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USA frenano le forniture di armi a Israele. La Germania farà lo stesso?

Il dibattito relativo alle esportazioni di armi dalla Germania verso Israele è forse il più teso del Paese, in questo momento – e la Germania non è certamente un caso unico in occidente. Le proteste contro il supporto militare al governo di Netanyahu, infatti, si fanno sempre più veementi, sia in ambito parlamentare che sotto forma di azioni che hanno luogo nella società civile. In queste ore sembra profilarsi l’unica svolta effettivamente possibile, o almeno l’unica che possa avere un peso decisivo sulle decisioni del governo tedesco: un cambio di politica da parte di Washington. Secondo quanto riferito da fonti presidenziali, infatti gli Stati Uniti avrebbero minacciato di tagliare le forniture di armi a Israele in caso di un’invasione di Rafah e avrebbero già addirittura iniziato a trattenere le consegne. Sui media tedeschi (il primo a dare la notizia è stato il Tagesspiegel) si specula sulla possibilità che una decisione in tal senso da parte del presidente americano Biden possa fungere da “modello” per il governo Scholz.

La Germania è il secondo maggiore fornitore di armi a Israele

La Germania, che attualmente è il secondo principale fornitore di armamenti a Israele dopo gli USA, si è già trovata a dover fronteggiare accuse pesanti, tanto da parte dell’opposizione interna quanto a livello internazionale. Di recente, per esempio, il Nicaragua aveva mosso al governo di Berlino accuse esplicite di “favoreggiamento del genocidio” dei Palestinesi e aveva portato il caso di fronte alla Corte di Giustizia Internazionale.

Scholz a Washington
Il cancelliere tedesco Olaf Scholz (a sinistra) e il presidente americano Joe Biden (a destra) alla conferenza stampa congiunta nella sala est della Casa Bianca a Washington, 7 febbraio 2022. Foto: EPA-EFE/MICHAEL REYNOLDS

Come si comporterà, adesso, il governo tedesco? Davanti alla Corte di Giustizia, i rappresentanti tedeschi avevano sottolineato come le esportazioni di armi fossero diminuite drasticamente dopo ottobre 2023 e come le ultime licenze riguardassero equipaggiamenti che difficilmente potevano essere utilizzati per commettere crimini di guerra, come per esempio sistemi radar. Allo stato attuale delle cose, però, non vige nessun divieto ufficiale rispetto all’esportazione né di attrezzature di difesa né di armi da guerra verso Israele.

E, anche qualora le consegne di armi vere e proprie fossero state effettivamente ridotte o sospese, le forniture tedesche precedenti sono comunque ancora in uso. Secondo quanto riportato da ARD, per esempio, l’anno scorso la Germania avrebbe inviato a Israele 3.000 bazooka, molti dei quali sarebbero ancora in uso.

A favore di un blocco completo delle forniture militari si è pronunciata Janine Wissler, leader di Die Linke, che, in una dichiarazione al Tagesspiegel, ha esortato il governo a seguire l’esempio degli USA e ha caldeggiato un embargo sulle armi come elemento di dissuasione internazionale rispetto all’invasione di Rafah. “A differenza dei terroristi di Hamas” ha dichiarato Wissler “la popolazione civile di Gaza non ha commesso alcun crimine e non deve essere trattata come un avversario di guerra.”

Al momento, il governo non ha preso decisioni in tal senso. Rispondendo a una richiesta di informazioni da parte del medesimo quotidiano, un portavoce del Ministero dell’Economia ha dichiarato che eventuali licenze saranno concesse caso per caso, esaminando le singole situazioni.

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