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Rivelazioni sulla pandemia: i servizi segreti tedeschi ipotizzavano l’origine del Covid in laboratorio

Secondo quanto riferito da due importanti testate giornalistiche in Germania, il servizio di intelligence estero tedesco (BND) avrebbe valutato con elevata probabilità che il coronavirus SARS-CoV-2, responsabile del Covid-19, sia originato da un incidente in un laboratorio cinese. Questa valutazione, risalente al 2020, sarebbe stata tenuta segreta dalle autorità governative tedesche. A riportare la notizia sono stati i quotidiani Süddeutsche Zeitung e Die Zeit, i quali riferiscono che il Bundesnachrichtendienst aveva elaborato un’analisi basata non solo su dati accessibili pubblicamente circa l’origine del Covid, ma anche su materiale riservato ottenuto tramite un’operazione di intelligence denominata “Saaremaa”. Questi documenti includerebbero informazioni scientifiche provenienti da istituti di ricerca cinesi, con particolare riferimento al Wuhan Institute of Virology.

Quest’ultimo centro di ricerca, considerato tra i principali istituti cinesi specializzati nello studio dei virus, avrebbe condotto ricerche anche sui coronavirus. Il materiale raccolto nell’operazione “Saaremaa” evidenzierebbe prove di esperimenti potenzialmente rischiosi, in cui virus presenti in natura sarebbero stati modificati artificialmente, oltre a documentare numerose violazioni delle norme di sicurezza all’interno della struttura.

Il governo conosceva il rapporto dei servizi segreti?

La valutazione del BND attribuiva alla teoria dell’incidente di laboratorio una probabilità compresa tra l’80 e il 95 percento, relegando a possibilità marginale l’ipotesi di un’origine naturale del virus, simile a quanto avvenuto con l’epidemia di SARS del 2002/2003.

Nonostante la rilevanza di queste informazioni, secondo la Süddeutsche Zeitung, la Cancelleria federale tedesca avrebbe deciso di non divulgare questa controversa valutazione. L’ex Cancelliera Angela Merkel, interpellata sulla questione, ha preferito non rilasciare dichiarazioni riguardo alla sua conoscenza del rapporto. Analogamente, l’ex Ministro della Cancelleria Helge Braun e il Segretario di Stato responsabile dei servizi di intelligence Johannes Geismann hanno declinato ogni commento.

Dopo l’insediamento del nuovo governo guidato da Olaf Scholz, il direttore del BND Bruno Kahl avrebbe nuovamente informato la Cancelleria. Tuttavia, né la Commissione parlamentare di controllo del Bundestag, preposta al monitoraggio dei servizi segreti, né l’Organizzazione Mondiale della Sanità sarebbero state messe al corrente della situazione.

Nuova valutazione nel 2023, ma il responso non è stato reso noto

Verso la fine del 2023, il governo tedesco oggi uscente ha commissionato una revisione delle scoperte del BND a un gruppo di esperti esterni. Da dicembre, un team di scienziati di alto profilo, tra cui il presidente dell’Istituto Robert Koch Lars Schade e il virologo berlinese Christian Drosten, sta esaminando la validità dei risultati per conto della Cancelleria. Ad oggi, non è stato ancora reso noto il responso finale di questa revisione.

Christian Drosten
Il virologo Christian Drosten, Direttore dell’Istituto di virologia dello Charité di Berlino, Foto: EPA-EFE/ANDREAS GORA / POOL

In risposta alle richieste di chiarimento avanzate dai media, un portavoce del governo ha dichiarato che “per principio, non commentiamo pubblicamente le questioni di intelligence”. Anche il BND ha mantenuto il silenzio sulla vicenda.

Negli Stati Uniti, l’amministrazione Trump ha ripreso le indagini su questa ipotesi. A gennaio 2025, il nuovo direttore della CIA John Ratcliffe ha modificato la valutazione dell’agenzia riguardo all’origine del coronavirus che ha causato la pandemia, sostenendo che, sulla base dei rapporti disponibili, un’origine legata alla ricerca fosse più probabile rispetto all’ipotesi di una zoonosi di origine naturale (cioè del passaggio del patogeno dall’animale all’uomo). Tuttavia, permangono notevoli incertezze su questa valutazione e le indagini proseguono. In precedenza, la CIA aveva affermato che le informazioni disponibili non erano sufficienti per determinare se il virus fosse passato da un animale all’uomo o se fosse il risultato di un incidente nel contesto di un laboratorio e quindi derivante esclusivamente dall’operato umano. Ratcliffe aveva già sostenuto in passato la teoria del laboratorio, accusando Pechino di occultare l’origine del virus.

I virologi tendono a credere che l’origine del Covid sia naturale

La comunità scientifica, in particolare i virologi, tende a privilegiare la teoria dell’origine naturale. Un argomento avanzato dai sostenitori della teoria del laboratorio è che la Cina avrebbe potuto e dovuto fornire prove scientifiche dell’origine naturale del virus ormai da tempo. Il virologo Christian Drosten ha dichiarato al quotidiano Taz a gennaio che gli scienziati cinesi dispongono di tutte le possibilità tecniche per farlo, e che anche lui si aspettava studi in tal senso, che però non si sono materializzati. Con il passare del tempo, Drosten ha ammesso di diventare sempre più scettico, ipotizzando che potrebbe esserci un divieto governativo di lavorare su questo tema.

Ciononostante, Drosten rimane convinto che il SARS-CoV-2 abbia probabilmente un’origine naturale, opinione condivisa dalla maggior parte degli scienziati del settore. Fabian Leendertz, direttore dell’Istituto Helmholtz di Greifswald, ha dichiarato che, sulla base dei dati attualmente disponibili, seppur limitati, si può ipotizzare che la trasmissione all’uomo sia avvenuta attraverso ospiti intermedi, possibilmente negli allevamenti.

L’origine del virus resta ancora oggi un mistero irrisolto. I tentativi di chiarimento sono ostacolati dall’atteggiamento del governo cinese, che sta bloccando le indagini dell’OMS. Attualmente non esistono prove definitive a sostegno di nessuna delle due teorie.

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