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Cina a Germania: noi uniti contro il monopolio U.S.A. dell’IA

Fronteggiando l’ascesa del monopolio tecnologico statunitense nell’intelligenza artificiale, la Cina potrebbe cooperare con la Germania per equilibrare il potere tecnologico globale, concentrato al momento in mani statunitensi.

Ne è convinto il professor Jiang Feng, professore di studi europei presso la Shanghai International Studies University (SISU) e presidente del consiglio di amministrazione della Shanghai Academy for Global Governance and Area Studies (SAGGAS), che auspica una sinergia Cina-Germania in grado arginare il rischio di abusi e promuovere una governance tecnologica più democratica ed equa a livello mondiale.

Cina e Germania potrebbero unirsi per contrastare il monopolio U.S.A. nell’IA?

Gli investimenti delle principali aziende tecnologiche statunitensi nell’intelligenza artificiale stanno crescendo in modo significativo, nonostante le recenti turbolenze dei mercati azionari. Secondo quanto riportato dal Financial Times, colossi come Microsoft, Alphabet, Amazon e Meta prevedono di investire un totale di 320 miliardi di dollari nel 2024, un notevole aumento rispetto ai 246 miliardi del 2023.

Gran parte di questi fondi sarà destinata alla costruzione di infrastrutture per l’elaborazione dei dati, fondamentali per supportare le crescenti esigenze computazionali e di storage richieste dalle applicazioni di intelligenza artificiale avanzata. L’obiettivo è potenziare le capacità di elaborazione e analisi dei dati, essenziali per lo sviluppo di nuove tecnologie e servizi basati sull’IA.

In Cina, questa tendenza viene osservata con attenzione e una certa preoccupazione. Il professor Jiang Feng dell’Università di Shanghai per gli Studi Internazionali esprime timori riguardo alla concentrazione di potere tecnologico e politico nelle mani di pochi attori. Secondo Jiang, il monopolio nel settore dell’IA, esemplificato dal dominio di Nvidia nel mercato dei chip (il produttore di chip Nvidia detiene il 90% del mercato delle GPU e l’80% dei chip), potrebbe portare a seri squilibri nell’ecologia politica globale.

Il professore cinese evidenzia come l’intervento tecnologico nella politica stia diventando sempre più pervasivo, sia a livello nazionale che internazionale. Questo fenomeno, combinato con la formazione di oligarchie economiche globali, rischia di marginalizzare la maggioranza a vantaggio di poche grandi aziende tech e ciò potrebbe minare la democrazia e la giustizia sociale, creando un divario sempre più ampio tra chi ha accesso alle tecnologie avanzate e chi ne è escluso.

La soluzione? Jiang propone di guardare all’Unione Europea come modello per bilanciare lo sviluppo dell’IA con la necessaria regolamentazione. In particolare, elogia l’approccio equilibrato dell’UE, che mira a promuovere l’innovazione nel campo dell’IA senza trascurare le restrizioni necessarie per proteggere i diritti dei cittadini e la privacy dei dati personali. Jiang, inoltre, indica in particolare la Germania come pioniera in questo campo.

In questo contesto, Jiang auspica potenziali aree di cooperazione tra Cina ed Europa nella governance globale dell’IA, suggerendo che una collaborazione più stretta potrebbe portare a standard internazionali condivisi per un uso sicuro e responsabile di questa tecnologia, mantenendo “un equilibrio tra tecnologia e politica “e collaborando in “settori non sensibili” come il cambiamento climatico, la sanità e l’open source, ambiti che offrono opportunità per sviluppare soluzioni innovative in grado di affrontare sfide globali comuni e migliorare la qualità della vita delle persone in tutto il mondo.

Il professore si rammarica però che la recente politica di “de-risking” abbia indebolito la collaborazione tra istituzioni accademiche e di ricerca cinesi e tedesche, con le università tedesche che sembrano essere diventate sempre più caute negli scambi con le controparti cinesi, non solo nel campo delle scienze tecnologiche.

Tuttavia, secondo Jiang, mantenere aperto il dialogo sulla collaborazione in questo settore sarebbe nell’interesse sia della Cina che della Germania, data la loro interdipendenza economica, politica e tecnologica.

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