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Google Fonts e privacy: indagato un avvocato di Berlino. Frodi per 350.000 Euro

In Germania, negli ultimi mesi, si è parlato molto di Google Fonts e si è diffusa quasi una psicosi fra i proprietari e gestori di siti web, a causa di alcune sentenze che avevano visto comminare multe molto salate per l’utilizzo di tali font e la presunta non conformità alle regole del GDPR.

Mentre si discute sulla legittimità e applicabilità delle norme che regolano questa materia, è emerso almeno un caso in cui un avvocato e il suo cliente avrebbero abusato della confusione che regna in questo ambito per realizzare truffe in ragione di circa 350.000 Euro ai danni di piccole imprese che utilizzavano i Google Fonts sui loro siti.

condannato in contumacia

Raid della polizia nello studio legale, indagati l’avvocato e un suo cliente

Martedì mattina, la polizia di Berlino ha perquisito uno studio legale del quartiere di Mitte, confiscando hard disk e altri supporti di dati. L’avvocato Kilian L. e uno dei suoi clienti, Martin I., di Hannover, sono accusati di aver inviato lettere di diffida a scopo ricattatorio a piccoli commercianti, come parrucchieri e fiorai, e singoli professionisti, per esempio artisti freelance. In questo modo, i due avrebbero compiuto truffe per centinaia di migliaia di Euro, stando a quanto dichiarato alla Berliner Zeitung dal portavoce della Procura Generale di Berlino Sebastian Büchner.

Le vittime erano piccoli commercianti e liberi professionisti

Le vittime venivano scelte, sembra, in base ad alcune caratteristiche comuni, come l’utilizzo di moduli standardizzati ed economici per la creazione delle homepage professionali e, naturalmente, per l’utilizzo dei font gratuiti di Google. A rendere controverso questo tipo di font è che la loro visualizzazione comporta la trasmissione automatica degli indirizzi IP dei visitatori ai server di Google, che si trovano negli USA, ovvero fuori dall’Unione Europea. Proprio questa è la questione che ha gettato nel panico molti professionisti e molte piccole aziende in Germania, dal momento che lo stato attuale dei regolamenti e delle possibilità sul mercato rende estremamente difficile essere certi di rispettare tutte le norme applicabili alla propria specifica realtà.

frode milionaria

Minacciavano azioni legali e proponevano un saldo forfettario da 170 €. Oltre 2000 persone hanno pagato

L’avvocato di Mitte, secondo quanto ipotizzato dagli inquirenti, puntava a sfruttare il panico generato da una controversa sentenza in materia del Tribunale regionale di Monaco di Baviera, emessa all’inizio di quest’anno. L’attività fraudolenta di Kilian L. prevedeva l’uso di un software, da lui stesso programmato, che cercava autonomamente in rete i siti web che utilizzavano i font di Google. Un altro software appositamente programmato, subito dopo, visitava il sito web in questione e a quel punto interveniva il cliente, Martin I., il quale si presentava come portavoce di un presunto “gruppo di interesse per la protezione dei dati”.


killer su commissione

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La fase successiva prevedeva la diffida, inviata dall’avvocato per conto di I., con la quale si chiedeva un risarcimento danni per violazione del diritto alla privacy, dietro minaccia di costosissime azioni legali. In alternativa, l’avvocato proponeva un “patteggiamento” forfettario a 170 € (una somma evidentemente studiata per essere accessibile per i piccoli commercianti e professionisti che i due sceglievano come vittime), in cambio della quale I. avrebbe rinunciato a perseguire il presunto colpevole della violazione.

Secondo i dati del sito anwalt.de, lo studio legale L. avrebbe già inviato oltre 10.000 diffide di questo genere e solo alla procura di Berlino risultano almeno 2000 casi in cui le vittime hanno pagato la somma richiesta. Sembra anche che, in un caso, avvocato e cliente abbiano cercato di far valere le loro ragioni anche in tribunale, ma senza successo.

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