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Germania, perquisito perché nero. Il tribunale gli dà ragione: “Illegale”

Il tribunale di Dresda ha dato ragione a un uomo che nel 2018 ha subito un controllo e una perquisizione da lui ritenuti illegittimi e discriminatori. Si parla del cosiddetto “racial profiling“, cioè della selezione di persone su base etnica per effettuare normali controlli di sicurezza. In poche parole, l’uomo sostiene di essere stato perquisito perché nero.

Perquisito perché nero: va in tribunale e vince

L’uomo in questione, oggi 23 anni, stava viaggiando in treno con un’accompagnatrice ed era di ritorno da un tirocinio. A Chemnitz l’uomo è sceso per cambiare treno e durante l’attesa i due sono stati avvicinati da una pattuglia della polizia per un controllo, conclusosi con un’aggressione e con un soggiorno di due ore presso la locale stazione di polizia. L’uomo si è infatti rifiutato di consegnare i documenti e la situazione ha subito una rapida escalation.


racial profiling

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Il giudice: “Operazione illegale e lesiva dei diritti fondamentali”

Il tribunale di Dresda ha dato ragione al ricorrente, giustificando il suo rifiuto dei documenti richiesti sulla base del fatto che l’allora diciannovenne e la sua accompagnatrice non avevano fatto nulla che potesse giustificare un controllo di polizia. Inoltre, e questo è il nocciolo della questione, in quella circostanza sono state controllate solo persone nere, come ammesso in aula da un agente di polizia. Questa operazione è stata definita dal giudice come “illegale” e “lesiva dei diritti fondamentali del ricorrente“.

Il giudice ha sottolineato che “il colore della pelle del ricorrente è stato almeno un fattore che ha contribuito alla decisione di sottoporlo a interrogatori e controlli” e ha aggiunto che “non si può stabilire se la misura sarebbe stata eseguita nello stesso modo, in assenza di quel fattore specifico”. In poche parole, il giovane potrebbe essere stato perquisito perché nero e in ogni caso la perquisizione, per come è stata condotta, integra senz’altro la violazione di diritti fondamentali. La sentenza parla anche di una perquisizione “sproporzionata e inopportuna”, menzionando tra le altre cose una tirata di capelli “particolarmente degradante e neanche necessaria“.

Entro un mese la controparte avrà la possibilità di presentare appello presso il tribunale di grado superiore. Sempre che decida di farlo.

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