Neonazismo e musica, un binomio raccontato per la prima volta

Nell’ultimo decennio, il Nationalsozialistischer Untergrund (NSU), gruppo terroristico neonazista, pare abbia ucciso almeno dieci persone e i media tedeschi non hanno mai smesso di parlarne. Un estremismo nativo della Germania sul quale il giornalista tedesco Thomas Kuban (falso nome) e il regista Peter Ohlendorf speravano di far aprire gli occhi, con il sofferto documentario “Blood Must Flow” (il sangue deve scorrere).

Thomas Kuban ha trascorso sei anni, infiltrato sotto copertura, a documentare la scena musicale neonazista, rimediando inviti ai concerti segreti e vestendosi come quello che lui stesso ha definito un “tipico maiale fascista”. Rischiando la vita ogni volta, Kuban catturava le immagini di braccia alzate nel saluto Sieg Hei, mostrando una fiorente scena musicale nonché una crescente sollecitudine alla violenza.

“Blood Must Flow”, il cui titolo è tratto da un brano suonato ripetutamente ai concerti, è stato proiettato al Berlin Film Festival 2012, ma sta ancora aspettando di ricevere l’attenzione di molti. Il documentario accende le luci sulla fiorente industria musicale neonazista, che ogni anno rilascia oltre cento nuovi album i cui testi cantano frasi oscene come “noi caghiamo sulla libertà di questa repubblica ebraica”, che gli auto-proclamati “guerrieri ariani” urlano esaltati ai concerti. Le etichette discografiche specializzate sono circa 30, sostenute anche da una fitta rete di negozi online che, insieme alla musica, vendono il merchandise.

Kuban e Ohlendrof lamentano però la mancanza di attenzione rivolta al documentario, che resta nascosto e ignorato. Il regista attacca la politica e la televisione, puntando il dito contro chi ha molto più interesse negli indici di ascolto e nell’estremismo religioso, piuttosto che concentrarsi su ciò che sta accadendo sotto i loro occhi. “Nessun canale televisivo tedesco ha scelto di trasmettere il documentario – dichiara Ohlendorf – e di sicuro non per colpa delle riprese spesso traballanti o della colonna sonora discutibile”.

“I politici sono giocattoli nelle mani dei neonazisti – afferma Kuban – In più d’una conferenza stampa del Bayerisches Staatsministerium des Innern ho domandato cosa stessero facendo i politici per fermare questi estremisti, ma sono sempre stato ignorato e la discussione è continuata per la sua strada”.

Secondo il regista tedesco, la polizia, che nel documentario ha un ruolo di primo piano, è troppo passiva quando si tratta di neonazisti e spesso le loro azioni si riducono ad atti simbolici.

Il livello di pericolosità è alto e l’estremismo neonazista rischia di diventare mainstream, perché a partecipare ai concerti non ci sono solo gli skinheads, ma anche intellettuali, è questo uno dei lati più scioccanti. La musica è utilizzata attivamente per il reclutamento di giovani tedeschi, che avviene soprattutto nei paesi, dove spesso c’è poco altro da fare, e inizia offrendo una birra gratis e della musica dal vivo.

“Vietare l’NSU è solo un aspetto, ma ciò che è importante è il modo in cui bisogna combattere giorno per giorno la violenza di estrema destra“, continua Ohlendorf, che vede un modello positivo nelle forze di polizia di Berlino, la cui politica di tolleranza zero in materia di estremismo dovrebbe essere un modello per il resto della Germania.

Kuban, nel frattempo, rimane sotto copertura, dopo aver ricevuto minacce di morte da parte dei neonazisti.

BLOOD MUST FLOW – una clip dal documentario