“I presupposti per due serate memorabili ci sono tutti”. I Fast Animals and Slow Kids pronti a suonare a Berlino, al Woodworm Festival

di Lucia Conti

I Fast Animals and Slow Kids sono una band alternative rock nata a Perugia alla fine del 2008 e divenuta presto molto conosciuta all’interno del circuito indipendente, anche grazie alla produzione di Andrea Appino, leader degli Zen Circus. Negli anni hanno vinto l’Italia Wave Love Festival come miglior gruppo emergente italiano (2010), mentre il brano “A cosa ci serve”, tratto dal loro secondo disco, Hỳbris, ha vinto il trofeo Rockit come migliore canzone italiana secondo i lettori del magazine online ed è stata votata come canzone dell’anno anche dai redattori.
A distanza di dieci anni e a quattro album di distanza (l’ultimo, Forse non è la felicità, è uscito nel 2017), i Fast Animals and Slow Kids sono pronti a esibirsi al Bi-Nuu nell’ambito del Woodworm Festival, importante evento indie organizzato con Megaherz Booking Agency Berlin e che vedrà esibirsi, insieme a loro, anche i Ministri, Motta, Campos band e La Rappresentante di Lista.
Trovate tutte le informazioni sull’evento Facebook ufficiale.

Fast Animals and Slow Kids

State per salire sul palco del Bi-Nuu, nell’ambito del Woodworm Festival di Berlino. Di che tipo di evento si tratta? E come vi sentite alla vigilia del concerto?

Si tratta del Woodworm Festival, un weekend di musica italiana a Berlino, la festa della nostra etichetta discografica. Insieme a noi sul palco ci saranno molti altri artisti che fanno parte della famiglia Woodoworm: Ministri, Motta, La Rappresentante di Lista, Campos, Giancane ed Appino. I presupposti per due serate memorabili ci sono tutti, dire che siamo carichi è poco!

Che repertorio presenterete ai supporter e a chi vi ascolterà per la prima volta?

Cercheremo di proporre una specie di “best of” di quella che è la nostra discografia attuale, suoneremo quelle che crediamo siano le nostre canzoni più amate. Detto ciò, non escludiamo la possibilità di introdurre qualche chicca qua e là durante la setlist.

“Forse non è la felicità” è il vostro ultimo album. Ce lo raccontate?

“Forse non è la felicità” è un album nato in totale libertà, caratterizzato da una forte voglia di sperimentare sia nella struttura delle canzoni che nella ricerca di un suono in qualche modo più ricco rispetto al passato. Quasi a voler tracciare un parallelo con la componente musicale, i testi dell’album vertono molto su temi quali il rapporto dell’uomo con il passare del tempo e con la natura stessa delle cose che lo circondano. In definitiva, ora che sono passati quasi due anni dalla sua uscita, possiamo dire che è un album di cui andiamo molto fieri.

I vostri brani sono decisamente “suonati”, con sonorità compatte e dall’abrasivo impatto anni novanta. Cosa vi piace ascoltare?

Siamo dei grandi fan della musica in generale, quindi la risposta a questa domanda rischia di diventare un lunghissimo elenco di artisti che amiamo alla follia. Sintetizzando possiamo dire che sicuramente le nostre influenze più dirette sono facilmente intuibili dalla musica che suoniamo, gruppi indie-rock dal forte impatto sonoro, “chitarrismi” anni ’90 e così via. Insieme a tutto ciò ci sono anche molte altre correnti musicali che influenzano, in maniera probabilmente meno evidente, la nostra visione creativa.

Brutalmente: che ne pensate della trap?

Brutalmente: non ci piace! Un po’ meno brutalmente potremmo dire che è un genere musicale che non ci appartiene minimamente e che secondo noi è difficile giudicarlo per chiunque al di sopra di una certa età. A livello mediatico ci sembra però abbastanza chiaro che l’interesse verso questo nuovo modo di porsi e di fare musica stia decisamente scemando. Magari è solo la quiete prima della tempesta!

Brutalmente: chi rappresenta secondo voi il futuro del rock, nel panorama internazionale attuale?

Eh a questa domanda è un po’ più difficile rispondere brutalmente… però partirà una bella discussione interna alla band e magari tra due o tre mesi avremo una riposta univoca!