“Il mio posto è qui”, 13 maggio prima a Berlino. Intervista con Daniela Porto

“Il mio posto è qui” (2024) è un film scritto e diretto da Cristiano Bortone e Daniela Porto, che è anche autrice del romanzo che lo ha ispirato. Il film ha vinto il premio per la miglior regia e per la miglior attrice protagonista (Ludovica Martino) al Bari International Film Festival e un nastro d’argento per il miglior cast protagonista. È stato inoltre presentato come evento speciale agli Hofer Filmtage ed ha vinto il Premio del pubblico all’Italian Film Festival, il festival del cinema italiano di Berlino.
Dopo il successo berlinese, “Il mio posto è qui” sta ora per approdare anche nelle sale tedesche a partire dal 15 maggio, grazie alla distribuzione tedesca dall’Arsenal Filmverleih. Martedì 13 maggio, alle ore 20.00, si terrà un‘anteprima al Klick Kino. Venerdì 18 maggio, alle ore 20.30, si terrà invece un’altra presentazione al cinema Cosima. Intanto, Lucia Conti ha chiacchierato con Daniela Porto.
Ciao Daniela, intanto congratulazioni sia per il premio dell’Italian Film Festival, sia per l’inclusione del film nella cinquina dei Ciack d’oro, ma soprattutto congratulazioni anche per la nuovissima distribuzione tedesca
Sì, ne sono molto felice perché il film è anche una coproduzione tedesca, quindi sono particolarmente contenta che esca anche in Germania e che tra Italia e Germania si fortifichi una collaborazione artistica e produttiva. E mi auguro che questo accenda anche l’interesse per il libro, portando, magari, a una traduzione del libro in tedesco.

Ecco, parliamo proprio del libro che ha ispirato il film, che è anche la tua opera prima come regista. Cosa volevi che arrivasse, del tuo testo originario?
Sì, il film è stato il mio esordio come regista e anche il libro è stato il mio esordio come scrittrice, quindi diciamo che “Il mio posto è qui” rappresenta un doppio esordio in un’unica opera.
Per me era importante raccontare la storia di una ragazza, non un’eroina, o una persona perfetta, che ha già capito tutto della vita e vuole insegnarla anche a noi, ma una ragazza normale, piena di insicurezze e di difficoltà concrete e che, grazie a un incontro importante, con un amico, riesce a trovare il coraggio di affrontare sfide più grandi di lei. Penso che fosse questo, per me, il messaggio più importante: provarci, credere in noi stessi e andare oltre i nostri limiti.

Immagino che come autrice affezionata ai suoi personaggi tu abbia avuto una particolare attenzione, ma forse anche un po’ di ansia, nel processo di ricerca degli attori “giusti”. È stato complicato?
Allora, per quanto riguarda il personaggio principale, cioè quello di Marta, abbiamo fatto un lungo casting e alla fine la scelta è ricaduta su Ludovica Martino. Un po’ a sorpresa, devo dire la verità, perché in un primo momento non l’avevamo presa in considerazione. La ragione era il fatto che avesse alle spalle un curriculum in cui figuravano soprattutto commedie e anche il fatto che fisicamente fosse molto diversa dalla Marta del libro… per esempio è rossa e non proprio vicina all’aspetto tipico una ragazza meridionale. Poi Ludovica è romana e noi già sapevamo che il film sarebbe stato girato in dialetto calabrese, così come del resto è scritto in calabrese anche il libro.

E poi? Cosa vi ha fatto cambiare idea?
Ludovica continuava esserci consigliata e indicata da più persone e quindi alla fine mi sono detta: perché non provare? Quando l’abbiamo incontrata mi ha colpita moltissimo, perché senza che ci fossimo mai viste prima, senza che io le avessi detto nulla del libro, o della sceneggiatura, ha cominciato a parlare di Marta esattamente come la vedevo io. Come dicevo prima, Marta è una ragazza piena di paure, ma allo stesso tempo è anche una ragazza che a un certo punto comincia a sognare, comincia a sperare che ci possa essere qualcosa di diverso e Ludovica mi raccontava esattamente tutto questo, descrivendomi tutti gli step emotivi del personaggio.
A quel punto ho realizzato che se aveva capito tutto così bene, era davvero entrata nel mondo e nella personalità di Marta e sono cadute tutte le riserve. Cristiano e io volevamo assolutamente darle il ruolo. Restava solo qualche perplessità sulla questione del dialetto calabrese, però Ludovica è “super-secchiona” ed è stata bravissima.
Si è impegnata tanto, quindi…
Quando abbiamo capito che potevamo costruire qualcosa insieme ci ha detto: “Voglio fare questo ruolo, ma a una condizione: mi dovete dare un coach di calabrese per almeno tre mesi, prima di girare, perché devo studiare bene non solo la parte, ma anche l’accento”, ed è stato molto divertente! All’inizio, sul set, non potevamo cambiarle neanche una battuta, perché ci diceva: “non posso, l’ho imparata così!”. Invece alla fine delle riprese ci aveva “preso gusto” e si gettava in improvvisazioni in calabrese.

