
Alla 73ª edizione della Berlinale si continua a parlare di Palestina e di guerra, nonostante gli organizzatori abbiano fatto di tutto per informare gli ospiti che le esternazioni sul conflitto, soprattutto se a supporto della causa palestinese, non sono gradite e, a seconda del contesto, possono costituire reato. Durante la presentazione del film “Queerpanorama” il 15 febbraio, il regista Jun Li ha letto una dichiarazione dell’attore principale Erfan Shekarriz, che era assente per aver scelto di boicottare il festival. In quest’occasione, il regista ha pronunciato il famoso slogan “From the River to the Sea”, ovvero “Dal Fiume al Mare”, che in Germania è vietato.
La dichiarazione del regista
La dichiarazione conteneva, fra gli altri, questo passaggio: “Mentre guardate questo film, milioni di palestinesi stanno soffocando sotto il brutale colonialismo dei coloni finanziato dall’Occidente”. La Germania e le sue istituzioni culturali, compresa la Berlinale, ha dichiarato il regista citando Shekarriz, sono colpevoli di complicità con “l’apartheid, il genocidio e le brutali uccisioni” del governo israeliano. In sala, per lo più, c’è silenzio. Si sente una persona dal fondo contestare il regista, gridando slogan come “liberate la Palestina da Hamas” e anche “la Cina è democratica?” (il regista è in realtà di Hong Kong). Il contestatore riceve applausi da parte di alcune persone nella platea. Dopo che Jun Li termina il suo discorso, intonando lo slogan proibito (che nei video online è sostituito con un “beep”), la maggior parte della platea prorompe in un applauso e si sente qualche fischio.
Tricia Tuttle, direttrice del festival, ha espresso rammarico per l’accaduto, affermando che gli ospiti erano stati preventivamente informati sui temi sensibili e sulle possibili conseguenze legali di certe dichiarazioni. Tuttle ha anche sottolineato che sul palco è stata espressa l’opposizione del festival a qualsiasi forma di discriminazione, antisemitismo e islamofobia. Un video dell’accaduto, condiviso dall’account della contromanifestazione “Palinale2025”, mostra il conduttore che, accanto all’oratore, mentre viene pronunciato il discorso, non tenta di interromperlo.
Continuano le proteste degli artisti alla Berlinale
L’episodio è ora oggetto di indagini da parte della polizia tedesca per “sospetto antisemitismo”. Si tratta del secondo incidente di questo tipo al festival, dopo che l’attrice Tilda Swinton, vincitrice dell’Orso d’Oro alla carriera si era dichiarata sostenitrice della campagna BDS (Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni) durante una conferenza stampa. Anche le sue dichiarazioni sono al momento trattate dalle forze dell’ordine come un caso di sospetto antisemitismo.
Anche l’anno scorso la Berlinale era stata teatro di proteste in favore della causa palestinese e, dopo la cerimonia di chiusura, era stato ipotizzato un tentativo di limitare tali espressioni con la minaccia di tagli ai finanziamenti. Questo corso d’azione, tuttavia, si è rivelato poi problematico dal punto di vista giuridico. La nuova direzione del festival aveva promesso di essere preparata a gestire dichiarazioni unilaterali pro-palestinesi e critiche verso Israele, sottolineando che la libertà di espressione copre solo le posizioni all’interno dello spettro democratico.