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Le splendide sculture della chiesa di Friedrichswerder: dai capolavori neoclassici al modernismo

Fra i luoghi d’arte e di cultura che si possono visitare gratuitamente a Berlino, la chiesa di Friedrichswerder è senza dubbio uno dei più affascinanti e anche uno dei più sottovalutati dalla stragrande maggioranza dei turisti. Questo capolavoro neoclassico, progettato da Karl Friedrich Schinkel, ospita una collezione permanente di sculture del XIX secolo che offrono un viaggio estetico sublime, dalle forme del neoclassicismo verso lo sviluppo delle linee e delle armonie che, di lì a poco, sarebbero sfociate nel modernismo. 

Foto: David von Becker
Friedrichswerdersche KircheWerderscher Markt, Berlin-Mitte © Staatliche Museen zu Berlin / Foto: David von Becker

Costruita tra il 1824 e il 1830, la chiesa dal 1987 è diventata una succursale della Alte Nationalgalerie e oggi ai visitatori l’opportunità di ammirare le opere scultoree del 1800 in un ambiente suggestivo e autentico, dove dialogano con l’architettura originale dello stesso periodo. Questa è una particolarità che non si riscontra spesso, non solo a Berlino, ma nel mondo. La maggior parte dei musei, infatti, deve necessariamente esporre opere pittoriche e scultoree in spazi che sono stati acquisiti o costruiti dopo la creazione delle opere stesse. Capita molto di rado di poter vedere un’opera nel contesto nel quale l’artista l’aveva collocata originariamente o almeno in un contesto simile.

La scuola berlinese in Europa: sculture che guardavano ai classici

La collezione comprende oltre 50 sculture, molte delle quali di dimensioni superiori al vero, che raccontano l’evoluzione di questa forma d’arte nell’800, dall’epoca di Schinkel fino all’apice dell’Impero tedesco. Un percorso che comprende i grandi nomi della scuola berlinese ed esplora le sue connessioni con il resto d’Europa e del mondo.

Le origini della scultura berlinese qui rappresentata risalgono al 1747, quando Federico il Grande, notoriamente uno dei più grandi mecenati della sua epoca, istituì il primo studio ufficiale di corte dedicato a questa disciplina. Prima di Johann Gottfried Schadow, tre artisti francesi o di formazione transalpina ricoprirono il ruolo di scultore di corte, tra cui Jean-Pierre Antoine Tassaert. Le tecniche di lavorazione del marmo e fusione del bronzo sperimentate in Francia erano considerate all’avanguardia e fondamentali per la formazione dei talenti prussiani. Lo stesso Schadow collaborò con Tassaert al celebre ritratto di Mendelssohn, assorbendone gli insegnamenti.

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Emil Wolff, Nereide mit Dreizack, 1839 (Ausführung 1840), Marmor und Bronze © Nationalgalerie – Staatliche Museen zu Berlin / Andres Kilger

Tuttavia, è a Roma che la scultura berlinese raggiunse il suo apice. La città eterna divenne il fulcro di una scena artistica internazionale, meta imprescindibile per la formazione di quasi tutti gli scultori.

Secondo il teorico del Neoclassicismo Johann Joachim Winckelmann, solo il contatto diretto con le opere antiche poteva condurre alla perfezione artistica. Molti scultori tedeschi, come Rudolf Schadow, Heinrich Kümmel ed Emil Wolff, seguirono questo principio e si stabilirono in Italia, dedicandosi al recupero e al restauro di originali classici, riadattandone le proporzioni e i temi ai gusti del pubblico contemporaneo.

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Emil Wolff, Winter, um 1845, Marmor © Nationalgalerie – Staatliche Museen zu Berlin / Andres Kilger

La mostra include capolavori di questi maestri, insieme a opere di altre figure di spicco come Christian Daniel Rauch e di artiste di enorme talento come Angelica Facius, Elisabet Ney e Anna von Kahle.

Intorno al 1890, una nuova generazione di artisti tedeschi residenti a Roma, tra cui Adolf von Hildebrand e Artur Volkmann, impresse una svolta modernista alla scultura, perseguendo un ideale di concentrazione e riduzione formale in contrasto con il pathos neobarocco dei loro maestri. Attingendo alle più recenti teorie della psicologia della percezione, crearono sculture di assoluta essenzialità nel contenuto e nella forma.

In quegli stessi anni, anche Parigi andava affermandosi come nuovo polo della scultura d’avanguardia, soprattutto grazie al genio di Auguste Rodin. Due modelli diversi ma ugualmente stimolanti per i giovani scultori tedeschi, pronti a raccoglierne l’eredità per proiettarla nel Novecento.

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