Merda nazista. Il libro fotografico che non avete mai visto!

C’è un trucco che si usa per superare la paura di parlare in pubblico: per smettere di avere soggezione delle persone sedute in platea, bisogna immaginarle sedute sul gabinetto, intente nello sforzo supremo. Funziona? Può darsi, perché il ridicolo ha un potere incredibile, ci insegna che nessuno è superiore alla propria condizione umana. Non importa quanto un essere umano si ponga al di sopra degli altri, perché tutti, senza eccezione, siamo composti da un tubo circondato di carne e quello che entra da un’estremità esce dall’altra. Questo facciamo dall’inizio alla fine della vita, nessuno di noi può sottrarsi alle proprie funzioni basilari. E questo facevano anche i soldati nazisti. Le prove? Le ha raccolte il fotografo olandese Erik Kessels in un libro del 2018 dal titolo inequivocabile: “Shit”, ovvero “Merda”. Per la precisione, merda nazista.

“Shit”: foto di merda dell’esercito nazista, raccolte da Erik Kessels
“Non c’è dignità nella guerra, non c’è modestia“: ce lo ricorda la breve presentazione del libro, sul sito ufficiale dell’autore. E non c’è molto altro da dire, perché il libro è solo questo: foto di soldati nazisti che fanno i propri bisogni nelle zone di guerra, durante la seconda guerra mondiale. L’altra faccia dello sforzo bellico. Gli uomini che hanno sterminato i civili nel ghetto di Varsavia, i soldati che trascinavano le famiglie di ebrei fuori dalle loro case in Italia, in Austria e, ovviamente, in Germania, sono qui: accovacciati sotto i vagoni dei treni, in un campo aperto o nelle latrine, con il sedere sporto fuori dall’argine di un fiume o penzoloni sul ramo basso di un albero. Ufficiali e soldati semplici, nella posizione meno dignitosa nella quale un essere umano adulto possa essere fotografato.
E, a dire il vero, non sappiamo perché qualcuno si sia preso la briga di fotografarli: viene da pensare che si sia trattato di una scelta goliardica, più che di uno slancio documentaristico, considerando quanto si prenda sul serio il potere militare, specialmente quello delle nazioni che hanno torto di fronte alla storia.
Quello che sappiamo è che Erik Kessels, che dell’assurdo in fotografia ha fatto un manifesto e un marchio di fabbrica, si è preso la briga di recuperare tantissime immagini di questo tipo, raccolte in archivi, mercatini e collezioni private, e le ha usate per compilare un libro fotografico che si è meritato la più bella recensione di sempre us Goodreads: “GREAT SHIT” (che in inglese è un complimento). Fra l’altro, tutti i meta significati del concetto di “merda nazista” funzionano perfettamente in tedesco e in inglese come in italiano e, supponiamo, in fiammingo.
La raccolta è volutamente cruda: la copertina marrone contiene esclusivamente la parola “Shit”, “Merda”, in caratteri gotici che sarebbero piaciuti alla propaganda nazista, e lettere d’oro. E, all’interno, una galleria di foto che ci mostrano un lato della guerra che non finisce mai nelle narrazioni epiche, perché non è davvero possibile glorificare la peristalsi. Ci piace pensare che qualche soldato nazista, accortosi del fotografo – che certamente, all’epoca, non si aggirava per il campo di battaglia con un apparato tascabile – abbia pensato “ma sì, lasciamolo fare, non passerò certo alla storia per questo”. E invece, per molti di loro, questa è proprio l’unica immagine destinata a diventare davvero famosa.

Ed è proprio in questo che risiede il potere del ridicolo: del ridicolo ha paura chi ha bisogno di prendersi sul serio, solo gli imperatori hanno paura di essere scoperti nudi. E non solo nudi, ma accovacciati per terra, lerci, emaciati, bianchicci. Intenti a liberarsi dell’ultimo pasto come fanno gli animali, in pubblico e senza accesso ad acqua, sapone e neppure uno straccio pulito. Così che possiamo ricordarci che odore avevano quelle divise che seminavano terrore nelle nostre città. Odore di merda nazista.
Altri contenuti del libro sono disponibili qui. Ringraziamo Erik Kessels per averci concesso l’uso delle foto.