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Iniziano i negoziati per la coalizione: che cosa vogliono CDU ed SPD

Normalmente, gli incontri per i negoziati di coalizione, dopo le elezioni in Germania, ci mettono qualche giorno a partire. In questo caso, invece, la partenza è stata quasi fulminea: non è passata neppure una settimana e CDU, CSU ed SPD hanno già avviato i primi colloqui. 

La coalizione che tutti vogliono

Questo dato non stupisce, considerando che tutto il Paese sembra dare per scontata una coalizione rosso-nera. Tutto il Paese tranne Lars Klingbeil, leader dei socialdemocratici, che non ha mancato di ribadire, in molteplici occasioni, che i giochi non sono ancora fatti e che l’SPD non si prepara a questi incontri con l’idea di dover accettare qualsiasi condizione pur di essere al governo. 

Lars Klingbeil
Foto: Tobias Koch

Con queste premesse, l’intenzione del leader della CDU Friedrich Merz di formare un governo entro Pasqua sembra comunque più che realistica: c’è sicuramente molto da discutere, ma non ci sono troppi interlocutori con cui farlo. E d’altra parte, considerando le pressioni sia domestiche che internazionali, la formazione di un esecutivo stabile è evidentemente una priorità per il Paese e, di conseguenza, i due partiti che, con maggiore probabilità, si troveranno a governarlo.

Al tavolo delle trattative si siederanno ben 18 persone, nove per lato. Per l’SPD, interverranno i leader del partito Lars Klingbeil e Saskia Esken, il Segretario Generale Matthias Miersch, la Presidentessa del Bundestag Bärbel Bas, Boris Pistorius, il Ministro del Lavoro Hubertus Heil le due ministre presidenti Manuela Schwesig e Anke Rehlinger e il capo del partito nel Nord Reno-Westfalia Achim Post

Per la CDU ci saranno, ovviamente, Friedrich Merz e il leader della CSU Markus Söder, ma anche i segretari generali Carsten Linnemann (CDU) e Martin Huber (CSU), il capogruppo parlamentare dell’Unione Thorsten Frei, il capogruppo regionale della CSU Alexander Dobrindt, il ministro presidente della Sassonia Michael Kretschmer, la vicepresidente della CDU Karin Prien e la rappresentante della CSU Dorothee Bär.

Elezioni in Germania CDU Söder Merz
Il presidente dell’Unione cristiano-democratica tedesca (CDU) Friedrich Merz (destra) e il Ministro Presidente della Baviera e presidente dell’Unione cristiano-sociale (CSU) Markus Soeder (sinistra) festeggiano durante l’evento elettorale della CDU a Berlino, 23 febbraio 2025. Foto: EPA-EFE/HANNIBAL HANSCHKE

I punti fermi di Merz, le battaglie della CDU: freno al debito, salario minimo, rdc, frontiere

La richiesta di Merz che potrebbe essere più difficile da far passare è probabilmente quella relativa ai respingimenti alle frontiere. A renderla problematica è non tanto il fatto che l’SPD non sia d’accordo – considerando che il governo Scholz ha reintrodotto i controlli temporanei alle frontiere e si è sempre fatto motivo di vanto delle decine di migliaia di espulsioni e respingimenti operati – quanto il fatto che i controlli permanenti alle frontiere rischiano di essere giuridicamente inammissibili. Secondo l’SPD, infatti, ci sarebbero problemi di compatibilità tanto con la Costituzione tedesca quanto con il diritto Europeo (e in particolare con il Trattato di Lisbona, ne abbiamo parlato qui). 

Cristiano-democratici e socialdemocratici sono profondamente lontani anche sul tema del reddito di cittadinanza, che il governo uscente ha introdotto e difeso, sostituendo il vecchio modello del sussidio Harz IV. Merz, invece, sostiene l’abolizione del RdC nella sua forma attuale, da sostituire con un “nuovo reddito di base”, che non spetterebbe a coloro che rifiutano in toto di lavorare, pur potendolo fare (naturalmente un’eventuale legge dovrebbe stabilire con chiarezza i criteri in base ai quali si definisce questa categoria). L’SPD, dal canto suo, vuole mantenere il reddito attuale ma è favorevole all’introduzione di controlli più rigidi per verificare che i beneficiari non rifiutino intenzionalmente le offerte di lavoro.

Sempre in materia di politiche del lavoro, l’SPD vorrebbe anche portare avanti le politiche avviate durante gli anni di governo con Verdi ed FDP e mantenere le promesse fatte, ovvero l’aumento del salario minimo a 15 euro, nonché una legge per fissare in modo definitivo il livello della pensione ad almeno il 48% della retribuzione media dei lavoratori.

Anche in materia di tasse i due partiti principali non vedono le cose nello stesso modo. La CDU ha un’impostazione chiaramente orientata verso gli interessi dei redditi medio alti e alti, come, del resto, era emerso dall’analisi pre-elettorale condotta dall’Istituto Leibniz per la Ricerca Economica Europea. Fra le proposte dei cristiano-democratici c’è l’abolizione del contributo di solidarietà e un significativo aumento della soglia di reddito che fa scattare l’aliquota fiscale massima. L’SPD si trova sul lato opposto di questo spettro e propone una riduzione dell’imposta sul reddito che andrebbe a beneficiare il 95% dei contribuenti, ma un incremento dell’aliquota per il 5% che guadagna di più.

C’è poi la questione del freno al debito: ogni membro dell’SPD ha un buon motivo per volerlo allentare. Boris Pistorius, ministro della difesa ancora in carica, per esempio, vorrebbe poterlo fare per investire di più nella Bundeswehr. L’Unione non sembra incline a negoziare su questo punto. C’è poi anche da considerare il fatto che modificare il freno al debito richiederebbe una riforma costituzionale, che richiede una maggioranza dei due terzi del parlamento per essere approvato. Per arrivarci, quindi, occorrerebbe anche l’appoggio di altre forze politiche (probabilmente i Verdi).

La nuova possibile coalizione, evidentemente, ha davanti a sé un inizio in salita e moltissime incertezze.

Che nome si darà a questa coalizione è tutto da vedere. Tradizionalmente la si chiamerebbe GroKo, nel senso di “Grande Coalizione”, ma questo era il nome che si sceglieva quando SPD e CDU erano i due partiti più votati e quindi con la presenza più grande al Bundestag. Allo stato attuale delle cose, in due arrivano di poco sopra al 50% e l’SPD è il terzo partito, non il secondo. In omaggio alla tradizione tedesca che assegna i nomi alle coalizioni basandosi sui colori delle bandiere, qualcuno ha proposto di chiamarla “coalizione Albania”.

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