Dazi USA sulle auto: Germania e Bruxelles rispondono a Trump

L’annuncio da parte dell’amministrazione statunitense di un’imposizione di dazi del 25% sulle importazioni di auto dall’Europa ha innescato una reazione immediata da parte del governo tedesco e delle istituzioni dell’UE. Il provvedimento, presentato dal presidente USA Donald Trump, colpisce direttamente l’industria automobilistica in Germania, tradizionalmente forte sul mercato statunitense, e mette a rischio il panorama delle future relazioni commerciali transatlantiche.
Robert Habeck: la Germania e l’Europa devono rispondere in modo fermo ai dazi USA sulle auto
Il ministro tedesco dell’Economia ancora in carica Robert Habeck (Verdi) ha definito la misura come una minaccia non solo per i costruttori tedeschi, ma anche per l’economia europea e statunitense nel suo complesso. Habeck, che fa parte dell’esecutivo uscente, ha chiesto una risposta “ferma” da parte dell’Unione Europea, sottolineando l’importanza di non mostrarsi passivi nei confronti di Washington. Pur dichiarandosi favorevole al dialogo, ha precisato che l’Europa deve agire con decisione, per evitare una “spirale di dazi” che potrebbe danneggiare entrambe le economie.
Secondo il ministro, l’introduzione delle tariffe comporterebbe l’interruzione delle catene globali di approvvigionamento e un aumento dei prezzi dei veicoli negli Stati Uniti. Habeck ha ribadito che la Commissione europea, già preparata a questo scenario, continuerà a rappresentare gli interessi comuni dell’UE nei negoziati con Washington, con l’obiettivo di scongiurare ulteriori escalation.
La strategia della CDU: approccio europeo, fermo ma aperto al dialogo
Dal fronte della nuova maggioranza, esponenti della CDU hanno espresso posizioni simili. Armin Laschet ha insistito affinché la risposta sia unitaria e a livello europeo, ricordando che la politica commerciale è una competenza dell’UE. A suo avviso, Bruxelles dovrebbe adottare una strategia a doppio binario: da un lato minacciare misure simmetriche, dall’altro mantenere aperti i canali di comunicazione. Norbert Röttgen (CDU), in una dichiarazione a ZDF, ha interpretato la mossa di Trump come una manovra politica per distogliere l’attenzione da una crisi interna e in particolare dallo scandalo dei piani per il bombardamento dello Yemen condivisi per errore con il direttore di The Atlantic Jeffrey Goldberg, invitando a reagire in modo “freddo, calmo ed europeo”. Ha sottolineato la necessità di sanzioni “mirate e moderate”, che dimostrino la capacità di risposta europea senza alimentare tensioni.

La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha confermato l’intenzione di continuare i negoziati con gli Stati Uniti, pur affermando che l’Unione si difenderà, proteggendo lavoratori, imprese e consumatori. Von der Leyen ha evidenziato la stretta interconnessione tra le industrie automobilistiche europee e statunitensi, definendola un pilastro dell’innovazione e dell’occupazione di qualità. Il commissario europeo Maros Sefcovic si è recentemente recato a Washington nel tentativo, fallito, di evitare l’introduzione delle tariffe.
Nel Parlamento europeo, l’orientamento appare più determinato. Bernd Lange (SPD), presidente della commissione Commercio, ha parlato apertamente della necessità di una reazione immediata. Anche il ministro delle Finanze francese, Eric Lombard, ha esortato l’Unione ad adottare contromisure.
Quali conseguenze per l’industria tedesca?
L’industria automobilistica tedesca guarda con apprensione all’evolversi della situazione, considerando che il nuovo scenario tariffario si somma alla recente contrazione delle vendite in Cina, aggravando le difficoltà in due mercati chiave. Le case automobilistiche, nei prossimi mesi, dovranno valutare se trasferire interamente il peso dei dazi sui prezzi finali o assorbirne parte con una riduzione dei margini.
Hildegard Müller, presidente dell’Associazione dell’industria automobilistica tedesca (Verband der Automobilindustrie e.V. o “VDA”), ha definito l’introduzione delle nuove tariffe “un segnale fatale per il commercio libero e basato su regole condivise”. In un comunicato ufficiale, Müller ha avvertito che le tariffe, in vigore dal 2 aprile, peseranno significativamente sulle imprese e sulle catene globali di fornitura, con ricadute dirette anche sui consumatori statunitensi. La VDA ha chiesto un accordo bilaterale urgente tra l’UE e gli Stati Uniti, per evitare danni ulteriori.
Secondo l’Istituto di Kiel per l’economia mondiale (IfW), l’impatto complessivo sull’economia tedesca potrebbe essere contenuto. Julian Hinz, economista dell’IfW, ha riconosciuto che il settore automobilistico, per quanto simbolico e centrale, rappresenta solo una parte del quadro complessivo e che, al di fuori del blocco nord americano, le conseguenze economiche saranno probabilmente gestibili. Tuttavia, ha avvertito che alcune aziende potrebbero subire perdite consistenti. Negli ultimi anni, molti costruttori tedeschi hanno investito nella produzione locale negli Stati Uniti, cercando di ridurre la dipendenza dalle esportazioni dirette. Questo potrebbe attutire parzialmente l’impatto, ma non eliminarlo.
Infine, anche il settore industriale tedesco nel suo insieme si interroga sul possibile effetto domino. L’introduzione dei dazi potrebbe generare incertezza tra gli investitori, con ripercussioni su occupazione, crescita e innovazione. Le imprese coinvolte chiedono stabilità e prevedibilità, elementi che potrebbero essere compromessi da un clima di conflitto commerciale persistente.
Il confronto tra Washington e Bruxelles appare dunque destinato a intensificarsi. Mentre la Commissione europea cerca ancora una via diplomatica, crescono le pressioni interne per una risposta più energica. Sullo sfondo, resta il rischio che una nuova fase di protezionismo possa compromettere le già fragili relazioni economiche internazionali.