Omofobia in una scuola elementare di Berlino. Gli alunni al maestro “disgustoso, andrà all’inferno”

Poco tempo fa abbiamo raccontato una storia simile: quella di una docente italiana insultata dai suoi studenti in modo razzista in una scuola secondaria di Berlino. Un episodio quasi identico si è verificato ora con un altro insegnante, ma questa volta il motivo della discriminazione è l’orientamento sessuale e gli studenti sono ancora più giovani: frequentano appena le elementari. Un docente berlinese ha infatti denunciato di essere stato oggetto di insulti omofobi all’interno dell’istituto scolastico dove prestava servizio. La vicenda, riportata inizialmente dalla Süddeutsche Zeitung e poi da diversi quotidiani tedeschi, ha coinvolto Oziel Inácio-Stech, insegnante quarantatreenne di una scuola elementare nel distretto berlinese di Moabit.
Il docente, che si occupa del sostegno agli alunni con necessità educative speciali, aveva reso pubblica la propria omosessualità per la prima volta poco prima della pandemia e le reazioni non erano state positive: “lo dico a tutta la scuola”, avrebbe dichiarato una bambina. Con la chiusura delle scuole, però, il tema era scivolato in secondo piano e, per la natura stessa della scuola elementare, gli alunni erano cambiati. Circa diciotto mesi fa, il docente si è presentato con il suo compagno a un evento scolastico. Secondo quanto riferito dalla SZ, questo avrebbe scatenato una serie di comportamenti ostili da parte di alcuni studenti. Le offese sarebbero legate soprattutto ai convincimenti religiosi delle famiglie degli alunni.
L’istituto presenta infatti una composizione studentesca caratterizzata da un’elevata presenza di minori provenienti da famiglie con origini migratorie, che raggiunge il novantacinque per cento del totale degli iscritti.
Insulti omofobi e minacce
I comportamenti descritti dall’insegnante includono insulti ripetuti, con frasi denigratorie rivolte alla sua persona e al suo orientamento sessuale. Gli studenti avrebbero manifestato atteggiamenti di rifiuto, evitando di accettare cibo o bevande dalle sue mani e definendolo “impuro”, “disgustoso” o dicendogli che andrà “all’inferno”. Le intimidazioni si sarebbero estese fino a minacce di carattere fisico e affermazioni secondo cui l’omosessualità dell’insegnante sarebbe da considerarsi una forma di odio verso le donne.
Alcuni bambini, ha precisato Inácio-Stech, hanno continuato a trattarlo con rispetto e affetto, ma l’enormità delle reazioni di odio ricevute lo ha comunque traumatizzato a tal punto da impedirgli di continuare a svolgere il suo lavoro.
Le accuse del docente alla scuola elementare di Berlino: non hanno fatto nulla per contrastare l’omofobia
Il docente è inoltre profondamente insoddisfatto del comportamento dell’amministrazione dell’istituto stesso, accusata di non averlo supportato in nulla. La direzione avrebbe invece formalizzato accuse nei suoi confronti, sulla base di segnalazioni pervenute da genitori e da un collega, culminate in una denuncia per presunto comportamento inadeguato verso gli alunni. Le contestazioni mosse riguardavano osservazioni sull’abbigliamento degli studenti e presunte coercizioni relative al consumo di cibo e bevande. Inácio-Stech ha spiegato di aver semplicemente suggerito a una studentessa di coprirsi maggiormente durante una giornata particolarmente fredda e di aver consigliato a un alunno, apparso particolarmente pallido e affaticato durante il periodo del Ramadan, di idratarsi bevendo acqua.
Un ulteriore rilievo concerneva la distanza fisica mantenuta con i minori durante una lezione in cui aveva mostrato contenuti video attraverso il proprio dispositivo mobile, sedendosi a terra insieme agli studenti. Le indagini condotte dalle autorità competenti hanno portato all’archiviazione del caso, con testimonianze favorevoli fornite da colleghi e alunni che hanno scagionato il docente da tutte le accuse formulate.
L’episodio ha comportato gravi conseguenze sulla salute psicofisica dell’insegnante, che ha sviluppato disturbi d’ansia e attacchi di panico, rendendo necessario un percorso di sostegno psicologico e l’impossibilità di continuare l’attività lavorativa.