Unconventional Berlin Diary: Hänsel e Gretel e la foresta di Frankfurter Allee
Due volte alla settimana, a Frankfurter Allee, non posso fare a meno di notare una persona sempre ferma davanti alla stazione dell’S-Bahn. Le passo davanti quando cambio metro per andare a provare a Lichtenberg e tutte le volte mi fermo a guardare incuriosita, smettendo appena un secondo prima di cominciare a sembrare strana.
Una creatura “teen punk” a Frankfurter Allee
È una creatura androgina dall’abbigliamento e dalla pettinatura punk, potrebbe essere una ragazza molto giovane o un ragazzo ancora più piccolo, la perfetta incarnazione di Delirio della Saga di “Sandman” di Neil Gaiman, ma meno femminile. È sempre in compagnia di adulti e sostanzialmente siedono tutti a terra o chiacchierano appoggiati al muro. Qualche metro più in là, altri punk si accaniscono su chitarre elettriche scordate e chiedono soldi ai passanti.
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L’intero quadro ha sfumature da favola noir, con questo ragazzino o ragazzina perennemente in compagnia di persone che hanno addosso i segni di uno stile di vita che forse condivide, ma che ancora non ha lasciato tracce sulla sua pelle compatta e nei suoi occhi innocenti. O forse è semplicemente la mascotte di un gruppo di nomadi metropolitani inoffensivi, non troppo diversi da quelli che frequentavo anni fa in Italia e che abusavano di liquori e filosofia spicciola in nicchie della città in cui si sistemavano pacificamente, come stiliti.
Intanto Berlino cambia ogni giorno sotto i miei occhi
Solo che io sono cresciuta nella provincia ciociara, dove la la ribellione citava gli anni settanta e ottanta nei tardi anni novanta, mentre qui a Berlino è tutto talmente rapido da invecchiare alla velocità della luce, la città cambia aspetto costantemente e i volti si sovrappongono con ritmi isterici. Anche il mio universo privato ne risente e i paesaggi che attraverso ogni giorno cambiano, ogni giorno.
In meno di una settimana, vicino casa mia è sparita una Geschenk Box, nei tratti di ring che frequento hanno chiuso un paio di chioschetti bisunti che facevano parte della mia geografia sentimentale, la U12 ha temporaneamente sostituito la U1 e la U2 e la dirimpettaia ha litigato con la sorella. L’effetto destabilizzante di tutto questo mi ricorda vagamente un racconto di Stephen King, “L’ultimo caso di Umney”, in cui un detective scopre di non essere reale, ma solo il personaggio di un libro, perché l’autore, che ha deciso di eliminarlo, comincia ad alterare e poi a cancellare tutti gli elementi che qualificano la sua quotidianità, fino a farlo quasi impazzire. A Berlino questo tipo di sensazione è la regola.
La creatura “gaimaniana” che incontro sempre a Frankfurter Allee, però, fa eccezione e resta incastonata nel suo angoletto, tutte le volte che passo di lì. Mi fa pensare ad Hänsel e a Gretel contemporaneamente, con la sua giovinezza radicale e l’aria di chi ha perso l’orientamento in una foresta cittadina fatta di rumori stratificati, passanti sempre troppo indaffarati, giornate sempre troppo fredde o troppo buie, vino scadente e tempo scaduto nel momento stesso in cui si forma. In una città sempre diversa, ogni minuto che passa, quella figuretta punk, colorata e poetica, mi dà l’impressione di poter brillare per sempre, nella foresta di Frankfurter Allee.
♠ Colonna sonora: “Disorder”– Joy Division♠
Machete
Machete vive a Berlino dal 2013.
Ama anche la musica, il cinema, la letteratura e la serotonina.
A otto anni sperava che prima o poi qualcuno avrebbe inventato una pillola contro la morte. Un po’ lo spera ancora.
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