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Cittadino tedesco perde il visto USA per un commento su Charlie Kirk

Un cittadino tedesco si è visto revocare il visto USA dopo aver pubblicato un commento sui social media relativo all’uccisione dell’attivista di destra Charlie Kirk.

Il provvedimento, annunciato martedì dal Dipartimento di Stato americano, ha colpito sei persone provenienti da diversi Paesi, nello specifico Messico, Argentina, Sudafrica, Brasile e Paraguay.

Visto USA revocato per sei persone, incluso un tedesco

I visti sono stati ritirati per via di alcuni commenti pubblicati sui social e relativi alla morte dell’attivista MAGA Charlie Kirk, ucciso in un attentato. Secondo le autorità USA, queste persone avrebbero infatti esultato per la morte di Kirk o avrebbero in qualche modo cercato di giustificarla.

Il cittadino tedesco coinvolto avrebbe scritto sui social: “Quando muoiono i fascisti, i democratici non si lamentano“. L’identità della persona non è stata resa pubblica, ma l’ambasciata tedesca a Washington ha confermato all’agenzia di stampa dpa di conoscere il caso e di essere disponibile a fornire assistenza consolare, nel caso in cui venisse richiesta dall’interessato.

In un post su X, il Dipartimento di Stato americano ha dichiarato che il presidente Donald Trump e il segretario di Stato Marco Rubio stanno difendendo “i confini, la cultura e i cittadini americani” attraverso un’applicazione rigorosa delle leggi sull’immigrazione.

“Gli stranieri che abusano dell’ospitalità americana e, allo stesso tempo, celebrano l’uccisione dei nostri cittadini, saranno espulsi”, si legge nel messaggio ufficiale.

Le autorità hanno inoltre annunciato l’intenzione di continuare a identificare e sanzionare i titolari di visti che abbiano pubblicamente esultato per la morte di Kirk, precisando che i sei casi citati rappresentano solo “alcuni esempi” di persone non più benvenute negli Stati Uniti.

Chi era Charlie Kirk e cosa è successo

Charlie Kirk è stato assassinato cinque settimane fa mentre pronunciava un discorso all’aperto nel campus di un’università nello stato dello Utah. Figura di spicco del movimento pro-Trump e volto noto della destra americana, Kirk aveva fondato nel 2012, all’età di soli 18 anni, Turning Point USA, un’organizzazione con l’obiettivo di diffondere idee di stampo conservatore nelle scuole e nelle università.

Martedì scorso, Trump lo ha insignito post mortem della Medaglia della Libertà, la più alta onorificenza civile americana. Alla presenza della vedova Erika, del presidente argentino in visita Javier Milei e di una serie di personalità dei media conservatori statunitensi, Trump ha paragonato Kirk a Socrate, San Pietro, Abraham Lincoln e Martin Luther King, ma i suoi oppositori lo accusavano di diffondere idee razziste, omofobe, transfobiche e sessiste, e non recedono dalle critiche nel merito.

Libertà di parola e tensione politica negli USA: c’è un modo lecito di parlare di Charlie Kirk?

In tutto questo, la vicenda potrebbe diventare una leva politica per la repressione del dissenso, come ritengono diversi osservatori. Subito dopo l’attentato, infatti, Trump ha attribuito la responsabilità alla “retorica della sinistra radicale” e annunciato di voler designare il movimento Antifa come “organizzazione terroristica”. L’attentatore che ha ucciso Charlie Kirk, Tyler Robinson, è peraltro un 22enne proveniente da una famiglia di elettori repubblicani e non appartenente ad alcun movimento. Al momento si sta ancora speculando sul movente.

Intanto, già a settembre, il Dipartimento di Stato aveva avvertito che avrebbe revocato i visti agli stranieri che avessero giustificato l’attentato online. Il vice segretario di Stato Christopher Landau aveva persino invitato gli utenti di X a segnalargli personalmente i commenti “per proteggere il popolo americano” e negli Stati Uniti si sta ancora dibattendo su come si debba, o non si debba, parlare della morte di Kirk.

Il caso del giornalista tedesco Elmar Theveßen

Nel mirino dei sostenitori di Trump è finito anche Elmar Theveßen, corrispondente della rete pubblica tedesca ZDF negli Stati Uniti. Theveßen è stato accusato di aver espresso commenti critici su Kirk e sul vicecapo di gabinetto di Trump, Stephen Miller. Per questo, l’ex ambasciatore USA in Germania, Richard Grenell, lo ha definito “un radicale di sinistra” e ha chiesto che gli fosse revocato il visto americano.

In risposta, il ministro degli Esteri tedesco Johann Wadephul ha esortato gli Stati Uniti a garantire la libertà di stampa per i giornalisti stranieri, dichiarando: “Mi auguro e mi aspetto che la libertà di informazione negli Stati Uniti non venga ostacolata per i giornalisti tedeschi.”

Theveßen ha successivamente ammesso di aver commesso un errore, in relazione alla sua copertura giornalistica del caso Kirk, e si è pubblicamente scusato.

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