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Esistono altri 70.000 Dominique Pélicot

Dominique Pélicot è un mostro comodo. Lo è perché permette a milioni di persone, che sono parte del problema ma non hanno piacere di sentirselo dire, di guardarlo da una certa distanza e trovarlo orribile. Dominique Pélicot è uno di quei mostri assurdi come Marc Dutroux, dei quali si legge sui giornali, il cui caso si segue per settimane, pensando “meno male che io non conosco nessuno così”. Oltretutto, il motivo per cui sappiamo quello che ha fatto, insieme a decine di uomini come lui, peggiori di lui, è che la sua vittima Gisèle Pélicot ha deciso di trasformare la tragedia in un evento di presa di coscienza collettiva, in un caso mediatico di proporzioni epocali, perché “la vergogna cambi di sponda”, perché il suo peso si abbatta dove è giusto che vada: sulle spalle degli stupratori. È servito a qualcosa? Assolutamente no.

Un gruppo Telegram con 70.000 membri per chi vuole sedare e stuprare le donne della propria famiglia

Perché Dominique Pélicot, come dice un noto slogan “non è malato, è il figlio sano del patriarcato”. Cosa lo dimostra? I numeri. Nello specifico, il numero 70.000. Tanti sono gli utenti del più grosso di una serie di gruppi Telegram che la redazione del programma tedesco STRG_F (un format di reportage della Norddeutscher Rundfunk), ha scoperto e segnalato alle autorità. Che cosa hanno fatto questi settantamila uomini normali, durante il processo Pélicot? Hanno preso appunti. Hanno appreso la notizia di un uomo che sedava sua moglie per stuprarla e farla stuprare da altri a favore di camera e hanno pensato “accidenti, che bella idea!” e poi hanno fatto quello che fa qualsiasi adolescente con un hobby: hanno cercato anime affini online e hanno iniziato a scambiarsi consigli, per poi vantarsi dei loro successi e farsi complimenti a vicenda.

Le frasi utilizzate fanno venire i brividi, eppure sfido qualsiasi donna a dirsi davvero sorpresa che qualcuno possa pronunciarle davvero: “non è stupro, se lei non sa che è successo”, “se la addormenti, puoi usare la sua bocca”, “mi piace pensare che lei sia una pornostar senza neppure saperlo”.

Mogli, fidanzate, madri, sorelle, figlie: tutte le donne della loro vita diventano il target giusto per un abuso sessuale da condividere con la comunità. Qualche volta si tratta di aggiungere, non visti, sonniferi o benzodiazepine all’alcol che la vittima intende consumare, altre volte si seguono percorsi molto più elaborati, ordinando online farmaci dalla composizione innovativa e potenzialmente pericolosissima, spesso venduti per altri usi, come la cura dei capelli.

Gli stessi redattori di STRG_F sono riusciti ad acquistare, seguendo le indicazioni degli utenti, un presunto “siero per capelli” che, esaminato da alcuni tossicologi, è risultato contenere una composizione di sostanze che gli esperti non avevano mai visto in un solo prodotto. Il tossicologo Volker Auwärter del Centro Medico Universitario di Friburgo, interpellato dai giornalisti, vi ha trovato diverse sostanze pericolose: un anestetico per animali, una benzodiazepina, un farmaco usato, fra le altre cose, nel trattamento della nausea. Così combinate, dice, queste sostanze potrebbero non risultare dagli esami di routine (impedendo così alla vittima di scoprire di essere stata drogata, a meno che le analisi non vadano specificamente a cercare questi principi attivi). Inoltre, il fatto che la confezione sia quella di un prodotto per capelli, potrebbe permettere alle droghe di passare inosservate anche durante una perquisizione domiciliare.

Graffiti sulla vicenda dello stupro di Gisèle Pélicot a Parigi, in rue Nollet: M’endors pas (Non sedarmi) Foto: Guallendra, CC0, via Wikimedia Commons

Un’indagine dal futuro incerto

Le forze dell’ordine sono informate dell’esistenza di questo gruppo da circa un anno, anche se i media tedeschi hanno iniziato a parlarne a metà dicembre. Le indagini sarebbero ancora in corso, il che spiega la limitatissima comunicazione che le autorità hanno reso pubblica su questo argomento. La redazione di STRG_F ha reso disponibili tutte le proprie fonti e informazioni agli inquirenti. E Telegram? La piattaforma, nota per la scarsissima propensione dimostrata in passato a collaborare con le autorità, ha dichiarato quanto segue: “Telegram persegue una politica di tolleranza zero nei confronti dell’uso improprio della sua piattaforma. Tutti gli utenti sorpresi a usarla impropriamente saranno bloccati immediatamente”.

Possedere il video di uno stupro non è reato in Germania

L’attività nel gruppo, per quanto se ne sa, continua. Sempre secondo il reportage tedesco, alcuni utenti della chat affermano che le partner siano addirittura consenzienti, ma molti si vantano apertamente del fatto che le proprie le vittime non si rendano conto di nulla. In un caso particolarmente agghiacciante, un utente tedesco annuncia di aver drogato la moglie già ubriaca con sonniferi, invitando gli altri a “divertirsi” con lei. Fornisce un indirizzo preciso. In questo caso, i giornalisti contattano le forze dell’ordine, ma nel documentario non si dice come finisce la vicenda, solo che ci sono degli sviluppi e che c’è un procedimento in corso, del quale non si può parlare pubblicamente in questo momento. Gli stupri, spesso, vengono spesso trasmessi su piattaforme dal vivo o comunque registrati per essere caricati altrove o inviati a terzi. In qualche caso, quando gli utenti si apprestano ad abusare delle vittime, accettano “indicazioni”, ovvero chiedono al resto della chat quali pratiche vorrebbero veder compiere sulle donne prive di sensi o quali oggetti vorrebbero vedere utilizzati sul loro corpo. Dopo di che, si fotografano o si filmano mentre soddisfano le fantasie del loro “pubblico”.

