Non solo startup, ecco “l’altro” cuore creativo di Berlino

(© damstuhltrager.blogspot.de)

Ci troviamo a Kreuzberg in un calda serata di fine maggio. All’ombra del cavalcavia della U-bahn, da una porticina accanto all’ufficio postale, entrano ed escono personaggi decisamente troppo eccentrici anche per la fauna di hipster che popola questo quartiere. Modelle chilometriche armate di tacchi traballanti, fashion blogger con macchine fotografiche enormi e strani individui trasportati da un’altra epoca accompagnati da graziosi bulldog francesi.

L’eccitazione è palpabile: sta per iniziare l’avventura di Konzept86, un curioso ibrido tra un atelier e un negozio, dove gli stilisti ancora sconosciuti possono mettere le proprie carte in tavola. Chiunque, a Berlino, sia in qualche modo collegato al mondo della moda non può mancare a questo sfavillante debutto in società.

La filosofia del nuovo concept store è molto semplice: dietro pagamento di una piccola quota, stilisti in erba ancora squattrinati ed accuratamente scelti possono usufruire di show room e di PR, mentre i fashionisti più incalliti hanno l’incredibile opportunità di accaparrarsi a prezzi non stellari (oppure anche di affittare) capi probabilmente introvabili tra qualche stagione.

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«Lavoriamo su due livelli», dice una delle ideatrici, «e agevoliamo allo stesso modo creativi e clienti. Il nostro scopo principale è offrire ai giovani designer la possibilità di farsi conoscere e di creare contatti. Vogliamo che la moda sia alla portata di tutti».

Sono moltissimi gli artisti convinti che Berlino sia il palcoscenico ideale per emergere. Ida Ruggiero, trentenne napoletana, è tra questi. «Sono stata contattata direttamente dagli organizzatori ed ho colto subito l’occasione al volo. Malgrado sia la mia prima esperienza in un concept store di questo tipo, ho deciso di investire nel mio brand (Mimì factory) e per ora sono molto soddisfatta: Konzept86 sta avendo un grosso successo pubblicitario e presto porterà i “suoi” stilisti alla Berlin Fashion Week. Non vedo l’ora!».

Quello a cui abbiamo assistito è un fenomeno che si sta diffondendo sempre di più: se ultimamente siamo abituati a sentir nominare la capitale tedesca in relazione alla sua rilevanza in fatto  di innovazione tecnologica, dobbiamo riconoscere che sotto questa nuova scorza, batte un cuore “antico” che ama l’arte in tutte le sue forme.

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Berlino attira persone come il miele con le api: che sia per gli affitti contenuti oppure per l’atmosfera libera e dinamica, non importa. Quello che conta è il risultato: un sottosuolo effervescente, giovane e internazionale, pronto a essere valorizzato. E, a quanto pare, Berlino ha tutte le migliori intenzioni di fornire al proprio capitale umano i mezzi necessari per farcela.

A livello governativo, nel 1997 è stato istituito dal Dipartimento del Senato dell’Economia, Tecnologia e Ricerca il progetto speciale dedicato all’Industria creativa che ha lavorato da allora per garantire la necessaria assistenza affinché un terreno “fertile” come quello della Berlino post-riunificazione fosse adeguatamente “coltivato”.

L’obiettivo del progetto è ambizioso ma realistico: Berlino, già di per sé un punto di riferimento per la scena creativa, ambisce a diventare una vera e propria trend setter a livello globale anche nel campo della moda e del design. Il fatto che sia stata la prima città europea a ricevere, nel 2006, il prestigioso titolo di Città del Design conferito dall’Unesco, del resto, la dice lunga e il successo di iniziative quali il DMY (International Design Festival) non fa che aumentare questa ambizione.

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Torniamo tra gli ospiti di Konzept86. Il nuovo negozio rappresenta un’affascinante opportunità ma non è una perla rara: questo innovativo spazio è a sua volta ospitato da The Wye, istituzione fondata all’inizio dell’anno per la valorizzazione della scena artistica cittadina.

Il meccanismo è più o meno lo stesso: ai creativi vengono dati tutti i mezzi, sotto forma di atelier a prezzi modici, contatti importanti e workshop, per far conoscere il proprio talento ed immergersi a fondo nello scoppiettante network berlinese. Ma attenzione: a tanto mecenatismo corrisponde una rigida selezione. Non si pensi che The Wye, che si sviluppa nei quattro piani di un ex edificio postale abbandonato, offra spazi ed opportunità a chiunque si faccia avanti: agli artisti, così come agli imprenditori del futuro, viene richiesto il valore. Altrimenti non se ne fa nulla.

Leah Stuhltrager, la direttrice, è molto chiara su questo punto: «Miriamo a diventare un centro artistico multidisciplinare indispensabile per la città. Dato che abbiamo scelto di non chiedere fondi al governo, siamo costretti a dare la precedenza a creativi che meritano oggettivamente il nostro supporto. Alle persone che desiderano fare parte di questa avventura chiediamo quindi altissima professionalità: un sito internet curato, esposizioni precedenti… non è importante come. L’essenziale è essere in qualche modo già presenti nel mondo dell’arte».

Poco più a nord, tra le sale di Culturia, lo spirito è lo stesso: per applicarsi è necessario fornire il proprio portfolio e rispondere a una serie di domande non proprio convenzionali. «Sceglieresti un’idea o un oggetto?», «Secondo te un artista ha bisogno di parole?»

Quali siano le risposte giuste rimane un mistero. Quello che sappiamo è che gli eletti avranno la straordinaria opportunità di vivere all’interno di Culturia (sì, ci dormono anche e la quota di partecipazione è davvero simbolica) e di entrare in un network di galleristi e curatori che farebbe gola a chiunque.

Alessandro Sau è uno degli artisti residenti, doppiamente fortunato dato che si trova a Culturia grazie ad una borsa di studio messa in palio da Berlin-Island, un progetto del Sardisches Kulturzentrum di Berlino per la valorizzazione degli artisti sardi.

«È un’esperienza davvero stimolante: ho tutto quello che mi serve per concentrarmi solo nel mio lavoro e nella mia ricerca. Ma non basta: ogni giorno noi artisti veniamo invitati a partecipare a workshop ed eventi e veniamo inoltre spinti a collaborare tra di noi. L’energia che si respira in città fa tutto il resto».

Culturia, The Wye, Konzept86 e tutti gli altri progetti di cui abbiamo parlato, sono nuovi e sperimentali e non sappiamo con certezza quali benefici tangibili porteranno ai partecipanti. Il fatto, però, che da tutti i loro discorsi traspaiano entusiasmo, speranza, voglia di mettersi in gioco e di investire su se stessi, sicuramente è un buon punto di partenza.

Prima di lasciarci, Alessandro ci invita alla sua prossima mostra, organizzata grazie al network di Culturia. Forse non possiamo parlare di risultati a lungo termine, è vero, ma questo successo può dare una risposta parziale all’interrogativo.

di Giulia Depentor
giuliadepentor.com
twitter: @cityglimpse