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Sylt, slogan xenofobi considerati libertà di opinione: caso archiviato

Ricordate quanto accaduto nel 2024 sull’isola di Sylt, rinomata meta turistica per vip in Germania, dove un gruppo aveva cantato slogan xenofobi sulla musica del brano “L’amour tojours” di Gigi D’agostino”?

Il caso, di cui si era parlato molto anche in Italia per via di un video diventato virale, è stato definitivamente archiviato.

Archiviata l’indagine sugli slogan xenofobi di Sylt

I fatti risalgono alla giornata di Pentecoste, quando il gruppo, costituito da giovani adulti, si era radunato sulla terrazza di uno stabilimento balneare e aveva cominciato a cantare, sulle note della celebre hit di Gigi D’Agostino, il coro xenofobo “Deutschland den Deutschen, Ausländer raus” (La Germania ai tedeschi, fuori gli stranieri). Dell’episodio si era parlato a tal punto che erano intervenuti persino il cancelliere Olaf Scholz e il presidente della Repubblica Federale Frank-Walter Steinmeier. Alcune persone erano state indagate, ma il procedimento si è appena concluso con l’archiviazione.

La procura di Flensburg ha infatti ritenuto che le frasi xenofobe rientrassero nell’ambito della libertà di opinione garantita dall’articolo 5 della costituzione tedesca. Secondo le autorità, il materiale video esaminato non ha infatti fornito prove sufficienti per configurare una violazione dell’articolo 130 del codice penale, che disciplina il reato di incitamento all’odio.

Isola di Sylt

“Né il contenuto degli slogan, né il contesto generale, permettono, al termine delle indagini, di giungere a una conclusione inequivocabile secondo cui il gruppo di persone coinvolto intendeva non solo esprimere riserve e rifiuto, ma anche generare o intensificare un disprezzo aggressivo e ostilità nella popolazione” ha dichiarato la procura.

Saluto nazista, unica condanna

Nonostante l’archiviazione dell’indagine sulle frasi xenofobe, la procura ha invece ritenuto di avere abbastanza elementi per contestare il saluto nazista compiuto da una delle persone presenti nel filmato, un 26enne, che aveva anche fatto il segno dei baffi di Hitler con l’indice e il medio. Tale azione è stata giudicata una violazione dell’art.86a del codice penale tedesco, che vieta l’utilizzo di simboli incostituzionali. Il ragazzo ha ricevuto una proposta di sanzione pecuniaria pari a 2500 euro, da devolvere a un’associazione umanitaria. Se accettata dal tribunale e dall’imputato, la condanna non porterà conseguenze sul suo casellario penale.

Precedenti simili e dibattito sulla libertà di espressione: qual è il limite?

La decisione di Flensburg si inserisce in un contesto giurisprudenziale che ha affrontato, con posizioni analoghe, casi simili. Un esempio recente si è verificato presso il tribunale regionale di Oldenburg, che a metà dicembre ha rigettato un appello per l’apertura di un procedimento contro due minori accusati di aver recitato, durante un festival del tiro a segno tenutosi a maggio dello stesso anno, lo stesso slogan xenofobo del gruppo di Sylt.

tribunale scimmia figlia 13enne

I giudici hanno stabilito che, sebbene il contenuto delle frasi potesse riflettere ideologie estremiste, rimaneva protetto dal diritto alla libertà di espressione e quindi rientrava nei limiti fissati dall’articolo 5 della costituzione tedesca.

“Lo slogan ‘La Germania ai tedeschi, fuori gli stranieri’ è chiaramente qualificabile come dichiarazione valutativa e, quindi, come opinione. In quanto tale, gode della protezione della libertà di espressione, indipendentemente dalla sua fondatezza, valore o correttezza” ha argomentato il tribunale, aggiungendo che tale protezione non viene meno neanche se espressa in maniera “aspra e esagerata” e che anche le opinioni di estrema destra sono, in questo senso, protette. Ha però chiarito che il diritto fondamentale alla libertà di opinione non è garantito in modo incondizionato, ma è comunque limitato dalla legge e in questo limite rientra anche il reato di incitamento all’odio secondo l’articolo 130 del codice penale. Semplicemente, in questo caso si è ritenuto che l’incitamento all’odio non sussistesse.

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