A Treviri, si scava tra parole e sapori: il greco di Calabria parla alla Germania

di Silvestro Parise
Se oggi il greco di Calabria è considerato la minoranza linguistica più studiata d’Europa, il merito di questo straordinario primato va attribuito a due illustri filologi tedeschi.
Il primo è Karl Witte, che nel 1821 segnalò l’esistenza di dodici paesi ellenofoni, situati lungo il versante meridionale dell’Aspromonte, non lontano da Reggio Calabria. Il secondo è Gerhard Rohlfs, che esattamente un secolo dopo, nel 1921, avviò una ricerca durata oltre sessant’anni, registrando e analizzando ogni singolo vocabolo e toponimo greco-calabrese rintracciabile in ben 365 comuni della regione. Per la meticolosità delle sue indagini, fu soprannominato “l’archeologo delle parole”.
Una sinergia tra Italia e Germania che fa scuola
L’iniziativa attuale nasce da una collaborazione proficua e stimolante tra l’Universität Trier e il professor Pasquale Casile, grecista e massimo esperto del settore. Grazie alla sinergia con l’Associazione Kalabria Italiae Mundi e.V. e con il Centro Studi sull’Italia dell’Università di Treviri, si intende restituire vitalità alla ricchissima tradizione culturale della Calabria, promuovendone la conoscenza all’interno del mondo accademico e culturale tedesco.
Per seguire la conferenza online del professor Casile vi basta collegarvi su Zoom a questo link (Meeting-ID: 812 6376 7505 – Kenncode: 80190511a).

Dai riti di Dioniso alla tavola: quando il lessico diventa memoria
È proprio il professor Pasquale Casile a portare avanti oggi i “nuovi scavi” della ricerca archeo-linguistica avviata da Rohlfs, spingendosi su un terreno finora poco esplorato: il cibo, connesso agli antichi riti dionisiaci e tesmoforici celebrati a Bova, principale centro urbano dell’Area Grecanica. I risultati emersi sono sorprendenti e, a nostro avviso, meritevoli dell’attenzione della comunità scientifica internazionale.
Da Bova a Pompei, passando per il cuore della Germania
Seguendo il filo della ricostruzione storico-linguistica proposta da Casile, si compie un suggestivo viaggio da Bova a Pompei, passando per la celebre Villa dei Misteri, fino ad approdare alla culla di Dioniso.
Un percorso che trova simbolo e sintesi in un dolce calabrese – la nacàtola o scalilla – presente anche in Molise con il nome di caràgnola. Una vera e propria esplorazione della “gastronomia celeste”, che dalla Magna Grecia arriva fino a Treviri, rendendo omaggio a tre grandi figure: Karl Witte, Armin Wolf e Gerhard Rohlfs, “il più calabrese dei figli di Germania”.