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Dosi di vaccino sprecate e carenze strutturali: un medico accusa il ministro Spahn

La comunicazione del governo tedesco sulla gestione della pandemia e sul procedere della campagna vaccinale presenta non poche contraddizioni. Tanto a livello federale quanto a livello locale, le autorità alternano espressioni di ottimismo sul raggiungimento dell’immunità di gregge ad appelli alla cautela in previsione di una possibile quarta ondata autunnale. Ora il direttore di due centri vaccinali in Bassa Sassonia critica aspramente il ministro della sanità Jens Spahn (CDU) sostenendo che la situazione sia peggiore di quanto le fonti ufficiali lascino intendere e che, a livello nazionale, vengano sprecate quotidianamente milioni di dosi di vaccino.


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Secondo quanto dichiarato al quotidiano der Spiegel da Jörn Jepsen, che dirige i centri vaccinali di Buchholz e Winsen, la campagna vaccinale in Germania non procederebbe affatto a gonfie vele, ma sarebbe frenata da gravi carenze organizzative e strutturali. Secondo Jepsen, le scelte del governo di eliminare i criteri di priorità sulla vaccinazione a partire dal sette giugno e di coinvolgere i medici aziendali nella campagna vaccinale non porteranno a un progresso o a un’accelerazione sostanziale della campagna stessa né tantomeno serviranno a mantenere la promessa di permettere a tutta la popolazione di vaccinarsi entro la fine dell’estate, perché, semplicemente, non ci sono abbastanza dosi di vaccino per raggiungere questo obiettivo.

Non solo le dosi non arrivano, continua Jepsen, ma a livello nazionale se ne sprecano anche a milioni, quotidianamente, perché le fiale non vengono utilizzate al 100%. Con apposite siringhe, infatti, sarebbe possibile estrarre da ogni fiala di preparato Biontech/Pfizer sette dosi di vaccino invece che sei. Dal momento che queste siringhe non vengono ordinate, tuttavia, piccole quantità di vaccino restano sul fondo di ogni fiala e vengono buttate via ogni giorno. Il risultato, in combinazione con la disponibilità ridotta, è che un centro vaccinale che potrebbe lavorare sette giorni alla settimana per 18 ore consecutive lavora, a volte, solo due o tre ore al giorno prima di finire le dosi disponibili e spesso deve dare la priorità alle seconde dosi, rinunciando a vaccinare nuovi pazienti. Di conseguenza, in alcuni distretti, ci sarebbero migliaia di persone appartenenti al terzo gruppo prioritario ancora in attesa della prima dose. Di questo passo, sostiene, non sarà pensabile vaccinare tutta la popolazione prima della fine dell’anno.


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Nell’esprimere rabbia e frustrazione per la gestione della campagna vaccinale e per le dichiarazioni di ottimismo del ministro e del governo in generale, il dottor Jepsen ha paragonato i loro sforzi comunicativi al tentativo di tagliare una torta in pezzi sempre più piccoli, per dare l’impressione che la si possa dividere fra più persone. La tanto attesa immunità di gregge, conclude il medico, si raggiunge rendendo disponibile un maggior numero di dosi di vaccino. Qualsiasi altra operazione è destinata all’insuccesso, se manca questa base fondamentale.
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