Vale la pena ribadire che stiamo parlando di un contesto in cui non solo le mogli e le compagne, ma tutte le donne della propria famiglia, comprese sorelle, figlie e nipoti sono considerate “prede” papabili. 

A questo proposito, ha senso sottolineare un dettaglio che potrebbe non essere ovvio: mentre la violenza sessuale su una persona incosciente è un reato ai sensi dell’articolo 177 (2) del Codice penale tedesco, il possesso di registrazioni di stupri di adulti, di per sé, non è illegale. Illegale è solo il possesso di pedopornografia. In altre parole, se lo stupro è sempre reato, in Germania, possedere per il proprio diletto il video di uno stupro commesso da altri non è un’azione penalmente perseguibile, se la vittima dello stupro è maggiorenne. In risposta a una richiesta di informazioni in merito riportata anche dal Tagesschau, il Ministero della Giustizia ha dichiarato: “Secondo l’attuale valutazione del Ministero federale della Giustizia, non c’è bisogno di cambiare questa situazione in termini di politica criminale”. Il Ministero dell’Interno, invece, si è limitato a dire che “Se le autorità di polizia vengono a conoscenza di informazioni su possibili gruppi criminali, indagheranno attivamente sulle informazioni. Le attività criminali su Internet vengono perseguite allo stesso modo di quelle offline”.

I Dominique Pélicot in mezzo a noi

Ed è per questo che Dominique Pélicot è un mostro comodo. Perché la sua sentenza e le sentenze comminate ai suoi infimi sodali, che sono state possibili grazie all’immenso coraggio di Gisèle, permettono ad almeno 70.000 famiglie, 70.000 comitive di amici, 70.000 luoghi di lavoro, 70.000 quartieri di chi sa quante città di tirare, a torto, un sospiro di sollievo e pensare “meno male che è successo lì e non qui. Meno male che noi non conosciamo nessuno così”. E invece li conosciamo, perché è statisticamente impossibile non conoscerli. Perché è statisticamente certo che, da qualche parte in Germania o negli USA o anche in Italia, una donna abbia guardato il telegiornale, appreso della condanna e abbracciato suo marito pensando, a torto, “sono proprio fortunata ad avere accanto quest’uomo e non quei mostri che ho visto in tv”. Li conosciamo e hanno talmente poca paura da continuare a scambiarsi notizie e informazioni anche dopo aver visto il processo Pélicot, anche dopo aver saputo che c’è un’indagine in corso.

Se leggessimo sui giornali di un terremoto che ha lasciato senza casa 70.000 famiglie, penseremmo a una moltitudine preoccupante, a una tragedia su larga scala, per la quale bisogna assolutamente fare qualcosa. Penseremmo a 70.000 famiglie, l’equivalente di un comune italiano di medie dimensioni, colpite da una tragedia, penseremmo che poteva capitare a noi. Il terremoto invisibile di 70.000 nuclei familiari (per capirci: più dell’intero comune di Viterbo, poco meno di quello di Ravenna) nei quali un membro somministra di nascosto droghe a una o più donne dello stesso nucleo e poi le stupra, invece, non ci provoca la stessa reazione.

Perché a noi non potrebbe capitare, perché noi lo sapremmo, ce ne accorgeremmo se avessimo in casa un animale, un pazzo, un disturbato come Dominique Pélicot. Ma la verità è che non è così. Perché questi uomini non sono animali, non sono pazzi, non sono disturbati: sono perfettamente integrati in una società fatta apposta per garantire loro il privilegio dell’impunità, se sanno essere abbastanza discreti. Ricordiamo, a questo proposito, che a tradire Pélicot non è stato l’orrore smisurato dei suoi crimini, ma la sua stupidità. Se non avesse cercato di farla franca molestando una sconosciuta in un luogo pubblico, se si fosse limitato a colpire nel “suo” territorio, ad abusare della “sua” donna, sarebbe ancora in libertà e con lui tutti i suoi compagni di merende, che nessuno ha mai segnalato alla polizia, neanche gli uomini “per bene” che si imbattevano in quei contenuti online e non partecipavano, ma neppure denunciavano.

Chi ha in casa un Dominique Pélicot meno stupido, potrebbe non scoprirlo mai.

L’ultimo argine della violenza

L’unico argine di questo fenomeno sono, necessariamente, altri uomini. Tutti quelli che si imbattono nell’offerta pornografica di chi stupra persone incoscienti e magari si ritraggono inorriditi, ma non denunciano. Tutti quelli che scoprono che un conoscente o perfino un amico guarda con interesse a queste pratiche o le compie e non alzano la voce, non puntano il dito, non agiscono per mettere al sicuro  la vittima. 

Mai come in questo caso vale il principio per cui chi non è attivamente parte della soluzione è inequivocabilmente parte del problema. Perché quando i “mostri” sono talmente tanti da riempire uno stadio, il problema non è più individuale, è statistico e non è più un problema, è invece un fenomeno, che prima o poi, anche solo di striscio, tocca le vite di quasi tutti.

Il reportage di STRG_F è disponibile qui.

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