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Diaconato tedesco: chi vota AfD non può lavorare per noi: partito anticristiano

Il presidente del diaconato tedesco Rüdiger Schuch, che al momento è una delle maggiori organizzazioni assistenziali in Germania con oltre 600.000 dipendenti, ha preso una posizione controversa, dichiarando che i dipendenti che votano per AfD dovrebbero essere licenziati, poiché i valori che esprimono sono incompatibili con quelli della chiesa. Non è la prima volta che un’organizzazione religiosa tedesca dichiara una netta incompatibilità con la visione del mondo di AfD, ma questa particolare dichiarazione è diversa, perché parla di conseguenze pratiche, legali, piuttosto che spirituali. Questa presa di posizione, inoltre, arriva in un contesto in cui non solo le principali chiese cristiane, ma anche numerosi imprenditori hanno pubblicamente condannato il partito di ultradestra e dichiarato di non voler assumere chi vota AfD.

Si può davvero licenziare chi vota AfD?

“Fondamentalmente” ha dichiarato Schuch “queste persone non possono più considerarsi parte della Chiesa, perché la visione del mondo misantropica dell’AfD contraddice la visione cristiana dell’umanità”. La dichiarazione, rilasciata al Funke Mediengruppe, ha acceso un vivace dibattito su questo tema: è davvero possibile, in Germania, licenziare un dipendente per le sue opinioni politiche?


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La risposta breve è “no”. Se un dipendente è politicamente schierato o anche politicamente attivo, nella vita privata o anche sul posto di lavoro, questo non costituisce un valido motivo per il licenziamento. Il datore di lavoro non può rescindere il contratto con il dipendente neppure se quest’ultimo dichiara pubblicamente, mentre si trova sul posto di lavoro, per quale partito ha votato o intende votare.

Diversa potrebbe essere la situazione qualora le idee politiche del dipendente si associassero a comportamenti che compromettono attivamente la serenità e vivibilità dell’ambiente di lavoro. Per esempio, se un dipendente cerca aggressivamente di convertire gli altri colleghi alla sua causa o se ha un atteggiamento litigioso e crea continui conflitti legati alla sua affiliazione politica, allora potrebbero entrare in gioco considerazioni relative, appunto, al comportamento del dipendente, più che alle sue convinzioni.

Le cose cambiano leggermente, tuttavia, quando il datore di lavoro è un’istituzione ecclesiastica: questo tipo di enti hanno infatti un margine di arbitrio maggiore, quando si tratta di decidere in materia di assunzioni e licenziamenti. Esercitare attività apertamente anticlericali, per esempio, non è illegale in Germania e non potrebbe essere causa di licenziamento in un’azienda normale, ma un’istituzione clericale potrebbe, invece, licenziare legalmente un dipendente che si dedicasse a tali attività. Questo può valere anche per i valori di AfD, in particolare in riferimento a temi come l’espulsione di massa degli immigrati dalla Germania o la pretesa di considerare le persone disabili come cittadini di categoria inferiore.

Anche la Caritas tedesca, in questo momento, sta prendendo in considerazione l’ipotesi di dichiarare le intenzioni di voto per AfD come incompatibili rispetto ai propri valori, nel processo di assunzione dei dipendenti. La Chiesa evangelica di Berlino-Brandeburgo-Slesia-Lusazia Superiore ha dichiarato che, in futuro, non assumerà i simpatizzanti o i membri di AfD.

Le posizioni degli imprenditori

Di recente, anche numerosi imprenditori hanno preso posizioni simili su chi vota AfD – anche se, nel loro caso, il licenziamento di un dipendente come diretta conseguenza della sua affiliazione politica sarebbe assolutamente illegale. La presa di posizione più discussa in questo senso è stata quella dell’ottantottenne Reinhold Würth, magnate del Gruppo Würth, seguito a ruota dai leader d’azienda di Mercedes-Benz, da Christian Sewing della Deutsche Bank, dal direttore della Daimler Truck Martin Daum, da quello della Jenoptik AG Stefan Traeger, nonché dai dirigenti di brand come Stihl, Trumpf e Bosch.

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