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Giornalista tedesco iraniano condannato a morte a Tehran

Il giornalista, broadcaster, attivista e imprenditore tedesco-iraniano Jamshid Sharmahd è stato condannato a morte in Iran nel corso di un processo controverso, iniziato dopo il suo arresto da parte dei servizi segreti di Tehran, avvenuto a Dubai nell’estate del 2020. Un tribunale rivoluzionario di Teheran ritiene il 67enne responsabile, tra l’altro, di un attacco terroristico, accusa che Sahrmahd e la sua famiglia hanno sempre respinto.
La sentenza ha attirato le critiche di molte organizzazioni per i diritti umani e potrebbe essere appellata alla Corte Suprema. Amnesty International ha definito il processo a Sahrmahd un “processo farsa”.

Ad attirare su Sharmahd l’attenzione del regime iraniano è stato il suo coinvolgimento nel gruppo di opposizione in esilio “Tondar” (Tuono), al quale l’attivista si è unito mentre si trovava negli Stati Uniti, dove risiede dal 2003. I membri di Tondar sostengono il ritorno della monarchia che ha preceduto l’attuale Repubblica Islamica. È proprio a questo gruppo antigovernativo che la magistratura iraniana attribuisce la responsabilità di un attentato avvenuto nel 2008 in una moschea della città di Shiras, nel quale sono morte diverse persone. Tre uomini sono già stati giustiziati in relazione a questo evento.


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Sharmahd ha la doppia cittadinanza, ma il regime di Tehran lo considera iraniano, il che rende difficile il supporto da parte delle autorità consolari tedesche

Sharmahd è cresciuto in Germania, dove si è trasferito con la famiglia all’età di sette anni. È cittadino tedesco, ma non è chiaro se possa ricevere assistenza consolare dall’ambasciata tedesca a Teheran, dal momento che l’Iran tratta i cittadini con doppia cittadinanza come cittadini iraniani. In più occasioni, la condizione dei titolari di doppia cittadinanza detenuti in Iran è stata equiparata a quella di ostaggi politici. Di solito tali arresti vengono giustificati con accuse di spionaggio.

 

All’inizio di gennaio, il leader della CDU Friedrich Merz aveva annunciato il proprio patrocinio politico per Sharhmahd. “Con il mio patrocinio, voglio dare un esempio a tutti gli uomini e le donne che lottano per una vita libera e autodeterminata in Iran”, aveva scritto Merz in un tweet “Il mondo sta osservando ciò che sta accadendo in Iran”.

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