Islamofobia in Germania: aumentano le aggressioni verbali e fisiche

In Germania si sta verificando una preoccupante escalation delle manifestazioni di islamofobia e razzismo nei confronti delle persone con un background di migrazione riferibile al mondo arabo. L’analisi dei casi documentati nel 2024 rivela una situazione complessa che coinvolge diverse sfere della società tedesca, dall’istruzione agli ambiti professionali.
I dati allarmanti del 2024: oltre il 70% dei casi di islamofobia riguardano le donne
I dati raccolti dalla rete “Claim” documentano 3080 casi di aggressioni e discriminazioni contro persone di fede musulmana o percepite come tali nel 2024, il che costituisce un incremento del 60% rispetto all’anno precedente. Questa escalation rappresenta il picco massimo mai raggiunto dalla raccolta sistematica di questi dati in Germania.
L’analisi demografica delle vittime rivela che il 71% degli episodi ha coinvolto donne, in particolare donne riconoscibili come musulmane per il fatto di indossare l’hijab o altri tipi di indumenti riconducibili alla pratica dell’Islam.
La distribuzione dei casi per settore evidenzia come l’islamofobia penetri in ambiti fondamentali della vita sociale. Il settore educativo registra il 22% degli episodi, mentre l’ambito lavorativo ne contabilizza il 10%. 1558 casi riguardano aggressioni verbali, 659 episodi di discriminazione diretta e 585 comportamenti offensivi. Tra questi ultimi, si registrano 198 lesioni personali e 122 danni alla proprietà (per esempio, l’imbrattamento di moschee con svastiche o messaggi di odio).
L’analisi qualitativa dei casi rivela modalità specifiche attraverso cui si manifesta l’islamofobia. Le aggressioni verbali, che costituiscono il 55% degli attacchi e si manifestano principalmente come incitamento all’odio razziale, seguito da insulti diretti. Un elemento particolarmente preoccupante emerge dalla documentazione di adulti che aggrediscono bambini o che compiono aggressioni ai danni di altri adulti, soprattutto donne, alla presenza di minori.
Il contesto politico e sociale dell’escalation: sdoganato il discorso politico della discriminazione
L’analisi delle cause dell’incremento discriminatorio identifica diversi fattori concorrenti. L’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023 ha generato una stigmatizzazione generalizzata dei musulmani, accusati collettivamente di glorificare il terrorismo e la violenza. Inoltre, sempre secondo la rete Claim, lo sdoganamento di un linguaggio politico “sempre più disinibito” in materia di attacchi ai migranti, soprattutto da gruppi politici di estrema destra e da parte di AfD, contribuirebbe sostanzialmente a esacerbare il clima discriminatorio. Secondo le analisi degli esperti, l’escalation era prevedibile considerando questi fattori, benché la portata del fenomeno abbia superato le previsioni più pessimistiche.
La raccolta dati presenta significative limitazioni strutturali. La diffidenza delle persone coinvolte verso le istituzioni statali e gli organismi della società civile compromette la completezza della rilevazione. L’assenza di strutture di consulenza e segnalazione capillari, inoltre, contribuisce a mantenere elevato il numero dei casi non denunciati.
Proposte di intervento: come si combatte la discriminazione?
Le organizzazioni della società civile avanzano proposte concrete per contrastare il fenomeno discriminatorio. La richiesta di sostegno completo alle persone colpite si accompagna alla necessità di creare possibilità di reclamo presso organi indipendenti e facilmente accessibili. La revisione del piano d’azione nazionale contro il razzismo, sostengono gli autori della ricerca, rappresenta una priorità per adeguare gli strumenti normativi alla dimensione del fenomeno. Fra le proposte avanzate c’è anche l’istituzione di una commissione permanente federale-statale sul razzismo e di una giornata commemorativa contro il razzismo di stampo islamofobo.
Sensibilizzazione e formazione, soprattutto nelle istituzioni
La Comunità islamica Milli Görüs (IGMG), che rappresenta circa 200.000 membri in Germania, richiede una maggiore sensibilizzazione nelle scuole, nella polizia e nelle autorità in generale. Una specifica critica in tal senso è mossa ai libri di testo scolastici, che parlano di migrazione presentandola sempre “prevalentemente come un problema, non come parte della realtà sociale”. Sempre nell’ambito scolastico, i rappresentanti della comunità caldeggiano anche l’inserimento obbligatorio della prevenzione del razzismo islamofobico nella formazione e nell’aggiornamento degli insegnanti.
Un’altra richiesta è quella di istituire un incaricato federale contro il razzismo islamofobico, analogamente a quanto già avviene per l’antisemitismo.