Meme diffamatorio: deputata dei Verdi fa causa a Meta

La Corte federale di giustizia tedesca si trova ad affrontare una complessa disputa legale tra la deputata dei Verdi Renate Künast e Meta, il colosso tecnologico proprietario di Facebook. La controversia riguarda un meme contenente una falsa citazione attribuita a Künast, diffuso ampiamente sulla piattaforma social, con conseguenti danni alla sua reputazione e che ha portato a insulti e minacce all’indirizzo di Künast.
La deputata ha intrapreso un’azione legale contro Meta, richiedendo non solo la rimozione del post originale segnalato, ma anche di tutte le sue copie e varianti ancora in circolazione. Secondo la politica, la ricerca e la cancellazione di ogni singola condivisione del meme sarebbe un compito impossibile per un individuo, mentre Facebook, grazie alle sue risorse e tecnologie avanzate, avrebbe i mezzi tecnici per farlo efficacemente e sistematicamente, dal momento che è stato ampiamente dimostrato che si tratta di una citazione falsa e che Künast non ha mai fatto quelle dichiarazioni.
Il meme contiene una citazione falsa, gli utenti reagiscono con insulti e minacce
La frase incriminata è “L’integrazione inizia con l’apprendimento del turco come tedesco”. Un concetto che sembra costruito ad arte per far inferocire tutta quella parte di popolazione che non vede di buon occhio l’immigrazione, che è insofferente verso coloro che vivono in Germania e non parlano il tedesco e, soprattutto, che ritiene che i partiti della sinistra nazionale abbiano la missione di aumentare i numeri dell’immigrazione e riservare agli immigrati un trattamento di favore, fino a trasformare i tedeschi in una minoranza oppressa e discriminata. E, in effetti, proprio questo particolare gruppo di persone ha reagito alla falsa citazione come, evidentemente, gli ignoti creatori del meme desideravano: all’indirizzo della Künast sono arrivate minacce e insulti pesantissimi, come “pu***na”, “malata” e perfino “pe**fila”.
Meta ha fatto ricorso
Il Tribunale regionale superiore di Francoforte ha accolto le richieste di Künast, riconoscendone la validità e sottolineando l’importanza di proteggere la reputazione degli individui contro la diffusione di false informazioni. Meta ha però presentato ricorso alla Corte federale di giustizia, sostenendo che la propria responsabilità si limiti ai contenuti espressamente segnalati dagli utenti. L’azienda argomenta che la ricerca automatica di post simili richiederebbe comunque una verifica manuale per determinare la natura dei contenuti, rappresentando un onere significativo.
La decisione della Corte potrebbe avere implicazioni rilevanti per il futuro della moderazione dei contenuti online. L’avvocato di Künast, Chan-jo Jun, auspica che una sentenza favorevole possa applicarsi non solo ai politici, ma a tutte le vittime di crimini d’odio online, stabilendo un precedente che rafforzi la protezione contro la disinformazione e la diffamazione. La Corte ha anticipato che considererà anche il diritto europeo, in particolare la nuova legge sui servizi digitali (DSA), volta a regolamentare le responsabilità delle piattaforme digitali.