TEUTONICHE SCHEGGE: meglio un giorno da leone(ssa) o cento da cinghiale?

leonessa

di Miriam Franchina

Pensavamo fosse Simba, anzi Nala, e invece era Pumba. Fu così che, una notte di mezza estate, i leoni da tastiera di mezza Berlino han cominciato a scrutare il guizzo di un quadrupede ripreso da un telefonino, rispolverando vecchie nozioni da Super Quark. E che la polizia di Berlino e dintorni si è presa un granchio di proporzioni bestiali o, auf deutsch, “ha calpestato la ciotola del grasso” (ins Fettnäpfchen treten). Sin di primo mattino le autorità hanno “fatto uscire il gatto dal sacco”, ovvero dato la notizia (die Katze aus dem Sack lassen). La notizia di una leonessa in fuga, da qualche parte, a sud di Berlino.

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La leonessa di Berlino: chi ci ha capito qualcosa?

Prontamente, la novella ha fatto la “parte del leone” sui media teutoni e non solo (den Löwenanteil bekommen). Per una giornata, sembrava che la leonessa giocasse “al gatto col topo”, eludendo ogni tentativo di agguantarla (Katz und Maus spielen). Solo dopo un dispiegamento di forze non proprio indifferente per le tasche dei contribuenti, si è appurato che ad aggirarsi per Kleinmachnow, a sud della capitale, era invece un cinghiale.

Quasi verrebbe da commentare che il maialotto di turno “si sia tuffato nella fossa dei leoni” (sich in die Höhle des Löwen wagen), mediaticamente e perché magari uno dei cani sguinzagliati alla caccia avrebbe potuto assaggiarselo per comprovarne la natura di prosciutto. Oppure, che non si dovrebbe dir gatto fino a non averlo nel sacco, perché se lo dici, in tedesco chiosano che si è “comprato un gatto nel sacco” (die Katze im Sack kaufen).

Sarà che di notte “tutti i gatti sono grigi” (nachts sind alle Katzen grau) e non essendo le autorità del Brandeburgo avvezze ad andar per safari, l’errore ci sta. O sarà che, come da dichiarazioni ufficiali, ha prevalso la determinazione di tutelare i cittadini, sapendo quanto i tedeschi tradizionalmente apprezzino andar per boschi a meditare (Waldsamkeit). Io già ero pronta al nuovo conio “ogni giorno, a Berlino, un jogger si alza e sa che dovrà correre più del leone”.

A dirla tutta, quasi speravo che l’ennesimo esperto di felini intervistato in TV ammonisse all’auso dei monopattini che imperversano in tutta la città, adducendo che il loro frenetico sibilo accende lo spirito cacciatore dei leoni. E invece no. Rimango coi miei ripetitivi lamenti da gatto, o Katzenjammer, e problemi insolubili di “gatto che si morde la coda” (da beißt sich die Katze in den Schwanz) mentre locali e turisti sfrecciano su quel cosino a due ruote.

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Ma torniamo al tema principale, non voglio passare per il “il gatto che gira intorno al brodo caldo” (wie die Katze um den heißen Brei herumgehen), un modo dire più immediato a dell’omologo italiano “non menare il can per l’aia” (qui la rural etimologia). Per la mezza giornata in cui un filo di preoccupazione è durata, io, pur astrologicamente leone, di far la leonessa non me la son sentita.

Vivo ai margini sud della città, dunque ad un “salto di gatto” (Katzensprung) di distanza dalla zona messa prontamente in allerta, ed ho preferito andar a zonzo puntando verso nord. Del resto, mentre noi preferiamo non svegliare il can che dorme, i crucchi per non finire nei guai a dormire ci lasciano i leoni (den schlafenden Löwen wecken). E deve aver acuito un po’ la fifa il fatto che la nostra fame da lupo, qui, diventa una “fame da leone” (hüngrig wie ein Löwe). Anche i cugini in miniatura dei leoni si guadagnano un modo di dire per questioni di pancia: “un gatto che spizzica” è un ghiottone, solitamente di cose dolci (Naschkatze).

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A qualcuno il dubbio che la sagoma intravista a video non fosse un innocuo cinghiale, tuttavia, è rimasto. Perlomeno dalla pandemia, il gusto di immaginare cospirazioni a nostro danno ci è rimasto e “il gatto non lascia i topi”, come dicono i tedeschi per indicare che le abitudini sono dure a morire (die Katze lässt das Mausen nicht).

Poiché a nessuno zoo né circo mancava all’appello una leonessa, online si è letta la teoria di gangster che in giardino si terrebbero i re della foresta per spasso e che dunque avrebbero messo a tacere panico e ricerche a suon di bigliettoni. Al netto di qualche punto oscuro, adesso che il gatto anche per la cronaca non c’è, i topi ballano, concetto che si esprime in maniera identica fra italiano e tedesco (ist die Katze aus dem Haus, tanzen die Mäuse).

Chissà, nel frattempo, che ne è del cinghiale salito agli onori della cronaca e che ha rischiato di diventare più famoso di questo! Se un gatto vive sette vite, anzi in Germania ben nove, questo cinghiale ha vissuto un giorno da vero leone.

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