Quando c’è la riduzione cinematografica di un libro ci si deve “rassegnare” al fatto che il film sarà qualcosa di diverso, nel senso che non si potrà mai trasferire l’intero libro sullo schermo. Quali parti del libro sei stata costretta a sacrificare?
Sicuramente alcuni personaggi secondari che mi piacevano molto, su quelli siamo stati un po’ costretti a sintetizzare. Uno di questi è la madre del fidanzato di Marta, una figura molto dolce e anche molto aperta, nonostante l’età, rispetto alla media del paese.
Mi piace molto anche il personaggio di Bianca, la ragazza che tiene il corso di dattilografia nella sede del PC, perché si capisce che lei potrebbe essere quella figura di femminista più convinta, più capace di lottare apertamente. Allo stesso tempo, però, è anche una persona molto sola, osteggiata perché fa paura, perché è una donna molto forte.
Poi abbiamo dovuto modificare alcuni passaggi drammaturgici per me molto significativi, asciugandoli lievemente, rispetto al libro. Mi è dispiaciuto molto anche sacrificare una parte che descriveva meglio il mondo nascosto degli omosessuali in un paesino della Calabria, nonostante ci siano dei passaggi rimasti anche nel film, come ad esempio la scena della festa.
Abbiamo dovuto farlo, però, perché Cristiano e io abbiamo deciso che dovevamo focalizzarci sull’evoluzione di Marta, tirare una linea più netta.

C’è stata qualche persona reale, che ti ha ispirata, oppure questa storia ha preso corpo nella tua mente in modo indipendente?
No, ha preso corpo indipendentemente da figure realmente esistite nella mia vita. L’unica persona reale a cui mi sia ispirata è proprio un organizzatore di matrimoni, omosessuale, come il personaggio interpretato da Marco Leonardi. Questa persona è esistita veramente, me ne ha parlato mia madre. Se vogliamo era anche un personaggio all’avanguardia, per l’epoca, perché era dichiaratamente omosessuale in un paesino calabrese degli anni’60 e immagino che non dovesse essere facile. Però aveva creato attorno a sé questo mondo un po’ particolare, proprio perché era un esperto di moda e aiutava le ragazze a organizzare i loro matrimoni, dal vestito alla cerimonia.
Hai aiutato Marco Leonardi a costruire il personaggio? Sei contenta del lavoro che ha fatto?
Prima stavamo parlando della scelta degli attori e di quanto è stato complesso trovare un’attrice che interpretasse Marta. La scelta dell’attore per il personaggio di Lorenzo è stata ancora più complicata. Intanto perché abbiamo aspettato di capire prima chi sarebbe stata Marta, per poter poi affiancare all’attrice il partner più giusto. Poi c’era il fattore anagrafico.
Nel libro, si capisce che Lorenzo è più grande di Marta, ma non dico mai effettivamente di quanti anni, quindi poteva essere un po’ più grande o molto più grande. Con Cristiano ci siamo resi conto che affiancando a Ludovica Martino un attore troppo più grande, avremmo rischiato di connotare la loro amicizia quasi come un rapporto padre-figlia. Scegliendo un attore troppo giovane, però, avremmo rischiato di suggerire, a tratti, un’idea di attrazione fisica che invece non doveva assolutamente esserci.

Quando abbiamo incontrato Marco, ci siamo resi conto che era perfetto. Loro due, fisicamente, sono bellissimi da vedere e poi Marco ha saputo interpretare il ruolo di Lorenzo con una tale delicatezza, una tale partecipazione… il suo Lorenzo è contenuto, trattenuto, signorile, molto intenso, anche a livello espressivo, in grado di comunicare anche con uno sguardo, o con un piccolo ammiccamento delle labbra. A volte si riesce a esprimere molto di più con una sfumatura che con dei grandi gesti. In questo senso, innegabile che anche Marcello Mastroianni nel film “Una giornata particolare” sia stata una fonte di ispirazione. Insomma, sono davvero felice della scelta dei due protagonisti del nostro film.
Come scrittrice sei già al lavoro su qualcosa di nuovo?
Sì, sto già lavorando a un’altra storia, ma non me la sento di dare anticipazioni, perché su questo sono molto scaramantica. Mi dico sempre: finché una cosa non è finita non ne parlare, perché poi magari cambi idea, non la porti a termine e poi ti chiedono aggiornamenti!
Allora non insisto! Però ti chiedo se sei cambiata nel modo in cui ti approcci al lavoro, dopo che la tua opera prima ha fatto così tanta strada
Quando mi sono messa a scrivere questo libro non pensavo minimamente di pubblicarlo, era un piacere personale. Questo vuol dire che me la prendevo anche molto comoda. A volte scrivevo per una settimana di fila, per ore e ore, e poi per mesi più nulla, per poi tornarci dopo un po’ e scoprire che avevo perso il filo. Insomma, è successo di tutto! Alla fine, devo dire la verità, sono riuscita a chiudere il libro anche grazie ai consigli di Cristiano, che mi diceva di scrivere ogni giorno, come fosse un esercizio di yoga. Avere metodo sicuramente ti permette di andare avanti e indietro nella storia e correggere in tempo reale senza mai perdere il filo. In questo modo sono riuscita, finalmente e dopo tanto tempo, a chiudere il romanzo.
Sapendo quello che so adesso, quindi, adesso procederò in modo diverso e nel momento in cui mi metterò a scrivere il secondo libro sarà imprescindibile ritagliarmi ogni giorno almeno un’ora e mezza a questo scopo. Non vivendo di scrittura, dovrò creare questi momenti facendomi spazio tra altri milioni di cose che devo fare nel corso della giornata. Però è fondamentale.