STRA-KINO – Equilibrium, 2002
E invece io essendo povero ho soltanto i miei sogni
e i miei sogni ho steso sotto i tuoi piedi.
Cammina leggera perché cammini sopra i miei sogni.
W. B. Yeats
TRAMA
Dopo una fantomatica terza guerra mondiale nucleare, la città di Libria cede sotto il controllo di un regime autoritario con a capo il cosiddetto Padre. Ogni cittadino è costretto a fare uso di una droga quotidiana in grado di cancellare ogni traccia di emozione, una “tattica” militare per mantenere l’ordine e la pace. A sorvegliare che nessun civile cada nella trappola definita emozione, ci sono i Cleric (chierici) incaricati di andare nelle zone sporche a ricercare persone e oggetti che possano, in qualche modo, far riaffiorare una sensazione.
Si osservano volti apatici, inespressivi e vuoti, a capo di un corpo altrettanto insensibile, contenitore del nulla. La mente, infatti, resta stabile e retta su di una linea piatta volta alla sola razionalità. Emozione come sentimento, un gancio appeso al cuore che improvvisamente si stacca e ricomincia a far battere quello strano organo che ci tiene in vita. Osservare un quadro in tutta la sua bellezza, e sentirne la passione, dentro; leggere un libro, parole scritte su carta che acquistano senso tra i nostri pensieri.
Emozione, dal greco Pathos, è la parte irrazionale dell’animo, qualcosa che non possiamo controllare con la mente, la nostra parte razionale Logos. Non a caso si dice che una forte emozione può farti perdere il lume della ragione!
I cittadini di Libria non sanno che il Prozium, la droga che autonomamente s’iniettano ogni giorno, li rende degli automi impassibili al tutto. La resistenza, quella parte di popolazione ancora non “infetta”, si nasconde nei sotterranei raccogliendo quegli oggetti che un tempo ci definivano come esseri umani. I Cleric inseguono la resistenza e uccidono i suoi appartenenti, senza la pietà a loro non concessa. Succede che nel profondo abisso del cuore, ognuno tenga da parte un frammento di umanità e basta una frase a far sorgere il dubbio.
Equilibrium è un film che rimanda a racconti ritenuti importanti nella storia della letteratura: Fahrenheit 451, Il mondo nuovo e 1984. Mondi distopici, utopici, irraggiungibili, impossibili. Sicuramente è una storia che prende spunto e che, a mio parere, per quello che intende mostrare e svelare, funziona. Non un capolavoro, niente di originale e di veramente nuovo, ma si coglie il senso di spiegare come il Prozium, la droga usata dai Libriani, non è altro che un pretesto utile al racconto, per mostrare la fragilità dell’essere umano. Invece delle droghe, oggi, potremmo parlare della tecnologia: un cellulare, un computer, le cuffie nelle orecchie e qualsiasi altro mezzo fuori da noi, in grado di farci perdere il senso della comunione e condivisione. Oggetti esterni progettati esclusivamente per aumentare il concetto d’individualità e isolamento all’interno di uno spazio sociale collettivo. Qui la razionalità perde punteggio e lascia campo libero all’idea preponderante del nostro millennio, dove ciò che conta è il possedere e il mostrare ciò che si possiede. Un’idea talmente forte e radicata nel nostro essere, tale per cui non riusciamo a guardare al di fuori di noi stessi e vedere quanto il mondo esterno ci abbia reso automi di un sistema. Ogni epoca ha il suo Prozium.