Graues Kloster: le rovine del convento di San Francesco a Berlino
Testo e disegno di Paolo Brasioli
Il 3 ottobre del 1226 moriva, a quarantacinquenne, Giovanni di Pietro di Bernardone, che come mistico, religioso e poeta viene ricordato come San Francesco d’Assisi. Il 4 ottobre se ne festeggia la ricorrenza quale Santo Patrono d’Italia. In quel momento storico di Berlino, che ufficialmente viene nominata la prima volta solo undici anni dopo nel 1237, non se ne ha nessuna testimonianza. Ma mirabilmente, già poco tempo dopo, dalla falde del lontanissimo Monte Subasio in Umbria, dei frati francescani diretti verso il profondo e vasto nord Europa, frequentato allora da popolazioni slave, fondarono qui nel 1249 il primo convento francescano, proprio sulla via cittadina che dal Neuen Markt (la zona antistante la Marienkirche) finiva al Roland Ufer, in direzione della ampia ansa del fiume Spree. La chiesa, costruita in più ampliamenti poi tra XII e XIV secolo, con grossi mattoni rossi e un’ampia unica navata centrale, in linea con lo stile degli ordini monastici predicatori, si caratterizzava per gli archi ogivali e le volte a crociera. Curioso è che il convento nella lingua comune è sempre stato, e lo è ancora oggi, identificato come “Graues Kloster“, richiamando nel nome il colore grigio della tonaca dei frati francescani che qui risiedevano e che vari secoli operarono.
San Francesco e la presenza francescana nella capitale tedesca
Successivamente, nel 1539, la Riforma di Martin Lutero (1483-1546) si espande nel Brandeburgo, e Gioacchino II Hohenzollern (1505-1571), convertendosi presso la Nikolaikirche di Spandau, estende ed impone il culto riformato in tutta la Marca, Berlino compresa. Pertanto, il convento francescano venne prima “sciolto” e quindi secolarizzato. L’ultimo frate dell’Ordine ad abitare nelle sue mura morirà nel 1571, oltre tre secoli dopo la fondazione. Nel 1574 il complesso divenne un ginnasio, il “Berlinisches Gymnasium zum Grauen Kloster“.
Il convento tra Riforma protestante e secolarizzazione
Ma di quel periodo rimane ben poco, conseguentemente ai bombardamenti alleati durante la Seconda Guerra Mondiale, che inflissero numerosi ed irreparabili crolli e danni. Una ricostruzione dei locali era impensabile, e nel giugno del 1968 il Governo di Berlino Est decise di radere al suolo i resti del Graues Kloster. Motivo per il quale oggi di esso non rimangono che poche rovine, che, è bene sottolineare, sono tra le più antiche della città. Il troncone della navata della chiesa si erge dinnanzi ai nostri occhi solitario e a cielo aperto, trovandosi occasionalmente in disparte rispetto al traffico cittadino, protetto e custodito nel suo scenografico isolamento da una barriera ombrosa di alberi. Esso rappresenta una pausa urbana, che forte vibra nell’animo dei visitatori richiamando ai tempi antichi. Non a caso questo suggestivo spazio urbano viene molto spesso utilizzato come sede di installazioni artistiche concettuali.
Danni, distruzione e ricostruzione: il Graues Kloster nel XX secolo
Questo rudere ha davvero in sé, proprio nel trovarsi in questo stato, un’espressività poetica che lo lega al mondo circostante, all’universo intero, da dove contemplare “tutte le creature”. Un’architettura francescana che forse, proprio per il suo non essere più meramente funzionale, detiene la forza di comunicare appieno tutto il messaggio e invitare alla contemplazione. Qui di giorno “Frate Sole… raggiante” brilla attraverso le finestre. La notte “Sora Luna e le Stelle” appaiono tra le volte, mentre “Frate Vento e l’Aria” ne accarezzano i volumi.
Rovine e memoria: il significato poetico e culturale del sito oggi
Richiamare alla mente ed al cuore dei molti turisti e frequentatori italiani della capitale tedesca, che una volta questo fosse un luogo di preghiera legato all’insegnamento ed alla regola dettata dal “vero primo italiano” San Francesco, e che fu sempre fortemente legato alla città di Assisi e all’Italia, è davvero sorprendente. Diviene pertanto preziosa occasione e stimolo per capire, con fede e con curiosità storica, l’anima antica di Berlino, e per augurare universalmente a tutti… proprio da qui… “Pax et Bonum” (Pace e Bene)!
L’autore: Architetto Paolo Brasioli – quattro | architectura
Provenendo da una famiglia di artisti veneti, Paolo Brasioli è stato influenzato presto dal ricco patrimonio culturale e artistico italiano. Fondamentale è stata l’influenza di suo padre, Alfredo Brasioli, rinomato fumettista, illustratore e grafico italiano.
Il suo lavoro fino ad oggi si è concentrato sulla costruzione di hotel di alta qualità e sull’interior design per abitazioni, hotel e strutture di gastronomia e benessere, così come sulla creazione di mobili, lampade, accessori e arte.
Ha lavorato con rinomate compagnie e gruppi alberghieri come Best Western, Crowne Plaza, Falkensteiner, Hilton, Hyatt, Le Meridien, Leonardo Hotels, Marriott, NH Hotels, Rocco Forte Hotels e Sheraton. Molte delle sue creazioni sono state esposte in rinomate fiere d’arte e di design.
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