Insulti in rete dopo la morte di Walter Lübcke: ma in Germania è reato

Insulti in rete

Insulti in rete

Non è passata neanche una settimana dalla morte di Walter Lübcke, il politico della CDU ucciso sul terrazzo della sua casa di Wolfhagen, e già la rete pullula di messaggi d’odio al suo indirizzo, fortemente criticati anche dal Presidente della Repubblica Federale Frank Walter Steinmeier.

Inviso a molte persone per via della sua politica di inclusione verso i migranti, Lübcke aveva ricevuto, già in vita, insulti e minacce, che gli avevano fatto ottenere, recentemente, persino la protezione della polizia.

Dopo la sua morte, le stesse persone che lo attaccavano, hanno continuato a riversare il loro odio sull’ex presidente del distretto governativo di Kassel, rallegrandosi del delitto e addirittura auspicando che altri politici vengano uccisi.

Il presidente Steinmeier ha pubblicamente definito queste esternazioni “ciniche, insulse, abominevoli e odiose”.

Al di là della questione morale, potrebbero esserci però anche conseguenze giuridiche. In Germania infatti è vietata sia l’istigazione a delinquere, sia la celebrazione di crimini avvenuti. È inoltre punita la denigrazione dei defunti, perché anche a loro sono riconosciuti diritti di personalità, come la tutela della dignità.

È irrilevante che questi reati avvengano in rete o fuori dalla rete, il problema è più che altro la difficoltà di perseguirli. Per questa ragione, la procura di Kassel ha aumentato il personale investigativo portandolo dalle 20 alle 50 unità.