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Germania: i socialdemocratici frenano sulla politica migratoria

Se la prima fase dei negoziati fra CDU/CSU ed SPD, quella sui fondi miliardari per difesa e infrastrutture e relative deroghe al freno al debito, è stata relativamente rapida e indolore, la seconda potrebbe essere più complessa. Le due forze politiche, infatti, dovranno ora occuparsi di un tema sul quale i socialdemocratici sono in fondamentale disaccordo con l’Unione: la politica migratoria.

I socialdemocratici non ci stanno: la politica di respingimento promessa da Merz passerà?

La leadership della SPD ha manifestato infatti la propria contrarietà rispetto alle recenti affermazioni fatte dai rappresentanti della CDU/CSU in materia, in particolare con riferimento all’idea dei respingimenti alle frontiere. 

Johann Wadephul, vice capogruppo dell’Unione, ha sollecitato la SPD a non delineare condizioni inamovibili durante le negoziazioni esplorative per il prossimo governo di coalizione, ma non è ancora chiaro quanto margine di manovra ci sia su questo punto. Sebbene la questione dell’immigrazione avesse assunto un ruolo centrale durante le elezioni, l’attenzione si era in seguito spostata verso le vicende in Ucraina e il repentino cambio di politica degli USA rispetto al conflitto in Europa.

Di conseguenza, l’attenzione di tutte le forze politiche, non solo in Germania ma nell’intera Unione, si è concentrata per qualche giorno esclusivamente sulla questione del riarmo. Adesso, con l’accordo sul debito raggiunto e le scelte in materia di riarmo destinate a protrarsi per i prossimi mesi, si assiste al ritorno in auge di divergenze ancorate nel tempo fra cristiano-democratici e socialdemocratici. Wadephul ha sottolineato l’esigenza di limitare l’immigrazione e ha invitato i socialdemocratici ad abbandonare atteggiamenti legati alle politiche della precedente coalizione di governo.

Klingbeil: il Paese più forte d’Europa non può chiudere le frontiere

La risposta a tali dichiarazioni è arrivata dal segretario generale della SPD, Lars Klingbeil, che in un intervento televisivo ha escluso la possibilità di chiusure sostanziali dei confini. L’idea di un’Europa forte e unita, in particolare alla luce delle attuali politiche di Trump, sarebbe infatti incompatibile, secondo Klingbeil, con quella di una chiusura di fatto delle frontiere da parte del Paese più forte dell’Unione Europea. In questo ambito, infatti, entrano in gioco diversi trattati internazionali, che la Germania ha sottoscritto, che rendono inapplicabili tanto il ripristino dei controlli permanenti alle frontiere interne d’Europa quanto i rimpatri indiscriminati che non tengano conto della sicurezza o meno del Paese d’origine. 

Queste considerazioni, evidentemente, sono in contrasto con le veementi dichiarazioni pre-elettorali di Friedrich Merz, candidato alla cancelleria per la CDU. Merz aveva promesso una politica di respingimento sistematico degli ingressi irregolari in Germania. Se questa posizione debba essere temperata da una più attenta considerazione dei trattati europei o se debba portare a una svolta intransigente della CDU e quindi a una tensione nei negoziati, è ancora presto per dirlo.

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