
Lieferando è il più noto servizio di consegne in Germania, l’incarnazione tedesca del marchio Just Eat. L’azienda madre è olandese, ma possiede diversi marchi in Europa e tutti si caratterizzano per alcuni tratti distintivi: il colore arancione, lo stesso jingle pubblicitario e, naturalmente, l’offerta di servizi di consegna per la ristorazione a domicilio a prezzi competitivi. Negli ultimi anni, il riconoscimento dei diritti lavorativi degli addetti alle consegne (i cosiddetti “rider”) e l’acquisizione di diritti fondamentali come il salario minimo sono stati fra le più importanti conquiste sindacali in occidente, fino a diventare un simbolo della lotta al nuovo precariato. Ora, in Germania, queste conquiste potrebbero essere parzialmente a rischio.
Esternalizzazioni: i rider di Lieferando temono di perdere i diritti acquisiti
I corrieri di Lieferando, infatti, dopo aver ottenuto contratti stabili e la costituzione di un consiglio di fabbrica, si trovano a fare i conti con la crescente preoccupazione per un possibile cambio di rotta ai vertici dell’azienda. Il timore nasce dall’introduzione di un nuovo modello organizzativo sperimentale a Berlino, che potrebbe prefigurare un progressivo ricorso all’esternalizzazione.
A intimorire è la recente introduzione del cosiddetto “sistema dei partner di flotta” nel distretto di Spandau. Con questa modifica, Lieferando ha affidato le consegne a un’azienda esterna, costringendo i propri autisti a scegliere tra il trasferimento in altri quartieri o il passaggio al subappaltatore Fleetlery, che gestisce ora la zona. In sostanza, la scelta è fra turni di lavoro molto più faticosi, con percorsi molto più lunghi e un numero inferiore di ordini, e il passaggio a un nuovo datore di lavoro, che non è vincolato da nessuno degli accordi sindacali accettati da Lieferando/Just Eat e che paga a consegna, invece che riconoscere un salario fisso e un contratto stabile. Il rischio, per chi si rifiutasse, potrebbe essere perfino la risoluzione del contratto.
Il “modello austriaco” che non dovrebbe essere applicato in Germania
La testata berlinese rbb24 ha coperto la notizia e contattato l’azienda, che si è limitata a definire la collaborazione con aziende partner una prassi consolidata nel settore. L’azienda ha precisato che si tratta di un progetto limitato e sperimentale, senza impatti sull’attuale modello di impiego diretto in Germania. Lieferando non ha però commentato le condizioni offerte da Fleetlery – che, a sua volta, non ha risposto in materia.
Attualmente, la maggior parte degli ordini della piattaforma viene gestita dai ristoranti stessi, con i propri corrieri. Soltanto una parte delle consegne è effettuata da autisti dipendenti di Lieferando. Proprio questi ultimi temono che l’esperimento in corso possa estendersi ad altre aree, compromettendo i diritti ottenuti. Oltre al salario minimo indipendente dal numero di consegne, i lavoratori assunti godono di una rappresentanza tramite il consiglio di fabbrica, un’eccezione nel panorama delle piattaforme di delivery.
Sonja Engel, consulente presso il servizio di consulenza del lavoro Arbeit Gestalten e autrice di uno studio commissionato dal Senato di Berlino sul settore, ha segnalato criticità diffuse nelle aziende di consegna: dalle irregolarità nei turni e negli orari alle interruzioni di contratto improvvise, passando per la trattenuta dei salari e delle ferie. Anche la questione previdenziale resta aperta per molti lavoratori.
Engel ha ribadito che la presenza di un comitato aziendale rappresenta un elemento distintivo e protettivo per i dipendenti di Lieferando, e che le condizioni offerte dai subappaltatori risultano generalmente peggiori.
E d’altra parte non stupisce che Just Eat, fra i cui azionisti principali figurano società di investimento come Black Rock e UBS Group, si allinei ai modelli organizzativi già adottati da altri colossi del settore delle consegne, come Wolt, Uber Eats e Amazon, che sono basati sull’esternalizzazione dei costi e dei rischi tramite subappalti ad aziende che trattano come “lavoratori autonomi” quelli che in realtà sono dipendenti privi di diritti, previdenza sociale, tutele sindacali e stabilità contrattuale. Il caso dell’Austria viene indicato come esempio emblematico: Lieferando, nella sua sezione austriaca, ha sciolto i contratti con quasi mille addetti alle consegne, offrendo in cambio forme di collaborazione “autonoma”. L’azienda ha precisato che il ramo austriaco è distinto da quello tedesco e che in Germania non sono previste misure simili.
La normativa europea sul “falso lavoro autonomo”
Nel contesto europeo, una nuova direttiva approvata nel dicembre 2024 si propone di uniformare le condizioni di lavoro nel settore delle piattaforme digitali. In Germania, tuttavia, non è ancora stata recepita. Engel auspica che l’implementazione sia strutturata in modo da limitare le possibilità per le piattaforme di aggirare i diritti dei lavoratori.
Un punto centrale della normativa europea sul lavoro riguarda il riconoscimento del “falso lavoro autonomo”, una condizione diffusa nelle attività basate su app. Attualmente, la responsabilità di dimostrare l’esistenza di un rapporto di lavoro subordinato ricade sul lavoratore. La nuova direttiva prevede un’inversione dell’onere della prova, imponendolo al datore di lavoro. Inoltre, stabilisce che l’attività su piattaforma debba essere considerata impiego dipendente, salvo prova contraria.
Il consiglio di fabbrica di Lieferando, recentemente rinnovato, si sta già attrezzando in vista di futuri confronti.