La statua della ragazza che gioca agli astragali all’Altes Museum di Berlino

Testo e disegni di Paolo Brasioli
La Berlino storica è prezioso scrigno di opere d’arte classica, qui custodite per la volontà prussiana di attorniarsi di testimonianze di quell’epico mondo, lontano nei luoghi e nei tempi, a cui riferirsi. E tra le tante mie visite ai musei e alle collezioni di sculture antiche mi sono ritrovato spesso, all’Altes Museum, ad emozionarmi davanti ad una scultura in particolare, tra le tantissime.
La ragazza che gioca agli astragali: una scultura affascinante all’Altes Museum
Essa non è grande, ma per osservarla bisogna alzare lo sguardo della nostra sensibilità. Essa non è colorata, ma in essa si sentono pulsare tutte le tonalità della vita. Essa è davvero “cavata” nell’elegante masso marmoreo ed è liberata al mondo per noi ogni volta che la incontriamo. Essa è poggiata su un minimo piedistallo ellittico, ma invero si basa su tutta la superficie del globo della storia umana.
E allora con la mia matita spuntata, su taccuini veloci e improvvisati, la ritraggo per esperirla e capirla, facendo capo alla mia formazione, passione e lavoro di disegnatore. Ma sento che di questo mio umile omaggio è davvero lei, soprattutto, ad essere contenta. E allora conosciamola meglio insieme.
Ci invita con affabilità a fermarci e restare a giocare insieme a lei. Almeno un momento per seguire il suo lancio degli astragali. Ma ancora di più intuiamo che vuole farci diventare parte del suo mondo e a condividere la sua situazione di tranquillità e spensieratezza fanciullesca.
Incrociamo, discretamente, il suo sguardo, tutto impegnato sull’esito del ludico momento. È severo e attento, ma è anche spensierato, come quello di chi sa le grandi verità e non vede solamente con gli occhi, ma sa osservare… oltre.
Osserviamo le sue gambe ripiegate che si rilassano, come sfinite da una precedente corsa tra filari di vite e aiuole fiorite, con le dita dei piedi che si stiracchiano per defatigarsi e rinfrescarsi.
Vediamo la veste elegantemente semplice, che la avvolge delicatamente, come in un caldo pomeriggio tra canti di cicale e profumi di resina di pinete mediterranee.
Apprezziamo la giacitura delle spalle, che è lievemente inclinata, e questa posa fa da chiastico bilanciamento, in inclinazione opposta, all’orlo superiore della veste al petto.
Scopriamo le braccia, sapientemente ferme, che son solido sostegno e propensione al contempo, e sospendono il busto tra la certezza giovanile e totale in quell’istante e l’incognita del futuro risultato del lancio. Ed il palmo di una mano che sembra accarezzare il suolo natio, prendendone coraggio, mentre l’altro si apre, timido ma deciso, alla speranza dell’esito favorevole del gioco. E le dita sembrano scivolare sulle corde di una lira e danzare, tamburellando tra terra e aria. Il pollice destro, poi, proteso, come unico accenno corporeo che si dirige verso l’intorno.
Ginocchia, spalle e testa, poi, appaiono come le rotondità della costellazione di questa volometrica composizione corporea e sanno rendere satellite ogni corpo che vi si trova nell’immediato intorno.
La pettinatura esalta la rotondità della giovane e regolare testa, e la luce ambientale, accarezzandone i solchi, la colloca fortemente nell’infinità degli spazi, come un campo arato sotto il cielo!
Lei ci chiama e ci ricorda che ci sta aspettando da oltre 1800 anni. Noi forse non lo sapevamo, e distratti non avevamo sentito vibrare la sua presenza, a Roma prima e a Berlino adesso, ma ora, anche grazie a questa mia umile ma totale appassionata condivisione descrittiva con tutti Voi, andiamo tutti a visitarla… e magari a ridisegnarla! Grazie!
La statua
Si tratta di una statua rappresentante una ragazza accovacciata che gioca agli astragali. Realizzata in marmo bianco precisamente intorno al 140 d.C., e la cui testa è una rielaborazione databile intorno al 200 d.C., come copia romana che risale chiaramente a un modello tardo ellenistico. La rappresentazione, tipica anche sui rilievi funebri, e i tratti ritrattistici molto reali della ragazza ne indicano sicuramente una destinazione sepolcrale.
Fu ritrovata nel 1732 sul colle Celio a Roma, e successivamente acquistata e portata a Berlino. Misura circa 70 centimetri di altezza, compresa la base ellittica, e pesa circa 250 chilogrammi.
Il gioco degli astragali
Gli aliossi o astragali sono stati un gioco, chiamato in latino “Talus”, risalente all’antichità. Ne scrive infatti nel V secolo avanti Cristo lo storico antico Erodoto di Alicarnasso, dicendoci che i Lidi avrebbero inventato questo, e tanti altri giochi, ai tempi di una tremenda e prolungata carestia, per sopportarne meglio l’isolamento e lo sconforto di ognuno. Proprio il nome deriva dalle ossa ovine che si utilizzavano come dadi a quattro facce. A ognuna era assegnato un valore (1, 3, 4 e 6). Tanti i tipi di gioco e punteggi, ma la combinazione più ambita era il “colpo di Afrodite”, che consisteva nell’ottenere in un sol lancio tutte facce diverse.
L’autore: Architetto Paolo Brasioli – Quattro | architectura
Provenendo da una famiglia di artisti veneti, Paolo Brasioli è stato influenzato presto dal ricco patrimonio culturale e artistico italiano. Fondamentale è stata l’influenza di suo padre, Alfredo Brasioli, rinomato fumettista, illustratore e grafico italiano.
Il suo lavoro fino ad oggi si è concentrato sulla costruzione di hotel di alta qualità e sull’interior design per abitazioni, hotel e strutture di gastronomia e benessere, così come sulla creazione di mobili, lampade, accessori e arte.
Ha lavorato con rinomate compagnie e gruppi alberghieri come Best Western, Crowne Plaza, Falkensteiner, Hilton, Hyatt, Le Meridien, Leonardo Hotels, Marriott, NH Hotels, Rocco Forte Hotels e Sheraton. Molte delle sue creazioni sono state esposte in rinomate fiere d’arte e di design.
Per saperne di più:
Quattro | architectura
Instagram