Divieto dei termini “salsiccia vegana” o “veggie burger”: in Germania è scontro
Il Parlamento europeo ha approvato a maggioranza una decisione che vieta ai produttori di sostituti della carne di utilizzare denominazioni tradizionalmente riservate ai prodotti animali. In altre parole, si punta a bandire parole come veggie burger e a impedire che a termini salsiccia, prosciutto o bistecca venga associato l’aggettivo “vegano” o “vegetale”.
Secondo la motivazione ufficiale, la misura punta a evitare che i consumatori confondano i prodotti di origine vegetale con quelli a base di carne. Ma in Germania, dove il mercato dei sostituti della carne è il più grande dell’Unione europea, la decisione ha scatenato un acceso dibattito politico e imprenditoriale.
Vietare i termini “salsiccia vegana” o “veggie burger”? Reazioni politiche
L’associazione tedesca dell’industria della carne ha accolto con entusiasmo il voto di Strasburgo, mentre il governo tedesco deve ancora esprimere la propria posizione nel Consiglio dell’UE.
Il cancelliere federale Friedrich Merz ha dichiarato che “non esiste una salsiccia vegana”, una frase che rispecchia la linea della CDU e soprattutto della CSU del premier bavarese Markus Söder. Quest’ultimo, molto attivo sui social, pubblica spesso immagini e video in cui esalta la carne e i prodotti tradizionali tedeschi, accompagnati dall’hashtag #söderisst (“Söder mangia”). Un’abitudine criticata da molti avversari politici, incluso l’ex leader dei Verdi Robert Habeck, che ha commentato con un caustico: “Questo feticismo nel mangiare salsicce non è politica”.
La voce di una start-up vegana berlinese: “Un divieto inutile e dannoso”
La decisione di Strasburgo preoccupa anche le aziende che producono cibo vegano. In un’intervista rilasciata alla Berliner Zeitung, Jan Wilmking, fondatore della start-up berlinese Project Eaden, ha spiegato le possibili conseguenze di un simile divieto per le imprese del settore.
L’azienda di Wilmking, che ha recentemente portato sugli scaffali della catena Rewe un prosciutto vegetale realizzato con una nuova tecnologia a fibre, rischierebbe di dover rinunciare alla denominazione del suo prodotto.
Secondo Wilmking, tuttavia, i clienti acquistano il loro prosciutto vegetale non per il nome, ma per la qualità e, oltretutto, «gli scaffali veggie nei supermercati sono ben distinti da quelli della carne: è impossibile confonderli».
“Servono politiche per l’innovazione, non divieti”
Per Wilmking, questi divieti non possono che creare inutili divisioni sociali, maggiori incertezze e costi aggiuntivi nel mercato, mettendo a rischio «un settore innovativo con una politica di lobby e clientelare mal indirizzata».
In Germania, infatti, la crescita del mercato dei sostituti della carne è in costante aumento. Ogni giorno milioni di consumatori scelgono prodotti a base vegetale e il termine “veggie” è ormai entrato nel linguaggio e nelle abitudini alimentari di molti.
Il futuro del “veggie burger” in Europa
La decisione del Parlamento europeo solleva dunque una domanda più ampia: fino a che punto e in che modo le istituzioni dovrebbero regolamentare questo settore in piena espansione?
Per molte aziende del comparto, il divieto rischia di ostacolare l’innovazione e la transizione verso un’alimentazione più sostenibile.
Con il voto del Consiglio dell’UE ancora da definire, resta da vedere se la Germania deciderà di sostenere questo approccio o proverà a difendere quella che ormai rappresenta una parte crescente dell’economia alimentare europea.
