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Rifugiati, svolta restrittiva della Germania: procedure accelerate ai confini dell’UE

Politica relativa ai rifugiati e all’esame delle richieste di asilo in Europa: il governo tedesco, a trazione social-democratica, verde e liberale, starebbe adottando una svolta restrittiva.

Lo ha appreso da ambienti governativi e riportato per primo il quotidiano FAZ, parlando di un accordo che la coalizione semaforo avrebbe adottato prima di andare a negoziare a Bruxelles una linea comune europea. Nell’adozione di questa scelta restrittiva, avallata pur facendo alcune concessioni ai Verdi, avrebbe pesato molto la ministra dell’interno Nancy Faeser.

Rifugiati, procedure accelerate ai confini dell’UE

La novità più eclatante è il fatto che sia stata fatta passare la proposta di rendere possibile la possibilità di decidere in materia di asilo direttamente alle frontiere esterne dell’UE, rendendo più facili gli eventuali rimpatri dei richiedenti asilo respinti. Negli appositi “centri di transito” ci sarebbero quindi procedure più veloci, ma anche minori garanzie. Nelle more dell’attesa, e questo è il secondo punto che sta sollevando accese discussioni, i richiedenti asilo verrebbero ospitati in condizioni “simili a quelle di detenzione”, sarebbero considerati legalmente come non ancora entrati nell’Unione Europea e potrebbero appellarsi al rigetto della richiesta di asilo solo una volta.


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A rendere controversa questa scelta della coalizione di governo formata da SPD, FDP e Verdi, c’è anche una parziale contraddizione interna, quantomeno dal lato dei socialdemocratici e dei Verdi. Al momento, infatti, una procedura accelerata di questo tipo è infatti prevista solo all’interno degli aeroporti tedeschi. Nel 2018, l’allora ministro federale dell’Interno Horst Seehofer (CSU), aveva parlato dalla possibilità di espandere il modello dei centri di transito anche ai confini dell’UE, ma era stato aspramente criticato proprio dall’SPD e dai Verdi. Perché quanto proposto dalla CSU all’epoca è diventato improvvisamente accettabile? È questa la domanda che molti si stanno ponendo.

Sui rifugiati, la politica dell’UE è ancora più rigida

Come riportato da FAZ, l’accordo del governo tedesco “indebolisce un po’” la proposta della Commissione UE. Ad esempio, la nuova procedura si applicherà alle persone provenienti da un Paese con un tasso di accettazione delle domande inferiore al 15%, mentre la Commissione aveva proposto il 20%. In caso di segni di sovraffollamento nelle strutture di frontiera esterna, la quota di protezione dovrà scendere al 5%, con contestuale riduzione del numero di procedure accelerate e una maggiore percentuale di richiedenti ridistribuita nell’ambito del meccanismo di solidarietà.

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Una donna con il proprio bambino in attesa di ricevere un pasto presso il checkpoint di Bruzgi, al confine fra Bielorussia e Polonia
Foto: EPA-EFE/STRINGER

La scelta del governo tedesco, per quanto restrittiva, è al momento più morbida della linea europea anche in relazione a un altro aspetto. Il governo tedesco, ad esempio, vorrebbe esonerare dalle procedure accelerate le famiglie con figli di età inferiore ai 18 anni, mentre per la Commissione il limite è di 12 anni.

Altra questione spinosa è quella delle condizioni in cui le persone bloccate alla frontiera aspettano la decisione sulle domande di asilo e che inevitabilmente stimola considerazioni importanti sul tema dei diritti umani. Il governo tedesco parla della possibilità di trattenere persone alla frontiera esterna solo come ultima ratio, ma in qualche modo accetta le condizioni che già esistono a questo scopo. E che sono già oggetto di pesanti critiche.

Con queste linee guida la Germania è ora pronta a negoziare in Europa

Con questo accordo, la Germania è ora pronta a negoziare in Europa, con la prospettiva di arrivare a una mediazione in seno al Consiglio degli Stati membri entro giugno. A quel punto, dovranno iniziare i negoziati con il Parlamento europeo e la riforma potrebbe arrivare per la primavera del 2024.

Lo scopo della Germania è soprattutto limitare i movimenti migratori irregolari all’interno dell’UE e in questo senso il governo attuale chiede ulteriori adeguamenti, invocati anche dal precedete esecutivo, ma mai concessi dalla Commissione EU.

Nancy Faeser: “Importante velocizzare le procedure”

Domenica sera, nel programma della ARD “Bericht aus Berlin”, Nancy Faeser ha affermato che c’è “uno slancio storico che possiamo gestire con altri Stati europei per far decollare un sistema di asilo comune”. La ministra ha inoltre ribadito l’importanza di effettuare la registrazione e l’identificazione dei migranti “nel più breve tempo possibile”. In questa direzione ha confermato il fatto che il governo abbia concordato che le procedure di asilo possano avvenire già alle frontiere.

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Angela Merkel, February 2018. Photo credits: EPA-EFE/CLEMENS BILAN

L’anno scorso, negli Stati dell’Unione Europea sono state presentate un milione di domande di asilo, il numero più alto dal 2016 e quindi dalla cosiddetta “crisi dei rifugiati” del 2015. In quell’occasione, l’allora cancelliera Angela Merkel, optò per la politica delle porte aperte, portando in Germania circa un milione di rifugiati sotto lo slogan “wir schaffen das” (ce la facciamo). Otto anni dopo, l’Europa si trova a gestire una situazione altrettanto complessa. Ai consueti flussi migratori, infatti, si sono aggiunti, l’anno scorso, quasi quattro milioni di persone provenienti dall’Ucraina, che non intendono richiedere asilo nell’UE, ma hanno comunque bisogno di accoglienza e ospitalità.

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