Polizia uccide 70enne a Dortmund. I testimoni: “non doveva morire”

A Dortmund, l’uccisione di Najib Boubaker, un 70enne di origine tunisina colpito da un proiettile sparato dalla polizia, solleva interrogativi sulla dinamica dell’intervento. Venerdì scorso, gli agenti hanno aperto il fuoco contro Boubaker davanti alla sua abitazione nel quartiere di Scharnhorst, colpendolo all’addome e causandone il decesso.
Discrepanze tra il comunicato ufficiale e le testimonianze
Secondo il comunicato stampa diramato dalle autorità, gli agenti erano intervenuti in supporto a un’operazione dei servizi di emergenza. La polizia ha descritto inizialmente la vittima sostenendo che Boubaker fosse violento e aggressivo e che stesse aggredendo gli agenti con un coltello. Tuttavia due testate tedesche, ND e WDR, riportano dichiarazioni dei vicini e dei testimoni oculari che presentano una versione dei fatti differente rispetto a quella fornita dalle autorità.
Il procuratore Felix Giesenregen ha dichiarato al giornale locale Ruhrnachrichten che l’uomo avrebbe assunto un atteggiamento “ostile nei confronti dei paramedici”. Secondo le ricostruzioni, il personale dell’ambulanza, che era stato chiamato perché Boubaker aveva avuto delle crisi epilettiche – disturbo del quale soffriva – consigliavano il ricovero, ma l’uomo manifestava la volontà di rimanere nella propria abitazione.
La versione della polizia sull’uccisione del 70enne a Dortmund
La procura afferma che Boubaker, mentre si trovava ancora nell’appartamento, “ha afferrato un coltello da cucina”, circostanza che ha indotto i paramedici ad abbandonare l’abitazione e richiedere l’intervento della polizia. Quando gli agenti sono giunti sul posto, la Boubaker si è rivolto a loro nel giardino antistante l’edificio.
Secondo la versione ufficiale, la vittima si sarebbe avvicinata agli agenti brandendo un coltello. Dopo essere stato minacciato dell’uso di armi da fuoco, l’uomo si sarebbe allontanato in direzione dell’abitazione per poi tornare verso gli aventi “a passo veloce”. In particolare, i vicini contestano questa affermazione: Najib Boubaker, oltre ad avere 70 anni, aveva anche difficoltà di deambulazione e zoppicava vistosamente, a causa di un vecchio incidente in moto. Inoltre, dopo le crisi epilettiche era molto debilitato e quindi barcollava.
Le testimonianze dei vicini: “Nahib Boubaker non era violento, non doveva morire così”
I vicini contraddicono fermamente la rappresentazione pubblica della vittima fornita dalle autorità. Il pensionato, dicono, non era affatto un violento: era anzi gentile e disponibile, piuttosto fragile. Secondo i testimoni oculari, ci sarebbero stati molti modi diversi di gestire la situazione, senza ricorrere alle armi da fuoco.
Secondo quanto riportato, Boubaker era un appassionato motociclista e cittadino tedesco da molti anni, molto conosciuto nel complesso residenziale di Scharnhorst. Era noto anche per i suoi problemi di salute, evidenti proprio nella sua difficoltà a camminare. All’inizio dell’anno sarebbe stato ricoverato in ospedale per diverse settimane e sembra che non desiderasse ripetere l’esperienza.
Le bodycam erano spente
Il procuratore ha confermato che diverse armi d’ordinanza sono state puntate contro Boubaker e, secondo le dichiarazioni del vicinato, la sua abitazione sarebbe stata circondata. I testimoni si sono interrogati sul motivo per cui non sia stato utilizzato prioritariamente lo spray al peperoncino. Il pubblico ministero ha confermato: a sua conoscenza, vi è stata solo la minaccia di utilizzare armi da fuoco, non spray al peperoncino o taser. Secondo quanto riferito dalla procura, all’intervento hanno partecipato quattro agenti di polizia, tutti con le armi puntate contro il settantenne. Le autorità non dispongono di registrazioni video dell’accaduto e le bodycam degli agenti non erano attive, circostanza che il procuratore Giesenregen non ha motivato.
Un testimone ha riferito che la polizia ha impedito ai conoscenti di Boubaker, che si erano offerti di parlargli per cercare di calmarlo, di intervenire per aiutare a disinnescare la situazione, convincendolo a deporre il coltello. Un altro testimone ha descritto l’operazione come caratterizzata da “urla isteriche” da parte della polizia, utilizzando le parole “un asilo, non professionale”.
Le indagini in corso
Per ragioni di “neutralità”, come avviene abitualmente in questi casi, le indagini sono state affidate all’autorità di polizia della vicina Recklinghausen. Una procedura analoga era stata seguita dopo l’uccisione del giovane rifugiato senegalese Mouhamed Dramé, sempre a Dortmund, due anni fa, caso che aveva suscitato attenzione a livello nazionale.
Nel caso di Dramé, tutti gli agenti accusati sono stati assolti nel dicembre 2024.