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Angela Merkel: Polonia e Stati Baltici boicottarono il dialogo con Putin prima della guerra

Le dichiarazioni rilasciate dall’ex cancelliera tedesca Angela Merkel al portale ungherese “Partizán” hanno fatto scalpore in Europa, riprese dalla stampa e soprattutto commentate nell’arena politica. Al centro delle polemiche c’è un’accusa precisa, relativa alla gestione dei rapporti europei con la Russia, con riferimento particolare al conflitto in Ucraina. Secondo Merkel, quando nel 2021 Francia e Germania cercarono di costruire un nuovo canale di dialogo diretto tra Unione Europea e Vladimir Putin, furono proprio Polonia e Stati Baltici a far naufragare il progetto.

Questo punto di vista è già presente, in parte, nell’autobiografia di Merkel, “Libertà“, uscita lo scorso anno. Nel libro, l’ex cancelliera risponde implicitamente alle speculazioni di chi ritiene che sia stata proprio la sua assenza dallo scacchiere internazionale a rimuovere un ostacolo significativo all’escalation del conflitto e racconta il rapporto che intrattenne con il presidente russo negli anni al potere. L’intervista con il giornalista ungherese le ha permesso di ampliare alcuni passaggi, offrendo dettagli che ridisegnano le dinamiche diplomatiche del periodo immediatamente precedente all’invasione dell’Ucraina, ma, soprattutto, ha fatto innervosire Varsavia.

La diplomazia compromessa: quando la pandemia ha chiuso le porte del Cremlino

C’è un aspetto della vicenda che Merkel evidenzia con particolare enfasi – l’impatto devastante del coronavirus sulle relazioni con Mosca. Durante la pandemia, i colloqui personali con Putin vennero cancellati per motivi sanitari. Quei faccia a faccia che avevano caratterizzato anni di diplomazia bilaterale svanirono improvvisamente.

Gli incontri virtuali che li sostituirono, secondo l’ex cancelliera, si rivelarono compeltamente inadeguati. “Se non ci si può incontrare (…), non è possibile trovare nuovi compromessi”, ha spiegato Merkel.

Minsk: un accordo imperfetto che guadagnò tempo prezioso

Torniamo indietro di qualche anno. Nel 2015 la situazione era già tesa – la Russia mostrava un atteggiamento “sempre più aggressivo in Ucraina”. Merkel e l’allora presidente francese François Hollande decisero di puntare su quello che sarebbe diventato noto come “Accordo di Minsk“.

“Non era perfetto”, ha ammesso Merkel, e la Russia stessa “non lo ha mai rispettato veramente”. Eppure, sostiene, quella cornice diplomatica servì comunque a qualcosa, rallentando l’escalation e raffreddando le tensioni. Tra il 2015 e il 2021 si aprì così una parentesi cruciale. Kiyv ebbe l’opportunità di “raccogliere le forze” e rafforzarsi militarmente. Quando l’invasione su larga scala arrivò nel febbraio 2022, l’Ucraina sarebbe riuscita a difendersi meglio proprio grazie a quegli anni, strappati attraverso una diplomazia fragile ma non inutile.

Nel 2021, però, Putin aveva smesso persino di fingere rispetto verso Minsk e di prendere sul serio quegli accordi. A quel punto, insieme al presidente francese Emmanuel Macron, Merkel elaborò un piano più ambizioso: creare un formato completamente nuovo dove l’Unione Europea avrebbe “parlato direttamente con Putin” in modo unitario.

Il veto: perché il nuovo formato di dialogo con Putin voluto da Merkel non vide mai la luce

Qui arriva il nodo della questione, dell’intervista e della reazione piccata che ha provocato. Il progetto franco-tedesco incontrò un muro, che Merkel attribuisce specificamente alla Polonia e agli Stati Baltici. Varsavia, sostiene, era contraria “perché temeva che non avessimo una politica comune nei confronti della Russia”. Una preoccupazione che, secondo alcuni osservatori, non era del tutto infondata: i Paesi dell’Europa orientale hanno sempre guardato con sospetto ai tentativi di dialogo privilegiato con Mosca, timorosi di essere tagliati fuori da decisioni che riguardavano direttamente la loro sicurezza nazionale.

Merkel, però, mantiene ferma la sua posizione. Anche allora era convinta che l’Europa dovesse “lavorare per avere una politica comune”, puntare a un’unità che evidentemente mancava e che alla fine fece affondare l’iniziativa.

Il formato non si concretizzò mai. Poco dopo l’ex cancelliera lasciò l’incarico. E pochi mesi più tardi scoppiò la guerra su larga scala. “Oggi non potremo più chiarire cosa sarebbe successo se”, ha osservato Merkel nell’intervista.

Interrogata su quale strada dovrebbe percorrere l’Europa adesso, l’ex cancelliera ha indicato una doppia strategia. Da un lato: “dobbiamo diventare più forti militarmente”, ma dall’altro è importante mantenere sempre aperti canali diplomatici “come durante la guerra fredda”.

primo ministro polacco
Il primo ministro polacco Mateusz Morawiecki – Kancelaria Premiera, PDM-owner, via Wikimedia Commons

Morawiecki attacca duramente Merkel

Le parole dell’ex cancelliera non sono state accolte positivamente in Polonia. Mateusz Morawiecki, ex primo ministro polacco, ha reagito con veemenza alle dichiarazioni. In un post su Facebook pubblicato lunedì, Morawiecki ha accusato Merkel di appartenere “alla schiera dei politici tedeschi che hanno causato più danni all’Europa nel secolo scorso”.

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