Unconventional Berlin Diary: la settimana santa

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La settimana scorsa ha nevicato. Settimana bianca e siamo ad aprile. Il vento scuote i nostri passi e le cime degli alberi con la stessa intensità, fa freddo. Questo inverno è stato pieno di prove, contrattempi e fatica e arrivati alla stagione in cui il sole dovrebbe riattivare la serotonina, il gelo mi ricopre come una seconda pelle e mi fa venire voglia di dormire.

Finita la neve, ha cominciato a piovere e la cosa mi dà anche più fastidio.

Avevamo fatto un patto, Berlino. Non mi aspettavo che nevicasse anche in primavera, ma ti avevo detto che avrei comunque accettato il freddo se avessi lasciato tutta la pioggia al Regno Unito, dagli acquazzoni all’acquerugiola. Ti voglio bene lo stesso, ma non te ne approfittare.


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L’incursione di Santa Teresa dall’estetista

La giornata di venerdì è stata caratterizzata da una certa presenza del “sacro”, nelle forme più paradossali e improbabili.

Intanto sono stata dall’estetista e sulla parete giganteggiava una frase di Santa Teresa d’Avila: “Tu deinem Leib etwas gutes, damit deine Seele Lust hat, darin zu wohnen” (tratta bene il tuo corpo, affinché la tua anima abbia voglia di viverci dentro).

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La cosa, a pensarci bene, è allucinante. Conoscete la storia di Santa Teresa? Era una mistica famosa per le sue estasi, a mio avviso para-erotiche, che la portavano a vedere angeli pronti ad assalirla con lunghi dardi infuocati e demoni da cui si difendeva spargendo compulsivamente a terra acqua benedetta.

Personalmente vedo in tutto questo qualcosa di poco compatibile con cerette, french manicure e trucco definitivo, ma a quanto pare la signora dalle unghie decorate che mi ha ritoccato le sopracciglia non è dello stesso avviso.

Alza gli occhi e il Signore ti parlerà, mentre ascolti Lucio Dalla

Inseguita dalla pioggia mi sono riparata sotto una pensilina del tram, a Pankow, e alzando gli occhi ho letto sull’edificio di fronte “Der Herr ist mein Hirte” (il signore è il mio pastore). Sembrava di essere in un film di Dreyer, ma a colori. In quel momento stavo ascoltando “L’ultima luna”, uno dei brani “apocalittici” di Dalla, e ho pensato che fosse una colonna sonora perfetta.

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La fine della settimana santa

Infine una simpatica signora di confessione pentecostale mi ha invitato a messa, senza altro motivo che l’obbligo morale di fare del proselitismo. Le ho detto che non vado in chiesa e mi limito ad amare bene chi mi è caro e a non fare del male a chi non lo merita e lei mi ha risposto che non basta e che dobbiamo amare soprattutto Dio.

Le ho comunicato che non ci credo e lei mi ha fissata con contenuta costernazione. Non ho aggiunto di aver fatto la Kirchenaustritt e di essere quindi uscita dalla Chiesa Cattolica, perché probabilmente avrebbe avuto l’impulso di torturarmi per poi consegnarmi al braccio secolare, circoscrizione di Charlottenburg. Ad ogni modo, è stata una conversazione estenuante.

Il “sacro” per me è questo, quello che mi è successo in quest’ultima settimana: un’incursione di simboli astrusi nella realtà, un quadro surrealista, un’assurdità esotica. Niente che mi aiuti a trovare un senso al dolore o alla gioia, in ogni caso.

Colonna sonora: “L’ultima luna”– Lucio Dalla

Machete

Machete vive a Berlino dal 2013.

Ama anche la musica, il cinema, la letteratura e la serotonina.

A otto anni sperava che prima o poi qualcuno avrebbe inventato una pillola contro la morte. Un po’ lo spera ancora.

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