La realtà del conflitto mediorientale e della tragedia di Gaza incombe sulla Berlinale 2025, che si terrà dal 13 al 23 febbraio.
La nuova direttrice della prestigiosa kermesse cinematografica, Tricia Tuttle, ha infatti espresso al quotidiano britannico The Guardian le sue preoccupazioni sull’impatto che il dibattito “polarizzato” sul tema potrebbe avere sulla partecipazione al festival.
Tricia Tuttle sulla Berlinale 2025: “Diversi registi pensano di non essere liberi di esprimersi”
La cinquantaquattrenne neodirettrice, che succede a Mariette Rissenbeek e Carlo Chatrian, ha riferito che diversi registi internazionali, che ha preferito non menzionare, esprimerebbero addirittura incertezza sulla loro partecipazione al festival e si interrogherebbero sul fatto di avere o meno vera libertà di esprimersi, sullo schermo e fuori, su uno dei peggiori conflitti contemporanei.
In particolare avrebbero timore che eventuali critiche alla guerra di Israele a Gaza possano essere interpretate come manifestazioni di antisemitismo e di non poter esprimere solidarietà o empatia verso le vittime palestinesi senza dover necessariamente fare riferimento anche all’attacco di Hamas del 7 ottobre.
Questi timori sono di sicuro influenzati anche da quanto accaduto alla cerimonia di premiazione della Berlinale 2024. In questa circostanza, infatti, alcuni premiati e giurati hanno pubblicamente chiesto il cessate il fuoco a Gaza e utilizzato termini come “genocidio” e “apartheid”, sollevando successivamente critiche e accuse.
Germania, un caso particolare
Tuttle, nata negli Stati Uniti ma residente nel Regno Unito dagli anni ’90, ha sottolineato quanto la Germania sia, da questo punto di vista, un caso del tutto particolare. “Quando sono arrivata qui per la prima volta, non ho capito quanto la cultura della memoria dell’Olocausto sia centrale nella psiche tedesca” ha dichiarato al The Guardian, fattore che di sicuro ha alimentato un forte senso di responsabilità della Germania per la sicurezza di Israele.
“Per me è importante avere empatia e cercare di capirlo” ha precisato la direttrice, ma ha aggiunto che anche all’interno delle comunità ebraiche e israeliane esistono molte prospettive diverse e critiche, nei confronti del governo israeliano, che si sommano a quelle di registi provenienti da altre nazioni del mondo e a quelle dei Paesi arabi colpiti da quanto accaduto in Medio Oriente nell’ultimo anno.
In risposta a questo clima e ai registi e attori preoccupati in vista di questa 75ª edizione del festival, Tuttle ci tiene a ribadire pubblicamente che i partecipanti alla kermesse vivranno la “Berlinale che hanno sempre conosciuto e amato“, incentrata sul pluralismo e aperta a moltissime prospettive diverse”.