La povertà lavorativa in Germania: quando lo stipendio non basta per vivere

In Germania, la disoccupazione è un problema relativamente ridotto: a Maggio, per esempio, risultavano poco meno di tre milioni di disoccupati, pari a poco più del 6% della popolazione potenzialmente impiegabile (fonte: Statista). Ciononostante, il welfare della maggiore economia europea, deve supportare una parte significativa della popolazione con il reddito di cittadinanza. Come è possibile che entrambe queste affermazioni siano vere? La spiegazione è semplice e consta di due sole parole: povertà lavorativa. Questo fenomeno colpisce centinaia di migliaia di cittadini tedeschi che, pur avendo un impiego regolare, non riescono a guadagnare abbastanza per mantenersi. I dati governativi più recenti rivelano una realtà preoccupante che mette in discussione l’efficacia delle politiche salariali attuali e solleva interrogativi sulla qualità del lavoro nel Paese.
7 miliardi di Euro: il costo del welfare per sopperire agli stipendi troppo bassi
Secondo le statistiche ufficiali del governo tedesco, nell’ultimo anno circa 826.000 lavoratori dipendenti hanno ricevuto il reddito di cittadinanza integrativo. Questi lavoratori in tedesco vengono chiamati “Aufstocker”, dal verbo“aufstocken”, che significa “aumentare”, “rimboccare”.
Il sostegno economico erogato dallo Stato per questa categoria di lavoratori ha raggiunto la cifra considerevole di sette miliardi di euro. Questi dati emergono dalla risposta ufficiale del governo federale a un’interrogazione parlamentare presentata dal deputato di Die Linke Cem Ince.
Gli Aufstocker non sono certo una novità, nel panorama economico tedesco: esistono da quando esiste il welfare, poiché continuano a sussistere lavori che, pur impiegando a volte anche a tempo pieno, non permettono di sopravvivere, se raffrontati con li costo della vita in certi contesti. Storicamente, il loro numero è diminuito in maniera inversamente proporzionale all’aumento del salario minimo. Dal 2015, anno di introduzione del salario minimo legale in Germania fissato inizialmente a 8,50 euro l’ora, si era registrata una costante diminuzione degli Aufstocker. Il numero era sceso da 1,2 milioni di beneficiari a circa 796.000 nel 2023.
Tuttavia, i dati del 2024 segnano un’inversione di tendenza, registrando per la prima volta dal 2015 un aumento del numero di lavoratori che ricevono sussidi integrativi. Questo incremento solleva interrogativi sull’efficacia delle misure adottate finora per contrastare la povertà lavorativa alimentata dall’inflazione.
Il salario minimo e le sue implicazioni in Germania
Il salario minimo tedesco è attualmente fissato a 12,82 euro. La commissione per il salario minimo sta attualmente valutando possibili ulteriori incrementi per rispondere alle esigenze economiche dei lavoratori. Il dibattito politico sul salario minimo vede posizioni differenziate tra le varie forze politiche e gli attori economici. Il cancelliere federale Friedrich Merz (CDU) ha espresso la propria valutazione su un possibile aumento del salario minimo a 15 euro entro il 2026, definendo questo obiettivo come realizzabile e auspicabile per migliorare le condizioni dei lavoratori.
Tuttavia, una buona parte del suo partito e le organizzazioni dei datori di lavoro mostrano perplessità rispetto a questa proposta, considerando l’aumento previsto eccessivamente elevato e potenzialmente dannoso per la competitività delle imprese tedesche.
I costi per le finanze pubbliche
I dati del Ministero degli Affari Sociali evidenziano un trend crescente nella spesa pubblica destinata al sostegno dei lavoratori a basso reddito. La spesa per il reddito di cittadinanza integrativo è aumentata da 6,19 miliardi di euro nel 2023 a 6,99 miliardi di euro nel 2024, registrando un incremento di circa 800 milioni di euro in un solo anno.
L’analisi delle erogazioni statali rivela che i nuclei familiari con almeno un beneficiario di integrazione salariale hanno ricevuto complessivamente 11,61 miliardi di euro nel 2024. Questa cifra comprende il sostegno diretto ai singoli lavoratori e le integrazioni destinate alle famiglie e alle coppie che si trovano in condizioni di difficoltà economica nonostante la presenza di redditi da lavoro.
Chi sono i lavoratori in difficoltà
Uno studio condotto dalla Fondazione Bertelsmann ha fornito elementi di analisi importanti per comprendere le caratteristiche dei beneficiari di integrazioni salariali. La ricerca ha evidenziato che una parte significativa degli Aufstocker è costituita da lavoratori impiegati nei cosiddetti minijob, forme di occupazione caratterizzate da orari ridotti e retribuzioni e tutele limitate.
Secondo i dati dello studio, quasi la metà delle persone occupate che ricevono il reddito di cittadinanza integrativo svolge un’occupazione cosiddetta marginale o precaria. L’analisi dei redditi dei beneficiari di integrazione salariale mostra che circa due terzi di questi lavoratori percepisce un salario significativamente inferiore alla media nazionale. Questa disparità retributiva evidenzia l’esistenza di segmenti del mercato del lavoro caratterizzati da condizioni economiche particolarmente svantaggiose.
Reazioni politiche e proposte di intervento
Ince ha espresso una valutazione critica del fenomeno, sottolineando l’incongruenza di una situazione in cui “centinaia di migliaia di persone dipendano dagli aiuti statali nonostante lavorino”. Secondo questa prospettiva, il sistema attuale di sussidi integrativi avrebbe l’effetto indesiderato di sostenere indirettamente i salari bassi, perpetuando dinamiche di sfruttamento della forza lavoro.
Le critiche al sistema attuale si accompagnano a proposte alternative di intervento. Invece di limitarsi all’erogazione di sussidi integrativi, alcuni osservatori suggeriscono di investire maggiormente in strutture di assistenza e servizi per l’infanzia. Questi investimenti potrebbero consentire a molte persone, in particolare alle donne, di uscire dalla condizione di lavoro part-time involontario e accedere a impieghi a tempo pieno meglio retribuiti.