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Gabriele Münter: la signora dell’espressionismo tedesco

Gabriele Münter è stata una pittrice, fotografa e artista grafica straordinaria che ha lasciato un’impronta indelebile nell’arte del XX secolo ed è oggi considerata una delle massime esponenti dell’espressionismo tedesco. Tuttavia, nonostante il grosso del suo corpus pittorico sia stato prodotto nell’epoca d’oro delle avanguardie storiche, soltanto negli anni ’90 del XX secolo il suo talento è stato riconosciuto in modo completo e la sua opera valutata in modo autonomo. Il motivo è semplice: Münter fu allieva e poi amante storica di Wassily Kandinsky e, per la critica e per il mercato, rimase all’ombra del pittore russo per tutta la vita e anche a lungo dopo la morte. “Agli occhi di molti ero solo un’aggiunta non necessaria a Kandinsky. Il fatto che una donna possa avere un talento originale e genuino ed essere una persona creativa è spesso dimenticato” ebbe modo di osservare nel 1926.

Un’educazione insolita

Münter non crebbe nel modo che era comune per le bambine e le ragazze della sua epoca. Nata nel 1877 a Berlino, Gabriele era figlia di genitori tedeschi che avevano a lungo vissuto negli USA, dove avevano fatto fortuna. Il loro atteggiamento liberale, unito alla morte prematura del padre e alla salute cagionevole della madre, fece sì che la piccola Gabriele Helene Henriette crescesse con molta meno supervisione e molta più libertà delle sue coetanee. Questa condizione contribuì a plasmare il suo carattere, decisamente schietto per una donna del XIX secolo.

Avendo mostrato un talento artistico molto precoce, Münter si misurò ben presto con i limiti della sua epoca: quasi tutte le scuole e accademie d’arte, tranne quelle esclusivamente femminili, erano infatti precluse alle donne.

Durante una visita a una mostra del gruppo artistico “Phalanx,” Gabriele rimase affascinata dalle opere dello scultore Wilhelm Hüsgen e decise di imparare la scultura. Si unì quindi alla scuola di arte progressista del gruppo, che permetteva l’iscrizione anche alle donne, frequentando corsi di scultura e di disegno del nudo tenuti dal già celebre Wassily Kandinsky. Fu proprio Kandinsky a introdurla alla tecnica pittorica e all’uso del colore. Ben presto Münter divenne la sua pupilla e poi la sua amante, nonostante Kandinsky fosse già sposato.

Gabriele Münter, Natura Morta con Angolo Sacro.
Foto: Fabrizio Garrisi, CC BY-SA 4.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0>, via Wikimedia Commons

Viaggi e frequentazioni artistiche

La coppia viaggiò moltissimo, sia per piacere e per motivi artistici che per motivi politici dovuti all’instabilità geopolitica dell’epoca. In momenti diversi, Münter si spostò a Parigi, in Italia, in Olanda, in Scandinavia, in Tunisia. Fra le avanguardie che iniziavano a emergere in quel periodo, l’incontro che più la influenzò fu probabilmente quello con il movimento fauvista, le cui forme audaci, così come l’uso del colore, ebbero un impatto evidente sulla sua pittura.

Nel 1909, acquistò una casa a Murnau, che divenne un luogo di incontro per l’avanguardia artistica di Monaco, compresi Marianne Werefkin, Alexej Jawlensky e Franz Marc.

Nel 1911, una mostra insieme a Kandinsky e Franz Marc segnò l’inizio della sua notorietà pubblica – anche se ancora non le veniva riconosciuta una personalità artistica indipendente rispetto al mentore e compagno.

Nel 1917, però, Kandinsky scomparve improvvisamente dalla sua vita, senza alcuna spiegazione. Solo molto dopo Gabriele venne a conoscenza del suo secondo matrimonio, avvenuto nel frattempo. Nel commentare l’episodio, Münter disse che si sentiva come se qualcuno avesse “ricoperto di cenere” la sua vita. In quel periodo, fra l’altro, Münter si era trasferita in Scandinavia per essere più vicina a Kandinsky, che l’approssimarsi della guerra aveva obbligato a tornare in Russia.


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Gabriele Münter e gli “artisti degenerati”

Tornata in Germania, negli anni ’30 Münter viveva a Murnau con il nuovo compagno Johannes Eichner. Le pressioni sul mondo dell’arte si inasprivano e, nel 1933, Münter decise di iscriversi alla Camera delle Belle Arti del Reich, per poter continuare a esporre. Tre anni dopo, su consiglio di Eichner, partecipò alla mostra itinerante “Le vie di Adolf Hitler nell’arte” con il dipinto del ’35 “Der blaue Bagger – Baustelle an der Olympiastraße” (“L’escavatore blu – cantiere in Olympiastraße ”). Il suo lavoro, però, fu accolto con scarsa comprensione sia da parte delle gerarchie naziste che dal pubblico, nonostante questo scetticismo non si trasformasse apertamente in un divieto di esporre. Di fatto, tuttavia, dopo una mostra nel ’37, la pittrice non espose più le proprie opere fino a dopo la guerra, ignorata dai musei tedeschi ma non presente alla mostra dell’arte degenerata.

Kandinsky, ritratto di Gabriele Münter.
Foto: Wassily Kandinsky, Public domain, via Wikimedia Commons

Di “arte degenerata”, però, Gabriele Münter ne possedeva parecchia, che rischiava di essere confiscata. A lei si deve il salvataggio di molte opere di Kandinsky, Franz Marc, Paul Klee e Alfred Kubin, che l’artista possedeva e che nascose fino alla fine del conflitto. La crociata nazista contro la cosiddetta “arte degenerata” si abbatteva infatti con particolare violenza proprio sulla produzione delle avanguardie, portatrici di un tormento esistenziale che mal si sposava con le pretese di monolitica perfezione che formavano il paravento ideologico del regime. Dipinti, schizzi e documenti restarono per anni al sicuro in una stanza di difficile accesso nel seminterrato della sua casa di Murnau.

Fu solo nel 1949, all’età di 72 anni, che Gabriele Münter tornò a esporre le proprie opere in pubblico. Lo fece con una mostra commemorativa della scuola del “Cavaliere Azzurro”. Negli anni successivi, organizzò altre mostre di lavori propri, liberandosi finalmente dall’ombra di Kandinsky e iniziando a ottenere parte del riconoscimento come un’artista indipendente e innovativa che le spettava (ma che le fu davvero tributato solo dopo la morte).

Una personalità artistica prorompente

Il suo stile pittorico è stato una combinazione di impressionismo, fauvismo ed espressionismo, caratterizzato da forme luminose con contorni che ricordano il vetro colorato. Münter non si spostò mai del tutto verso l’astrazione, che pure in quegli anni era lo sbocco di molti pittori avanguardisti, mantenendo sempre una forte base figurativa nei suoi dipinti.

Alcuni ritengono addirittura che possa essere stato lo stile di Münter a influenzare in parte Kandinsky, piuttosto che il contrario. “Grazie a te posso fare grandi cose”, le scrisse un giorno il pittore. Per contro, Münter restò sempre affascinata anche dalle influenze dell’impressionismo, che però mescolò con l’arte popolare, in uno stile figurativo dal sapore vagamente russo.

Come già detto, solo negli anni ’90 del secolo scorso la critica recuperò Münter e la analizzò come artista indipendente, portatrice di una visione del mondo e dell’arte, veicolata con un linguaggio proprio, originale e fortemente espressivo.

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