Riforma delle pensioni a rischio: i giovani dell’Unione si rifiutano di approvarla
Le tensioni all’interno del governo tedesco non sembrano essere solo trans-partitiche, ovvero fra la componente di destra (CDU/CSU) e quella di centro-sinistra (SPD), ma anche trans-generazionali, all’interno dello stesso partito. Il primo banco di prova dell’unità della maggioranza potrebbe essere la ristrutturazione della previdenza sociale. La riforma delle pensioni in Germania potrebbe non vedere mai la luce. O almeno non nella forma attuale. Il gruppo dei giovani del partito cristiano-democratico, composto da diciotto deputati (non tanti, ma abbastanza da mettere in difficoltà la maggioranza al governo del voto), ha alzato le barricate contro il pacchetto previdenziale negoziato dalla coalizione nero-rossa, definendolo “Inapprovabile”. In un documento interno, che è stato citato in un articolo del settimanale Der Spiegel e in seguito in uno del quotidiano berlinese Tagesspiegel, emerge l’intenzione dei giovani cristiano-democratici di far naufragare la riforma a meno che questa non venga sostanzialmente modificata.
“La legge sociale più costosa del secolo”
Al centro della disputa c’è una questione apparentemente tecnica ma dalle implicazioni enormi. L’accordo di coalizione tra Unione e SPD stabilisce la stabilizzazione del livello pensionistico al 48% fino al 2031. Il disegno di legge proposto dal ministro del Lavoro Bärbel Bas (SPD), invece, spinge la programmazione anche oltre, con quello che potrebbe essere un impatto permanente. Secondo i giovani della CDU che hanno sollevato le principali obiezioni, questo significa fissare il livello delle pensioni all’1% sopra quanto previsto dalla normativa vigente, non solo fino al 2031, ma negli anni successivi, per sempre. Una modifica che sembra piccola sulla carta ma che genera conseguenze finanziarie mastodontiche: oltre 115 miliardi di euro solo tra il 2032 e il 2040.

“La legge sociale più costosa di questo secolo”, l’hanno definita i giovani parlamentari nella loro risoluzione. Pascal Reddig, presidente del gruppo, ha parlato a Der Spiegel di un “onere permanente di miliardi sulle spalle delle giovani generazioni” che risulterebbe semplicemente “inaccettabile”.
La sostenibilità della riforma delle pensioni
C’è poi la questione del cosiddetto fattore di sostenibilità – meccanismo tecnico che regola l’equilibrio tra contributi versati e prestazioni erogate. I giovani CDU accusano il governo di volerlo de facto neutralizzare attraverso “un aumento artificiale permanente del livello delle pensioni”. Questo tradirebbe la promessa contenuta nel contratto di coalizione di mantenerlo operativo.
Il gruppo sottolinea che già oggi, senza alcuna riforma, il contributo federale all’assicurazione pensionistica (ovvero la quota che lo stato aggiunge alla previdenza sociale, per garantire un livello dignitoso a tutte le pensioni del Paese) rappresenta un quarto dell’intero bilancio dello Stato. Aggiungere altri miliardi anno dopo anno appare ai giovani deputati come una fuga in avanti irresponsabile, a discapito delle giovani generazioni.
Inoltre, il disegno di legge anticiperebbe le decisioni della commissione pensionistica che deve ancora riunirsi, eliminando così “margine di manovra per negoziare un pacchetto complessivo equo per tutte le generazioni”.
La risposta dell’SPD
Non si è fatta attendere la risposta socialdemocratica. Dagmar Schmidt, politica sociale e vice presidente del gruppo parlamentare SPD, ha contrattaccato martedì mattina con dichiarazioni al Tagesspiegel che ribaltano completamente la prospettiva: “Pagare i contributi oggi per ricevere una pensione inferiore domani non è equità generazionale, è un inganno generazionale”.
Secondo Schmidt, i giovani deputati dell’Unione stanno negando proprio alla generazione che dicono di voler tutelare la sicurezza alla quale avrebbe diritto. Secondo Schmidt, se si facesse ciò che i giovani conservatori chiedono, dopo il 2032 le pensioni aumenterebbero più lentamente, per anni. “Ciò che garantiamo oggi verrebbe silenziosamente svalutato”, ha spiegato Schmidt, precisando che a pagare non sarebbero gli anziani ma proprio i giovani, in una società in cui le pensioni non sarebbero più al passo con il costo della vita.



