Charlotte von Mahlsdorf: breve viaggio nella vita di una delle più grandi icone queer della storia di Berlino

Di Roberta Chimera
Una moneta scivola argentina nella piccola feritoia di quello che sembra un grosso armadio piuttosto ingombrante. Qualche secondo di esitazione e all’improvviso esplode il suono di un’orchestra che invita al ballo a colpi di grancassa. Impossibile non lasciarsi trascinare dall’allegria del gioco di suoni che esce dal più prepotente e festoso di tutti i 127 automi musicali esposti al Gründerzeitmuseum. Il Museo ha sede nella casa padronale di Mahlsdorf, una villa ottocentesca con parco che nel 1958 viene sorprendentemente destinata alla demolizione. Ma ci sarà qualcuno che riuscirà a salvare la villa, una figura straordinaria della storia della Germania del XX secolo. Charlotte von Mahlsdorf.
Agli albori del Terzo Reich

Nasce a Berlino il 18 marzo 1928 con il nome di Lothar Berfelde, in una famiglia tedesca della classe media. La Germania è reduce dalla sconfitta della Prima Guerra Mondiale e sta attraversando un periodo di forte instabilità politica ed economica, che diventa terreno fertile per l‘ascesa di Hitler.
Sin da giovane, Lothar si sente diverso dai suoi coetanei maschi e si identifica piuttosto come ragazza. Non le piace giocare a calcio e rifiuta il modello maschile autoritario e violento del padre, che vuole invece fare di lui un vero soldato sul modello ariano che nel frattempo si è affermato con successo. Il suo unico interesse è una grande passione per gli oggetti d’antiquariato, passione che suo padre disprezza e ostacola in tutti i modi, ma che Lothar continua a coltivare, grazie anche alla protezione dello zio, che invece la alimenta. All’età di 18 anni Lothar ha già collezionato l’arredamento completo di cinque stanze.
Il conflitto con il padre si inasprisce sempre di più. Nel tentativo di sviluppare nel figlio qualità sportive degne del Reich, il padre obbliga Lothar un giorno a tuffarsi nelle acque gelide di un lago. Lothar perde coscienza e precipita verso il fondo. Si salva solo grazie all’intervento del bagnino della spiaggia che ha osservato la scena da lontano e accorre in suo soccorso.
La guerra
Durante la Seconda Guerra Mondiale la sua opposizione al regime nazista diviene chiara ed oggetto di nuove costanti e violente discussioni con il padre.
All’età di 16 anni, in un drammatico episodio di violenza domestica, Lothar uccide il padre, che vuole costringerlo ad arruolarsi nella Wehrmacht. Viene immediatamente internato in un riformatorio nazista, ma riesce a sopravvivere fino alla fine della guerra e viene liberato con un’amnistia.
L’Identità di Charlotte
Dopo la guerra, Lothar abbraccia pienamente la sua identità femminile, adottando il nome di Charlotte von Mahlsdorf e vivendo apertamente come donna in una Germania ancora profondamente conservatrice. Nel clima repressivo della Repubblica Democratica Tedesca, RDT, Charlotte trova il modo per sfuggire alla sorveglianza dello Stato diventando restauratrice di mobili e collezionista di oggetti d’epoca. Questa passione la porta alla fondazione del Gründerzeitmuseum nel quartiere di Mahlsdorf, allora Berlino Est, nel 1960.

Un museo unico al mondo
Il Gründerzeitmuseum ospita una collezione di arredamento del periodo guglielmino, il regno dell’imperatore Guglielmo II, che va dal 1890 al 1918, dalle dimissioni del cancelliere Otto von Bismarck sino alla fine della prima guerra mondiale.
Ogni singolo oggetto del museo è stato raccolto, pulito e restaurato da Charlotte, spesso salvandolo dalle immondizie. Grazie a lei trova la salvezza anche il Mulackritze, il bar clandestino che durante la Repubblica di Weimar è il rifugio degli outsider berlinesi. Al Mulackritze si incontravano celebrità della vita culturale berlinese come Gustaf Gründgens, Marlene Dietrich e Claire Waldoff, così come personaggi della malavita, come il gangster Adolf Leib, capo dell’organizzazione criminale Immertreu. Quando viene deciso che l’edificio che lo ospita sarà demolito, Charlotte trasporta nel suo museo l’intero arredamento e ne ricostruisce l’atmosfera. Le sale del museo ed il nuovo Mulakritze diventano nuovamente uno spazio di resistenza culturale per artisti, intellettuali, dissidenti politici e membri della comunità LGBTQ+, che al museo si incontrano in piena libertà.
La sua posizione pubblica e il suo rifiuto di conformarsi ai dettami dello Stato socialista mettono, però, Charlotte spesso in pericolo. Negli anni ’70 viene perseguitata dalla Stasi, il servizio segreto della RDT, e costretta a collaborare con loro per evitare arresti e chiusure forzate del museo.

L’abbandono
La sua posizione pubblica e il suo rifiuto di conformarsi ai dettami dello Stato socialista mettono, però, Charlotte spesso in pericolo. Negli anni ’70 viene perseguitata dalla Stasi, il servizio segreto della RDT, e costretta a collaborare con loro per evitare arresti e chiusure forzate del museo.
Dopo la caduta del Muro di Berlino nel 1989 e la riunificazione della Germania, Charlotte diventa un simbolo della lotta per la libertà individuale. Il suo museo continua ad essere un luogo di incontro e memoria storica, attirando visitatori da tutto il mondo e nel 1992 le viene conferita la Croce al Merito della Repubblica Federale di Germania per il suo impegno nella conservazione della storia culturale tedesca.
La sua lotta per i diritti individuali è però puntellata da insulti quotidiani e azioni violente. Nel 1992 un gruppo di neonazisti irrompe al museo una notte durante una festa, distruggendo mobili e oggetti e ferendo gravemente diversi ospiti della festa. L’episodio porta Charlotte alla decisione di abbandonare definitivamente Berlino e nel 1996 si trasferisce in Svezia.
L’autobiografia e il film su Charlotte von Mahlsdorf
Sempre nel 1992 Charlotte scrive la sua autobiografia “Ich bin meine eigene Frau” (“Io sono la mia signora”).
Durante la scrittura del libro, il regista Rosa von Praunheim decide in accordo con Charlotte, di girare una docufiction sulla sua vita, con lei fra i protagonisti e il film vince nel 1993 il Premio Fipresci al Festival Internazionale di Rotterdam. Insieme a Charlotte, von Praunheim è una leggenda della scena queer berlinese. Dopo l’uscita nel 1971 del suo film “Non è l’omosessuale ad essere perverso, ma la situazione in cui vive”, viene considerato ufficialmente l’iniziatore e cofondatore del movimento politico gay e lesbico nella Repubblica Federale Tedesca.
Il 31 maggio alle 20, Charlotte ritornerà brevemente fra noi nel film e nelle parole del regista. Il Klick Kino di Charlottenburg proietterà il film “Ich bin meine eigene Frau” e Rosa von Praunheim, ospite d’onore della serata, parlerà di uno dei simboli più amati dalla scena queer berlinese, un’icona della resistenza contro l’oppressione politica e sociale: Charlotte von Mahlsdorf.
Quando: 31 maggio, ore 20:00
Dove: Klick Kino, Windscheidstr. 19, 10627 Berlin (S-Bahn Charlottenburg, U7 Wilmersdorfer Straße, U2 Sophie-Charlotte-Platz)
Ospite: Rosa von Praunheim