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Libri, i Consigli del Mitte: “Consumo, dunque sono” di Zygmunt Bauman

Il nostro quarto appuntamento ci riporta in Europa, in una terra dal destino storicamente interconnesso a quello della Germania: la Polonia, terra natale di Zygmunt Bauman. Parliamo infatti del suo scritto “Consumo, dunque sono” (2007, Titolo originale: “Consuming life”) nel quale, con una chiarezza espositiva tipica della formula accademica, ma senza eccessivi orpelli a renderla troppo complessa, il filosofo e sociologo polacco ci spiega il principio di causa-effetto su cui il mondo in cui viviamo si fonda e secondo il quale nessun avvenimento accade per caso, né resta esso stesso senza conseguenze.


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Lo fa partendo da un’osservazione: a partire dal rinascimento, l’umanità si è innegabilmente incamminata verso un individualismo prevalente sulla socialità, in cui poi la centralità del soggetto ha lasciato posto al protagonismo dell’oggetto, a una centralità della merce piuttosto che delle persone e del processo produttivo come momento fondante nella costituzione dell’individuo, non più libero di scegliere se consumare o meno.

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Narodowy Instytut Audiowizualny, CC BY-SA 2.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/2.0>, via Wikimedia Commons

L’autore non trascura di distinguere tra consumi essenziali, cioè finalizzati a soddisfare i bisogni di base, e quelli invece che a partire dalla fine degli anni ’50 hanno preso a trasformarsi in consumismo, finalizzato a soddisfare i propri desideri, i quali però non sono affatto di chi li percepisce, non nascono cioè da esigenze che appartengono davvero al soggetto. Quest’ultimo, infatti, cessa di essere uomo/cittadino per trasformarsi in mero consumatore, ben lontano quindi dall’indipendenza del soggetto dall’oggetto della teoria Cartesiana. Attraverso la sua teoria dell’Inganno supremo del nostro tempo, Bauman spiega come la società dei consumi è solo in apparenza un ambiente sociale in cui il soggetto può dirsi libero dalla merce che consuma: è ciò che consumiamo che ci sceglie e non viceversa – teoria simile si ritrova anche in Thorstein Veblen quando analizza cosa spinge il consumatore a considerare un bene fino a poco prima ritenuto di lusso, improvvisamente qualcosa di cui invece si ha assolutamente bisogno.

Bauman ci obbliga a osservare il paradosso di fronte al quale ci ritroviamo troppo spesso senza riconoscerlo: nell’era in cui forse maggiormente si sventola forte la bandiera della libertà individuale, l’autonomia con cui scegliamo chi siamo attraverso i consumi non è che un inganno e i devianti, coloro che non possiedono i must-have, pagano la pena di essere emarginati, estromessi dalla socialità della classe sociale/comunità a cui appartengono.


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Infine, effetti indesiderati dell’assuefazione al consumo sono la perenne e insolubile insoddisfazione, il disincanto nei confronti della politica e la sfiducia nelle istituzioni, la disillusione nei confronti della collettività, della socialità, della solidarietà, della democrazia.
Una lettura assolutamente illuminante.

Photo by Klaus Wartz

L’Autrice
Maria Mazzocchia è una sociologa e musicista italiana, batterista e cantante del duo Alternative-Rock I-Taki Maki, e autrice del romanzo corale distopico dal titolo “Come tutti gli uomini fanno”, primo classificato del Premio Letterario Metamorfosi 2020 e tra i vincitori del Premio Nazionale Letteratura Italiana Contemporanea 2020 Laura Capone Editore. Il libro si ispira ai testi e alle musiche delle canzoni racchiuse negli ultimi due concept album de I-Taki Maki, “A Place to Leave” (2018) e “Misfit Children” (2020). Ogni capitolo ha il nome di una canzone e si apre con il testo della stessa. Da gennaio 2021 collabora con il quotidiano Il Mitte, intervenendo con contributi sul tema dei diritti umani e curando una rubrica letteraria.

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