Interviste

Dalla Sardegna a Berlino, il mosaico musicale degli Hoo

Nel seminterrato del Möbelfabrik, una vecchia fabbrica del Mitte di Berlino, tra alti soffitti a volta e stanze labirintiche, l’aria è usurata e industriale, il suono però ha un sapore nuovo, è fresco e diretto: sono gli Hoo. Un cocktail di suoni che nasce dal funky, passando per il jazz e l’hip hop, il tutto condito con tanto groove.

Questa nuova formazione condensa in sè un mix esplosivo di generi e di varie influenze. La musica degli Hoo non si lascia definire, ma riflette le diverse origini dei quattro componenti. Tristano Pala (flauto e voce) e Uele Carboni (basso), dopo aver lasciato la Sardegna, si immergono nel panorama musicale berlinese, che già da un anno li vede impegnati su due fronti, da una parte con il loro progetto originario dei Funkey, e dall’altra con gli Hoo, che nasce per pura casualità dall’incontro col tastierista parigino Anthony Malka e il batterista russo Alex Sitnikov.

Anthony stava preparando un concerto con un musicista londinese, che solo due giorni prima dall’esibizione decide di abbandonare il progetto: «Mi sono ritrovato da solo, ma volevo comunque suonare, così ho chiesto a Tristano di improvvisare qualcosa insieme. L’avevo conosciuto da poco, durante un’esibizione dei Funkey, già da allora era nato in me il desiderio di suonare con loro, per questo ho colto l’occasione e anche se non avevamo nulla di pronto abbiamo fatto una grande performance». A febbraio del 2012 nascono quindi gli Hoo, e iniziano subito a suonare in diversi locali come l’Acud, il Kaffe Burger, il Badehaus, il NHOW Hotel e al Chester’s Music Inn, dove vincono il concorso In Your Face ’12. Il loro primo EP: Hoo Nose?, registrato in uno studio privato nella Friedrichshain, racchiude cinque brani: Endstation ,Finti Gangsta, Le Voyage Immobile, Guêpe Ride, The Magic Roundabout, che possono essere ascoltati sulla loro pagina Soundcloud.

«Il nostro gruppo mette insieme esperienze diverse, storie che vengono dall’Est e dall’Ovest, siamo un mix internazionale, ma tutti quanti portiamo con noi un background funky, è questo che ci unisce e quando suoniamo entriamo in una sintonia perfetta», così Tristano ed Anthony raccontano di questa nuova esperienza, ponendo l’accento su ciò che è davvero importante : «Noi non abbiamo un messaggio politico, ciò che ci interessa è fare musica, pure Musik».

Intervistati dal Sardisches Kultur Zentrum di Berlino , viene fuori la nostra curiosità di sapere se nella loro musica siano presenti elementi di sardità: «Nei testi che scrivo in italiano ogni tanto uso anche espressioni idiomatiche o regionalismi, ma per quanto riguarda la musica non ci sono sonorità che rimandino alla tradizione sarda, è naturale però che nella musica esprima le mie esperienze che sono legate inevitabilmente alla Sardegna», spiega Tristano Pala, che un anno fa decise di prendere la via di Berlino, consapevole che la realtà sarda non gli avrebbe offerto in egual misura la possibilità di sperimentare a fondo soluzioni musicali nuove.

Inoltre aggiunge: «Avevo deciso di partire, ma non sapevo esattamente dove andare, alla fine scelsi Berlino perché un mio caro amico musicista me ne aveva parlato in maniera quasi magica, una città che allo stesso tempo possiede tutti vantaggi di essere una grande città, con tante opportunità di svago, come musei o locali, ma dove non trovi il caos tipico delle grandi metropoli come Londra, assomiglia di più ad un piccolo centro, essendo tutto molto rilassato, così anche le persone non ti passano davanti senza vederti». É proprio questo il motivo che rende Berlino una città in cui le grandi distanze non spingono a perdersi, ma si ritrovano caratteristiche familiari, come la ricerca di un contatto umano nella gente o la tranquillità delle strade la domenica, modi di vivere che sono comuni anche ai sardi e che in certi momenti ti danno la sensazione di non essere poi così lontano da casa.

Quando li senti suonare dal vivo gli Hoo hanno un carisma che ti trascina, la loro musica è fresca e solare e non sai più se questa energia venga dal sole dalla Sardegna o se nasca dalla fusione multiculturale della band, ciò di cui siamo certi è che il ritmo contagia il pubblico quasi come un virus, come spiega Tristano: «Per me il vero artista ha la stessa libertà di un bambino, esprime la stessa gioia, e questo può agire davvero come un virus sulla gente. La felicità non può derivare dai soldi o dal potere, viviamo in un mondo che a volte mi sembra più simile ad una gabbia, dove la gente decide di chiudersi dentro e gettare la chiave, seguendo uno schema dettato dalla convenzioni sociali o dalle logiche del potere, dimenticandosi da dove viene. Il musicista o l’artista invece conservano quella freschezza dell’essere giovani, è questo il sentimento che voglio esprimere con la mia musica, il desiderio di sentirsi liberi dalle inibizioni del mondo adulto, e ritrovare nella musica quella stessa gioia che i bambini provano nel gioco».

di Raffaella Enis

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