritto comunitario per “il mantenimento dell’ordine pubblico e la tutela della sicurezza interna”. Sulla base di questa dichiarazione, il quotidiano die Welt aveva poi ipotizzato che Merz avesse intenzione di invocare tale articolo, ma il portavoce governativo Stefan Kornelius ha precisato in seguito all’agenzia di stampa tedesca AFP che “il cancelliere federale non sta proclamando uno stato di emergenza nazionale”.

Non è la prima volta, in tempi recenti, che CDU e CSU propongono il ricorso al succitato articolo per autorizzare il “respingimento integrale” dei richiedenti asilo alle frontiere, ma il punto resta parecchio controverso, specialmente per un’unione partitica che ambisce a mantenere un profilo europeista. In questo senso, il Ministero fa sapere che la Germania mantiene “contatti costanti” con le istituzioni UE competenti e attuerà i respingimenti evitando di sovraccaricare gli stati confinanti.

Dobrindt intensifica i controlli alle frontiere e ritira una direttiva sull’immigrazione che impediva di respingere i richiedenti asilo in Germania

Già mercoledì, Dobrindt ha comunicato l’intensificazione dei controlli alle frontiere e revocato una direttiva del 2015 che impediva il respingimento dei richiedenti asilo. “Dobbiamo poterlo fare”, ha dichiarato, precisando che le autorità di frontiera hanno l’opzione di respingere, ma non sono obbligate a farlo. Ha specificato che alcune categorie come malati, donne in gravidanza e minori sarebbero escluse dai provvedimenti.

Il sindacato di polizia tedesco (DPolG) ritiene che sia stata stabilita certezza giuridica. Heiko Teggatz, presidente della sezione federale del DPolG, ha dichiarato al quotidiano Die Welt: “Con l’abrogazione dell’istruzione verbale del 2015, la polizia federale può e sarà in grado di respingere i richiedenti asilo con maggiore sistematicità alle frontiere”.

La legittimità dei respingimenti secondo il diritto comunitario resta controversa, come evidenziato dall’agenzia Reuters. Dobrindt ha inizialmente richiamato il paragrafo 18 della legge tedesca sull’asilo, che consente di negare l’ingresso a persone provenienti da paesi terzi sicuri, ma questa condizione è praticamente ovvia sulle frontiere di terra tedesche, visto che tutti i richiedenti asilo che cercano di attraversarle vengono da Stati europei confinanti con la Germania e considerati sicuri. Il problema è che non sicuri sono i Paesi d’origine dei migranti in questione, ma, in questo modo, il problema dell’accoglienza viene demandato ai Paesi limitrofi.

Tuttavia, la normativa europea impone di determinare preliminarmente quale stato sia competente per esaminare la domanda d’asilo. Attualmente, numerosi migranti raggiungono la Germania e vi permangono a causa di iter burocratici complessi. Per modificare questa situazione sarebbe necessario stipulare intese specifiche con gli stati confinanti.

L’articolo 72, con il riferimento alle “situazioni di emergenza” potrebbe rappresentare, in questo senso, una soluzione alternativa, benché la sua applicazione comporti notevoli difficoltà. Dobrindt ha menzionato che l’Austria ha già invocato tale disposizione in materia di ricongiungimento familiare dei rifugiati.

Nel frattempo, la Commissione europea ha esortato il governo Merz a coordinare attentamente i controlli frontalieri con gli stati vicini. Un portavoce dell’esecutivo UE ha dichiarato all’agenzia di stampa tedesca a Bruxelles che tali misure richiedono uno stretto coordinamento “specialmente con tutti gli Stati membri coinvolti”. Il comunicato prosegue affermando che sono in corso contatti con le autorità tedesche e degli stati confinanti “per acquisire le necessarie informazioni su questi provvedimenti e sulla loro attuazione pratica”. In linea generale, il ripristino temporaneo dei controlli alle frontiere interne, già avviato dall’ex Ministra Nancy Faeser (SPD), è ammissibile, ma subordinato a condizioni specifiche.

Il capo della Cancelleria, Thorsten Frei (CDU), ha smentito giovedì i timori relativi a un’eventuale permanenza dei controlli rafforzati alle frontiere. Durante il Vertice Ludwig Erhard a Tegernsee, Frei ha spiegato all’agenzia dpa che le misure sono state adottate perché finora non è stato possibile garantire un’efficace protezione delle frontiere esterne dell’UE. “Siamo consapevoli che non può costituire un obiettivo a lungo termine reintrodurre controlli alle frontiere interne in Europa. Ciò contrasta con la nostra visione di Schengen, di un’Europa senza barriere e molto altro”, ha evidenziato Frei.

Il capo della Cancelleria ha inoltre assicurato che l’intensificazione dei controlli è stata concordata con gli stati europei limitrofi. Dobrindt ha condotto colloqui con i rappresentanti dei paesi vicini, non limitandosi al livello degli ambasciatori ministeriali. “Per questo motivo è stato soddisfatto il requisito fondamentale: stiamo attuando queste misure in consultazione con gli stati confinanti”.

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