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La Chiesa Cattolica tedesca e i casi di pedofilia: un rapporto indipendente evidenzia anni di abusi

L’ombra lunga della pedofilia si stende nuovamente sulla Chiesa Cattolica tedesca, da quando alcune indagini indipendenti hanno portato alla luce migliaia di abusi su minori commessi dalla fine degli anni ’40 a oggi. È stata la stessa conferenza episcopale tedesca a commissionare gli studi, che sono stati eseguiti da giuristi dello studio legale Redeker Sellner Dahs, ma non tutti i membri del clero hanno appoggiato questa politica di trasparenza.

I dati riguardanti l’arcidiocesi di Berlino parlano di almeno 61 ecclesiastici, fra sacerdoti e membri di ordini religiosi, che avrebbero commesso abusi su 121 minori negli ultimi 73 anni. Gli autori dello studio specificano tuttavia che, nel caso di Berlino come nelle indagini che riguardano il resto del Paese, le vittime indicate sono solo quelle accertate, ma che il numero reale dei minori abusati è da considerarsi senza dubbio molto più alto di quanto emerso dalle perizie finora presentate, poiché moltissimi casi non sarebbero stati neppure denunciati.

Gli avvocati Peter-Andreas Brand e Sabine Wildfeuer, fra gli autori del documento presentato a Berlino, hanno puntato il dito contro la sistematica abitudine all’evasione della responsabilità, suffragata da una struttura gerarchica che facilita la copertura degli illeciti, tutto nel nome di una supposta protezione dell’integrità dell’istituzione ecclesiastica e della sua reputazione.


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La Chiesa Cattolica tedesca e la gestione degli scandali: insabbiamenti e aperture

Nel complesso, la Chiesa Cattolica si dimostra più preoccupata per il benessere dei carnefici che per quello delle loro vittime, come dimostra l’atteggiamento dell’arcivescovo di Colonia Rainer Maria Woelki, il quale avrebbe ostacolato la pubblicazione di un’indagine simile effettuata da uno studio legale di Monaco e riguardante la sua arcidiocesi e avrebbe coperto lui stesso un caso di abusi sessuali su minori. Woelki avrebbe giustificato le proprie azioni citando la tutela della privacy dei perpetratori.

Diversa la presa di posizione pubblica dell’arcivescovo di Berlino Heiner Koch, il quale ha accettato la responsabilità, a nome di tutto il sistema delle gerarchie ecclesiastiche, del rifiuto di ammettere e denunciare i casi di pedofilia nella chiesa cattolica e gli abusi sistematici. Koch ha inoltre incoraggiato la costituzione di una commissione di laici ed ecclesiastici per “presentare proposte sulla gestione dei casi di abuso in futuro”.

Il caso più noto, riguardante la città di Berlino, è quello che ha travolto il collegio gesuita Canisius nel 2010, quando cinque ex studenti dell’istituto si sono fatti avanti per denunciare abusi avvenuti fra gli anni ’70 e ’80. Questo particolare caso è stato individuato come un punto di svolta nei rapporti fra Chiesa Cattolica e magistratura, in tema di abusi, con una maggiore apertura delle gerarchie ecclesiastiche.

A livello nazionale, secondo un rapporto indipendente commissionato dalla conferenza episcopale tedesca nel 2018, si parlerebbe di 1670 ecclesiastici responsabili di abusi ai danni di 3677 minori nel periodo preso in esame.

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